lunedì 23 settembre 2024

Cronache del crollo di un impero

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Nessuno ci aveva abituati alla prospettiva e al paesaggio del declino, anzi chi poteva contestare le magnifiche sorti e progressive di un impero che aveva sotto controllo l’intero pianeta e che pervadeva con la sua lingua un immaginario sempre più scarno e grossolano? Del resto il sistema neoliberista evocava la fine della storia pretendendo di essere per sempre come un diamante. Dunque per decenni ci si è concentrati solo sui destini individuali come se la società non esistesse e le tesi del capitalismo estremo fossero un portato di natura. Credendo  che l’abominevole e vacuo mondo proposto su vari livelli dai media fosse l’unica realtà possibile. Adesso però vediamo che le travature di questo sistema sono sempre state marce e le vediamo cedere tra inquietanti scricchiolii, senza capacità di reagire.

Qualche giorno fa alla Casa Bianca, la riunione di gabinetto ( cui si riferisce l’immagine in apertura) che non si teneva da un anno, è stata presieduta non dal presidente che manifestava evidenti difficolta di parlare, ma in modo del tutto irrituale e sconcertante da sua moglie Jill, nipote di un certo  Gaetano Giacoppo, originario di Gesso, frazione del comune di Messina, che certamente è più sveglia del marito, ma che si è sempre interessata solo marginalmente di politica e men che meno di geopolitica. Come se questo non bastasse il vecchio Joe ha avuto modo di offendere  il leader indiano Narendra Modi, dimenticandosi di chi fosse. Mi sono dilungato per mostrare come nel periodo più pericoloso per il mondo intero gli Usa sono completamente gestiti da tirapiedi come Jake Sullivan e Antony Blinken, ma soprattutto dalle varie agenzie, da agenti dello stato profondo e dai lobbisti del globalismo.

Dentro questo interregno si situano i crimini di guerra del governo Netanyahu che spera di salvarsi approfittando della situazione e infierisce sui palestinesi senza che nessuno dica nulla a Washington. Soprattutto la confusione che regna nel ramo esecutivo degli Stati Uniti  è una ghiotta occasione per trascinali in una guerra più ampia con l’Iran. Lo stesso disorientamento di cui vorrebbe approfittare Zelensky per scatenare una guerra mondiale che ovviamente non salverebbe l’Ucraina, ma solo se stesso e la sua banda. Tuttavia non siamo semplicemente di fronte a una crisi di leadership e per rendersene conto basta fare riferimento alla totale assenza di cervello di Kamala, alle incertezze metafisiche di Trump e al fatto che entrambi i candidati accusino l’altro di essere un pericolo per la democrazia, il che significa che la democrazia non esiste più se non come mera ritualità. Samo invece di fronte a una crisi di sistema che preannuncia quella dell’impero, anzi che ne è una conseguenza, anche se in questi casi è difficile distinguere causa ed effetto

L’amara ironia è che questo spettacolare degrado della democrazia avviene nella nazione che si proclama “leader del mondo libero”. La disconnessione tra finzione e realtà rende gli Stati Uniti da una parte oggetto di schermo e di ridicolo, dall’altra soggetto di indignazione e di paura: la sua classe politica sta inspiegabilmente promuovendo il genocidio in Medio Oriente con un infinito sostegno al regime israeliano e attuando provocazioni sconsiderate in grado di provocare un conflitto nucleare, mentre impone  l’inutile massacro di ciò che resta dell’Ucraina. E non contenta minaccia un giorno sì e l’altro pure una guerra contro la Cina. Persa la capacità di essere un riferimento trainante per gli altri si affida alla minaccia militare, peraltro molto relativizzata dalla Russia.  In ogni caso gli Usa sono oggi il peggior nemico di se stessi e la minaccia più pericolosa per un ritorno alla pace.

Dunque ogni domanda diventa lecita: Trump sopravvivrà alla campagna elettorale, ci saranno effettivamente elezioni o grazie a qualche evento eccezionale, appositamente preparato, verranno rinviate a data da destinarsi, ci sarà qualcosa di definibile come guerra civile e l’Europa continuerà ad esistere? Difficile rispondere, ma il fatto stesso che ci si interroghi su questo testimonia il fallimento sistemico dell’Occidente complessivo e il tramonto di un’era. E sarà subito notte.

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