giovedì 25 aprile 2024

Democrazia all’asta.

Vito Bardi ha rivinto in Basilicata con 153.088 voti, cioè con gli elettori di Prato se andassero tutti alle urne.

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano)

Un po’ poco, come test nazionale. Ma una bella prova dei paradossi del sistema politico e mediatico. Dopo le ultime retate in Puglia, Piemonte e Sicilia sui voti comprati, era tutto un coro contro il trasformismo di “cacicchi e capibastone” (copyright Schlein).
Poi, in Basilicata, per far rivincere il pessimo Bardi è bastato il trasformismo del cacicco Marcello Pittella, passato dal Pd ad Azione (che, come lui, aveva attaccato per cinque anni Bardi), e del duo Azione-Iv, passato dal centrosinistra al centrodestra con un totale di 38 mila voti: mille in meno del divario fra Bardi e lo sfidante Piero Marrese (Pd sostenuto da 5S e Avs). 
E il coro è subito cambiato: tutti a magnificare la fantomatica rinascita del “centro” nobilitando con afflati ideali l’Operazione Voltagabbana. 
La dynasty Pittella (fra l’altro monca, perché l’altro fratello Gianni è rimasto coerente) s’è messa all’asta, per vedere chi offriva di più e aveva più chance di vincere, poi ha usato i taxi di Calenda&Renzi per dirottare i voti da sinistra a destra. Tutto legittimo, intendiamoci. 
Ma non certo una lezione nazionale per battere le destre (come dicono Renzi e Calenda che, per batterle meglio, le han fatte vincere). 
A meno che, per battere le destre, non si debbano inseguire tutti i cacicchi che portano o millantano voti in cambio di favori. 
A partire da Cuffaro, che va in giro a vantarne 150-200 mila e li mette sul mercato, al migliore offerente. Sfumati – pare – i negoziati con la lista Renzi&Bonino, ora Totò tratta con FI e Schifani dice che quei voti li ha già presi alle Regionali e sarebbe assurdo rifiutarli alle Europee per “puzza sotto il naso” (un pregiudicato per favoreggiamento alla mafia profuma di Chanel n. 5).

I 5Stelle, disorganizzati sui territori e forti solo dei voti d’opinione, sono andati – come sempre alle Regionali – malissimo. E si dà la colpa a loro se ha vinto Bardi: potevano appoggiare Chiorazzo, l’altro cacicco Pd amico di Andreotti e Gianni Letta in conflitto d’interessi con le coop, anziché bocciarlo, e spartirsi la torta della possibile vittoria. In effetti Chiorazzo ha fatto il pieno di preferenze (7.300), battendo addirittura Pittella (7.200). Quello che gli strateghi del Risiko politico non calcolano è che i 5S si sono dissanguati già sostenendo lo sbiadito e anonimo Marrese: se avessero digerito pure Chiorazzo, avrebbero preso ancor meno del 7,6%. Questa è la lezione nazionale: o un’alleanza Pd-5S-Avs (modello Sardegna) con candidati puliti e credibili (come in Sardegna) per recuperare milioni di astenuti; o un’alleanza Pd-Centrini con capibastone, cacicchi e voltagabbana per rimestare fra i soliti voti all’asta.

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