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Se Zelensky ha per ora fallito nella sua missione di far scoppiare un conflitto mondiale, ci pensa Netanyahu a dare speranza ai guerrafondai con i suoi bombardamenti sul Libano e il suo vano tentativo di indebolire gli avversari uccidendone i capi e non rendendosi conto che questo è del tutto inutile, visto che i capi possono cambiare, ma cresce sempre di più la resistenza contro Israele. Tuttavia è ormai chiaro a chiunque abbia ancora un po’ di cervello e di autonomia rispetto alla sagra di un’informazione bugiarda per vocazione che rischiamo concretamente un conflitto mondiale la cui vittima sacrificale sarà proprio l’Europa, con un posto di prima fila, assieme alla Germania, assegnato all’Italia che ha truppe di occupazione americane in ogni dove.
Se avessimo un governo decente, se non fossimo presi nel nauseabondo Yin Yiang Meloni – Schlein, potremmo evitare lo stato di guerra che il Parlamento europeo ha di fatto dichiarato, tirandoci fuori una volta per tutte da questo delirio bellico dettato dalla finanza internazionale. È inutile che il governo dica di non voler colpire il territorio russo, visto che i missili li ha già forniti. Così come è patetico che Bruxelles dica che si tratta di aiutare un Paese invaso, perché poi non fa assolutamente nulla contro altri invasori genocidi e anzi vende loro armi. La Corte Costituzionale ha già sentenziato che la Carta fondamentale della repubblica deve prevalere sulle normative europee che peraltro sono decise da un organo non elettivo, dunque autocratico quale la Commissione di Bruxelles. E la Costituzione dice che l’Italia ripudia la guerra quale strumento di risoluzione dei conflitti. Certo il milieu politico, a cominciare dal vertice delle istituzioni, fa ogni giorno carne di porco del dettato costituzionale perché esiste solo in quanto ubbidisce agli ordini di chi aborre lo stato di diritto e sotto sotto agisce come se l’adesione al nostro ordinamento giuridico sia una forma di indebito sovranismo. Tuttavia la mossa del Parlamento europeo, chiaramente imposta dalla von der Leyen in quanto depositaria dei poteri reali della Ue, è a sua volta illegale e dunque potrebbe essere impugnata per tirarci fuori da questa situazione.
Infatti l’articolo 3 del trattato sull’Unione europea recita: “L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli”. Invece ci troviamo di fronte a una Ue che si prefigge di promuovere la guerra. Qualunque Paese che si rifiutasse apertamente e ufficialmente, non quasi sottobanco, di aderire all’assalto missilistico di carattere terroristico alla Russia proposto da Bruxelles, potrebbe farlo tranquillamente proprio in nome della trattato fondamentale della Ue. È pure vero che questa Magna Charta è un po’ uno specchietto per le allodole, un esercizio di retorica teso a nascondere le intenzioni della classe dominante che poi si sono condensate nell’euro come moneta antisociale. Potremmo prendere ad esempio un comma dello stesso articolo 3 nel quale si dice che la Ue “si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. Cosa sia un’economia sociale di mercato competitiva, non è dato sapere, è un unicorno che pascola solo nei giardini del potere, poco più che un’ insalata di parole. Quanto alla piena occupazione, sappiamo come la competitività sia la scusa per qualsiasi licenziamento o riduzione salariale, mentre il progresso sociale si realizza unicamente con i diktat per la distruzione del welfare.
Ma non importa se si tratta di formule vuote, esse sono state comunque scritte ed è legittimo chiedere che vengano rispettate. Non basta la marcia di Assisi per la pace: non bisogna più solo chiedere, ma pretendere che la stessa retorica con quale ci hanno presi per il naso, venga concretamente attuata. Come? Per esempio – la butto lì -attraverso una class action di qualche migliaio di cittadini contro provvedimenti quali la concession di armi al regime di Kiev perché viola insieme la Costituzione italiana e il trattato europeo. In termini tecnici non potremmo nemmeno parlare di disobbedienza civile, perché non si tratta di violare pubblicamente delle norme ritenute ingiuste, anzi se ne chiede l’attuazione. Se avessimo un governo decente la presa di posizione del parlamento di Strasburgo, ancorché solo di valore simbolico, potrebbe essere usato per mettere in questione l’adesione a un costrutto marcio che è palesemente collaterale all’Alleanza atlantica e anzi dipendente da essa. Purtroppo la decenza non è di questi tempi.
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