lunedì 22 aprile 2024

O…scurati

Faccio appello con scarse speranze alla sbandierata libertà di opinione, ma so che rischio la condanna al rogo del Sant’Uffizio, per l’accusa di eresia. Lo so, ma lo dico ugualmente e voglio proprio mettere alla prova la tolleranza liberale di chi si strappa i capelli, scandalizzato dalla censura. 


Il testo “censurato” di Scurati l’ho letto sui social della Meloni molto prima che i rosso confetto ci assediassero con letture puntigliose giunte fino agli sbigottiti marziani.

Non era mai capitato che un censore pubblicasse in anteprima il testo del censurato e gli facesse una propaganda tale da assicurargli un ingresso trionfale nei mercati di mezzo mondo. Se censurato e censore si fossero accordati, lo “scandaloso” episodio non avrebbe avuto un ritorno così favorevole per entrambi.

Per fare la parte dell’antifascista militante, Scurati ha chiesto un compenso. Io, un imbecille che tiene al proprio onore, avrei risposto all’invito senza chiedere un centesimo e avrei pesato le parole.

Non avrei mai detto, per esempio, che finché la Meloni non si dirà antifascista il fantasma del fascismo vivrà con noi la sua vita pericolosa.

Sarà che ho studiato e studio, ma non l’avrei detto e spero che la fascista non accetti l’invito; una parola non cambia molto e continuerebbe a fare i morti di Cutro, metterebbe ancora in discussione l’aborto, renderebbe più fascista il Codice Rocco, mandando in galera e manganellando chi protesta, e Scurati non potrebbe più nemmeno domandarle di dirsi antifascista, perché l’avrebbe accontentato: sono antifascista, avrebbe detto.

La mia impressione è che in questo sventurato Paese esistano purtroppo due fantasmi del fascismo.

Uno, quello che gli antifascisti a pagamento ritengono buono e non me parlano, è il fascismo di D’Alema che devasta il Titolo V della Costituzione, bombarda Belgrado, sputa sull’Italia che ripudia la guerra e fa la Bicamerale con Berlusconi.

Il fascismo di Renzi che massacra lavoratrici e lavoratori, cancellando l’articolo 18; quello di Minniti, che tratta i migranti peggio della Meloni; il fascismo di Napolitano e Mattarella – i bipresidenti – che hanno fatto casta straccia della Costituzione e mi fermo qui per carità di Patria.

Scurati e i rosso confetto dei salotti benpensanti – Paolo Mieli, in testa a tutti – non hanno mai protestato per quel fascismo, se lo sono tenuti e se lo tengono caro; e col loro silenzio hanno allontanato la popolazione dalle urne e hanno regalato il Paese al fascismo cattivo, quello che, per coerenza, non si definisce antifascista e segue con maggior decisione e consenso la via aperta dai fascisti buoni e prosegue il loro lavoro.

Scurati e tutti quelli che si strappano i capelli perché oggi governa il fascismo cattivo, sarebbero credibili, se avessero fatto giungere ai marziani anche la loro disperazione per le malefatte dei fascisti buoni. Non l’hanno fatto perché sono amici e ora meglio farebbero a stare zitti e ad andare a Canossa con la cenere in testa.

Non possono fare a meno di parlare? Almeno non prendano soldi dai fascisti e puntino il dito sui fatti, non sulle parole; non cerchino di fare bella figura, scansando le manganellate ed evitando di rischiare la galera che i camerati cattivi stanno preparando per i giovani che protestano.

Soprattutto pensino, ragionino: non sono aquile, ma hanno esperienza. Non è vero che se Meloni si dichiara antifascista, il fascismo sparisce dalla nostra vita politica. Sparirà se torneranno a funzionare le scuole e le Università che sono state distrutte e trasformate in fucine di sacerdoti del pensiero unico. Quelle università in cui molti amici dei fascisti buoni insegnano, senza difendere gli studenti.

Lapidatemi, ma la ribellione dei salotti guidata da Gramellini e soci non mi convince e ricordo bene quando i “censurati” di oggi, ieri si autocensuravano e nelle piazze, a prendere botte e denunce dalla polizia dei fascisti buoni, non ne trovavi uno, nemmeno se lo pagavi.

I soldi, questa gente, sa dove e quando prenderli.

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