Mi sveglio. Apro i giornali e, per una volta, trovo una notizia che potrebbe rallegrare la giornata di molti: Napoli, “Il Comune vara il salario minimo a 9€ l’ora. Dovranno essere pagati così i lavoratori delle aziende concessionarie e appaltatrici”, titola in prima pagina il Corriere del Mezzogiorno. Sono diffidente; cerco la notizia su altri quotidiani. Apro Repubblica Napoli: “Salario minimo a 9€, ok del Consiglio comunale”. Voglio la prova del nove, sfoglio Il Mattino e in un articolo leggo: “il Consiglio comunale vara il salario minimo – 9€ all’ora – ‘nei contratti di appalto e in tutti i provvedimenti di concessione o autorizzazione, comunali o demaniali, da parte dell’Amministrazione’”.
Giuliano Granato Portavoce di Potere al Popolo
Se così scrivono i tre principali quotidiani cittadini, sarà forse il momento di stappare una bottiglia per una misura che finalmente permetterebbe di affrontare una delle piaghe del nostro Paese, i salari da fame? Mmh, purtroppo proprio no.
I tre quotidiani, infatti, evidentemente non si sono premurati di leggere il provvedimento che, a dir loro, introdurrebbe un salario minimo comunale di 9€ l’ora. Se gli avessero dato uno sguardo, si sarebbero resi conto che le dichiarazioni dei consiglieri di maggioranza Gennaro Esposito e Sergio D’Angelo riportate da Ansa – “il provvedimento approvato a maggioranza, con il voto contrario delle opposizioni, introduce il salario minimo di 9 euro per gli appaltatori comunali, per i concessionari (anche per le occupazioni di suolo pubblico) e per tutti i casi in cui l’ente comunale deve autorizzare l’esercizio di attività anche commerciali” – raccontano una bugia.
Infatti, nell’emendamento al DUP (Documento Unico di Programmazione) presentato da Esposito, consigliere eletto nelle file della lista “Manfredi sindaco”, e approvato a maggioranza dal Consiglio comunale, non c’è alcun passaggio in cui si prescrive l’imposizione di un salario minimo di 9€. L’unica parte dell’atto in cui si può leggere la cifra di 9€ l’ora è quella in cui si dice che nel Paese c’è stato un dibattito politico animato dalla proposta di “applicazione di un salario minimo di 9,00€ all’ora”, che però non ha portato ad “alcun serio risultato”.
Semplicemente l’emendamento approvato dal Consiglio si limita a chiedere che per appalti e concessioni venga inclusa una “clausola sociale con la quale il soggetto contraente dell’appalto o beneficiario della concessione o della autorizzazione, si impegna ad applicare, a pena di decadenza e/o risoluzione, il contratto collettivo, più attinente all’attività svolta, nazionale o territoriale vigente, stipulato con le organizzazioni datoriali e sindacali maggiormente rappresentative, con la corresponsione ai lavoratori impiegati per lo meno della retribuzione minimia ivi prevista”.
Che significa? Che il Comune di Napoli si sta impegnando, al massimo, a chiedere il rispetto dei contratti collettivi nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali e padronali maggiormente rappresentative. Condizione tra l’altro già prevista dall’articolo 11 del Codice Appalti.
Poniamo il caso di un dipendente della Cosmopol SpA, che ha l’appalto relativo alla vigilanza per Anm, l’azienda pubblica controllata dalla municipalizzata Napoli Holding e concessionaria del servizio di trasporto pubblico locale. La sua condizione non muterà di una virgola, perché già oggi il contratto vigente è quello siglato dalle principali organizzazioni datoriali e sindacali (Cgil, Cisl e Uil), vale a dire il ccnl Vigilanza e Servizi Fiduciari. La paga oraria non si scosterà quindi dai circa 5-6€ lordi orari attuali. Immaginate di essere quel lavoratore, di essersi illuso coi titoloni dei giornali e di risvegliarsi con la doccia fredda del “nulla cambia”. È così che le classi dominanti vogliono ricostruire la fiducia dei milioni che questo Paese lo portano avanti?
La situazione non cambia se prendiamo in esame il caso di un/una dipendente di un B&B o di un albergo o di un/una cameriere/a in un fast food o in un ristorante. Nonostante il settore turistico sia in fortissima crescita nel capoluogo partenopeo, con un boom delle visite registrato nel periodo pasquale e già preventivato sia per i ponti primaverili che per le vacanze estive, le paghe dei lavoratori e delle lavoratrici del settore secondo i ccnl siglati dalle principali organizzazioni datoriali e sindacali (ad es. il ccnl Turismo e Pubblici Esercizi) prevedono retribuzioni orarie lorde che si aggirano intorno ai 7-8€.
Con il provvedimento approvato dal Consiglio Comunale – che comunque per divenire applicabile dovrebbe tradursi prima in delibera di giunta e poi in atto di carattere esecutivo (quindi col previo parere positivo dei dirigenti comunali) e non di mero indirizzo politico – nulla cambia. Insomma, siamo dinanzi a un grande bluff. Che evidentemente risponde alle esigenze elettorali dei partiti politici della maggioranza di centrosinistra che sostiene la Giunta Mandredi e non alle esigenze popolari: queste ultime non parlano la lingua della propaganda ma quella materiale del piatto a tavola. Bluff amplificato da un potere mediatico che abdica alla propria funzione di “cane da guardia del potere” (watchdog journalism) e si offre invece come megafono di un’operazione che ricorda il film “Totòtruffa 62”, ma in chiave tutt’altro che comica.
Questi bluff sono il modo migliore di spargere ulteriore disillusione tra i lavoratori e le lavoratrici del Paese. Ricordiamocene quando all’ennesimo record di astensione sentiremo politici e giornalisti interrogarsi sulle cause delle vittorie delle destre e della crescente sfiducia.
Se questo è lo stato dell’arte non possiamo però accontentarci di puntare il dito. Dire la verità è solo il primo passo. Se questa politica e questo giornalismo sembrano più simili a un grande imbroglio che a un fattore di progresso, sta a noi costruire alternative. Questa vicenda napoletana dovrebbe innanzitutto insegnarci che non possiamo affidarci a “loro” per migliorare le “nostre” vite. Il salario minimo non è né una presa in giro (come pare dirci il centrosinistra) né una chimera (come vorrebbe farci credere l’ultradestra).
Organizziamoci insieme, dal basso. Con petizioni e delibere popolari. Preparando e presentando ordini del giorno per ottenere il salario minimo comunale (nelle prossime settimane troverete dei modelli sul sito di Potere al Popolo). E per continuare la battaglia per l’approvazione di un salario minimo nazionale di 10€ l’ora, secondo il contenuto della Legge di Iniziativa Popolare firmata da decine di migliaia di cittadine e cittadini e approdata alla X Commissione del Senato. Loro vorrebbero lasciarla a prendere la polvere in qualche cassetto. Se vogliamo che venga discussa, abbiamo bisogno di un’attivazione popolare per “stimolare” i senatori che siedono in Commissione e in Parlamento a soddisfare una delle esigenze più urgenti della maggioranza della nostra gente.
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