Solamente nel 2023, la conseguente riduzione dell’‘effetto spugna’, ossia la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua e regolare il ciclo idrologico, è costata all’Italia oltre 400 milioni di euro. 
Se si considera la perdita del suolo avvenuta non solo nell’ultimo anno (con un ritmo di 2,3 metri quadrati al secondo), ma nel periodo tra il 2006 e il 2023, l’impatto economico viene stimato tra 7 miliardi e 9 miliardi di euro annui.  
Sono stati calcolati anche gli effetti della perdita dei servizi ecosistemici dovuti alla diminuzione della qualità dell’habitat, alla perdita della produzione agricola, allo stoccaggio di carbonio o alla regolazione del clima. 
Il valore perso di stock (ossia la perdita assoluta di capitale naturale) dello stesso periodo, invece, varia tra 19 e 25 miliardi di euro. E sebbene il fenomeno sia rallentato rispetto ai dati del 2022, i ritmi superano comunque la media decennale. A descrivere l’andamento nazionale del fenomeno, il rapporto ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici’, elaborato dal SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) e presentato oggi a Roma, presso la sede dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).