A quasi 80 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, nata dalla resistenza al nazifascismo, una domanda, tra le tante, sorge spontanea: l’Italia è davvero una democrazia?
Luigi de Magistris Giurista e politico, già sindaco di Napoli
Molti indizi inducono a ritenere che la nostra sia una democrazia apparente, più formale che sostanziale. Elenchiamo alcuni di questi indizi e vediamo se possono costituire una prova della grave carenza di effettiva democrazia nel nostro Paese.
Non è che invece di una repubblica democratica fondata sul lavoro siamo una repubblica democratica apparente fondata su un governo occulto con un ruolo decisivo della massoneria deviata, delle mafie, dei servizi e degli apparati dello stato infetti, dei neofascisti e di entità straniere nemmeno tanto difficile da codificare? È democratico un Paese che distrugge fisicamente o professionalmente servitori della Repubblica che in maniera ostinata e contraria cercano verità e giustizia i quali o sono stati uccisi fisicamente oppure vengono uccisi professionalmente con i proiettili istituzionali?
Si può definire democratico un Paese in cui gli onesti passano per sovversivi, socialmente pericolosi, ribelli, pazzi e i disonesti diventano la normalità e sono, oggi, Stato, legge ed ordine costituito? Si può dire che la sovranità della nostra democrazia appartiene davvero al popolo come è scolpito nell’articolo 1 della Costituzione? Non mi pare proprio, se quando andiamo a votare siamo costretti a farlo con leggi manifestamente incostituzionali e quando esprimiamo la nostra volontà con i referendum, come per l’acqua pubblica, il potere costituito formale sovverte e attenta alla volontà popolare.
È ragionevole pensare allora che gli eversori sono spesso al potere ed agiscono nella legalità formale e i sovversivi sono spesso solo ubbidienti assetati di giustizia che si ostinano a pensare che la Costituzione non sia una reliquia ma il battito cardiaco della democrazia.
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