giovedì 25 aprile 2024

I giochi di guerra e il croupier Draghi

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Si sta diffondendo sempre di più l’idea che Draghi arrivando alla carica di commissario europeo al posto della minus habens von der Leyen diventi l’uomo della guerra alla Russia. Ma naturalmente come tutte le cose che si sentono dire troppo spesso e che sono un po’ troppo ovvie c’è qualcosa che non funziona:  gli ucraini ormai sono agli sgoccioli, i soldi arrivati da Washington possono forse  facilitare  una resistenza per qualche mese, diciamo fino alle elezioni americane, ma poi non ci saranno più uomini da mandare al macello, anche perché già adesso si hanno continue diserzioni  e quindi per l’Europa non si tratterebbe di sostenere il conflitto, ma di entrarci direttamente con iniezioni massicce di truppe ( al di fuori dell’articolo 5 della Nato) che sarebbero del tutto impreparate e di bassissimo morale, con comandi che di fatto non hanno mai affrontato una guerra vera, con relativamente pochi armamenti peraltro mediocri e tutto questo contro l’esercito più forte del mondo e contro una potenza nucleare che – nell’assurda ipotesi di essere messa alle strette – ci spazzerebbe via dalla faccia della terra. In realtà non appena il numero di caduti cominciasse a fare massa i governi europei cadrebbero come birilli.

Per quanto posano essere stupide le élite europee, per quanto possano essere il peggio in fatto di inettitudine che la Cia è riuscita a raccogliere e a sistemare tramite i vari  circoli, fondazioni, istituti reazionari e centinaia  di miliardi di dollari sparsi nell’arco di un quindicennio, non penso che possano credere alle balle che fanno dire alla loro informazione  e vogliano davvero entrare in un conflitto che li distruggerebbe, anche se sono andati troppo avanti per tornare indietro come se nulla fosse. Ora cerchiamo di esaminare i tre punti caldi dai quali potrebbe scaturire una guerra mondiale: l’ex Ucraina, lo Stato sionista in Palestina  e Taiwan, ognuno con una peculiare situazione e con una peculiare partita da giocare. Ma in tutte e tre l’Occidente appare perdente perché non può permettersi di alzare la posta. D’altra parte non può nemmeno permettersi di apparire come sconfitto. Dunque è mia opinione che i tamburi di guerra vengono fatti rullare di continuo con un riferimento ormai ossessivo alla terza guerra mondiale, come espediente retorico per camuffare la ritirata. Alla fine quando l’Occidente dovrà rinunciare a qualcosa lo farà – così verrà detto ai cittadini – per evitare in extremis un conflitto nucleare che in realtà è solo l’Occidente stesso ad evocare.

Per quanto riguarda Israele, gli iraniani hanno recentemente mostrato loro chi comanda davvero e gli Stati Uniti si sono piegati in modo molto silenzioso e discreto mentre  i sionisti sono tornati a ciò che sanno fare meglio: uccidere i palestinesi. Si, certo, c’è stata una coda di presunte e false “risposte” a Teheran con relativi depistaggi che a mio parere hanno coinvolto anche Pepe Escobar a cui è stata raccontata la fola degli F35  in volo con bombe al neutrone e che sarebbero stati abbattuti da russi col consenso americano. Purtroppo non si trovano né gli ordigni né gli aerei abbattuti perché non sono mai esistiti. In questo pezzo che racconta gli assurdi del pensiero strategico americano si trova la ragione per la quale gli americani non pensano a uno scontro diretto con l’Iran.

La stessa cosa vale per l’ex Ucraina: la situazione interna è ormai totalmente compromessa e l’attacco alle strutture elettriche, idriche e di servizio sta riducendo di molto gli effetti della propaganda di regime, le persone fuggono dai reclutamenti, disertano dai reparti e la situazione sta diventando esplosiva. Se poi qualcuno come la Francia o gli staterelli baltici o la Polonia, vuole intervenire il sospetto è che lo faccia non tanto per  tentare di fermare i russi, quanto per controllare l’evoluzione politica a Kiev ed evitare un tracollo prima delle elezioni americane. L’avvio di un possibile Armageddon nucleare per evitare di apparire sconfitti  sembra piuttosto improbabile, poiché esistono modi molto più semplici e meno costosi per distrarre l’attenzione del pubblico il quale probabilmente dopo un mese di assenza di notizie non ricorderà più cos’è l’Ucraina e quale sarebbe stata la presunta causa da difendere. Esattamente come si è scordata del tutto dei bombardamenti ucraini sui civili del Donbass prima che cominciasse l’operazione speciale e che ne sono stati la causa.

Quanto a Taiwan le probabilità di uno scontro reale sono remote: il maggior partner commerciale dell’isola è la Cina continentale con la quale i taiwanesi  hanno stretti legami di sangue, di lingua e di cultura. La risorsa più importante è la Tsmc, la grande azienda produttrice di chip avanzati, anche se la Cina sta facendo passi da gigante nella produzione di analoghi processori. Pure gli Stati Uniti stanno cercando di recuperare terreno, ma sembra che lo facciano più lentamente. Pertanto, sia gli Stati Uniti che la Cina dipendono dai chip taiwanesi e se iniziassero una guerra lì, entrambi perderebbero. Certo gli  Usa tentano  di utilizzare la propria tecnologia politica, usata per destabilizzare Paesi in tutto il mondo, in modo  creare un cuneo tra Pechino e Taipei, ma il fattore determinante in questo caso è il  fatto che la  Cina si sta sviluppando, mentre gli gli Stati Uniti stanno decadendo.: l’ago della bussola gira verso il continente asiatico, non certo verso la lontanissima America. In realtà non c’è più storia riguardo alla conclusione finale.

Al termine  di questo excursus forse troppo lungo, ma che ho sentito di dover fare per compensare le troppe cose che si sentono in giro, credo che alla fine Draghi come un accorto croupier utilizzerà i giochi e lo spettro della guerra per impoverirci ulteriormente a favore delle oligarchie di cui è un fedele servitore e per sbarazzarsi delle residue libertà. Con il pretesto di un possibile conflitto totale  trasferirà tutto il potere all’entità  europea cercando di incollare con il mastice della paura ciò che sta per scollarsi. Cioè sarà molto più dannoso che se davvero volesse fare la guerra.

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