martedì 24 settembre 2024

La furia di Israele contro chi racconta il massacro: chiusa la sede di Al Jazeera a Ramallah

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Dopo la chiusura delle sedi dell’emittente qatariota Al Jazeera in territorio israeliano, arriva la prima analoga operazione anche in Cisgiordania. Nella mattinata di ieri, domenica 22 settembre, un gruppo di soldati israeliani «pesantemente armati» ha fatto irruzione nella sede di Al Jazeera di Ramallah, una delle più importanti città a ovest del fiume Giordano, ordinando al direttore Walid al-Omari di cessare le attività della rete televisiva per almeno 45 giorni. L’ordine è stato emanato dallo stesso ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi in seguito a un’accusa di “incitamento e supporto al terrorismo”, e ha portato alla confisca delle telecamere e dell’apparecchiatura dell’ufficio. La chiusura della sede di Al Jazeera in territorio palestinese non fa che confermare il sistematico tentativo di silenziare le voci che raccontano il massacro dei palestinesi, che, tra leggi su misura e presa di mira dei giornalisti, lo Stato ebraico porta avanti sin dall’escalation del 7 ottobre.

L’annuncio della chiusura della sede di Al Jazeera di Ramallah è stato dato dalla stessa emittente qatariota. Secondo quanto riporta la giornalista palestinese Jivara Budeiri, prima di entrare negli uffici di Ramallah, l’esercito israeliano avrebbe usato gas lacrimogeni nelle vicinanze dell’edificio e nei pressi di una piazza centrale della città, per poi confiscare la sua attrezzatura e quella dei suoi colleghi. Secondo Budeiri, i soldati israeliani potrebbero provare a distruggere gli archivi dell’emittente che hanno sede negli stessi uffici di Ramallah, preoccupazione condivisa anche dal direttore al-Omari. In seguito al raid, le camionette israeliane avrebbero lasciato la città. Il ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi ha giustificato la chiusura violenta dell’emittente accusando Al Jazeera di fungere da «portavoce dei terroristi». Una operazione contro il canale mediatico qatariota in territorio palestinese era nell’aria da tempo, e sia Karhi sia il direttore Walid al-Omari descrivono gli avvenimenti di ieri come già annunciati, anche se quest’ultimo definisce la tempistica con la quale è avvenuto il raid «inaspettata».

Quella di ieri non è la prima volta che le autorità israeliane chiudono gli uffici di Al Jazeera. Già a maggio, il ministro delle Comunicazioni aveva bandito l’emittente dal territorio israeliano, chiudendone le sedi. L’operazione di chiusura era stata permessa da una legge creata appositamente per contrastare quei media che, come Al Jazeera, danno voce al massacro dei palestinesi. Nello specifico, questa nuova “legge bavaglio”, prevede il blocco delle attività di un qualsiasi servizio di comunicazione straniero che secondo il Primo Ministro possa arrecare danno alla sicurezza dello Stato; superato un breve iter burocratico, e passata la pratica nelle mani del ministro delle Comunicazioni, quest’ultimo può rilasciare una istruttoria per la chiusura del canale di informazione interessato, che rimarrà in vigore fino a 45 giorni, con l’opzione di essere estesa. L’ordine di chiusura emanato a maggio ha seguito esattamente questi passaggi, venendo esteso al termine dei primi 45 giorni; ancora oggi, i giornalisti di Al Jazeera non possono svolgere il proprio lavoro.

La legge emanata questo aprile ha effetto solo in territorio israeliano. Il segretario del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, ha infatti sottolineato che, essendo Ramallah su suolo palestinese, Israele non ha diritto a chiudere alcun ufficio in città, anche perché a rilasciare ad Al Jazeera la licenza a operare sul luogo è stata l’Autorità Palestinese. Karhi non ha fatto alcun riferimento alla legge emanata lo scorso aprile, ma l’ordine di chiusura di 45 giorni farebbe pensare che la cornice legale entro cui il Ministro abbia varato l’ordine di chiusura della sede sia proprio essa. Anche Izzat al-Risheq, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha criticato duramente la scelta di chiudere la sede di Ramallah di Al Jazeera: «La chiusura dell’ufficio di Al Jazeera è il culmine della guerra dichiarata contro i giornalisti sottoposti al sistematico terrorismo sionista volto a nascondere la verità». Dall’escalation del 7 ottobre, Israele non ha infatti mai smesso di prendere di mira giornalisti e operatori mediatici. Nell’ultimo anno, l’esercito israeliano ha ucciso 173 giornalisti, e impedito ai giornalisti indipendenti di entrare a Gaza.

[di Dario Lucisano]

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