“Qui rischiamo il processo”, dice un indagato.
ilfattoquotidiano.it
“Non dobbiamo farla fallire, c… Anche se lei, come ministro poi, è un casino”
dice il fratello di Daniela Santanchè. “Se dà i soldi a Santanchè gli
rompono le scatole, perché potrebbero accusarlo di finanziamento
illecito ai partiti” è la volta del compagno della Santanché Dimitri
Kunz a un commercialista, mentre gli spiega che sta cercando il milione che serve per pagare i debiti entro il 30 settembre. Se per gli investigatori e la Procura di Milano Daniela Santanché era consapevole
dei bilanci falsi del gruppo di società sotto l’ombrello di Visibilia,
dalle intercettazioni telefoniche tra i protagonisti della vicenda
giudiziaria, chiusa nei giorni scorsi a carico della ministra del Turismo e di altre 16 persone, emerge anche la consapevolezza dei profili di rischio legati all’immagine pubblica della ministra.
Le intercettazioni – “Ci hanno contestato il debito, e quello lo paghi, no … invece questa roba qui, che è l’avviamento (…) non lo so se riusciamo a chiuderla con … in fase istruttoria o se finiremo a processo (…) perché l’hanno costruita come l’han voluta costruire, male, ma là è il rischio … là il rischio di andare a procedimento ce l’abbiamo, purtroppo”. Così, ad esempio, uno degli indagati per falso in bilancio parlava intercettato con Kunz, del tema principale nelle contestazioni degli inquirenti, ossia l’avviamento.
“Non dobbiamo farla fallire, c… Anche se lei, come ministro poi, è un casino” diceva al telefono Massimo Garnero, fratello di Daniela Santanchè, con Massimo Cipriani, consigliere del cda di Visibilia. Quel giorno era uscita la notizia che i pm di Milano avevano chiesto la liquidazione giudiziale, ossia il fallimento di Visibilia Editore, società fondata dalla senatrice di FdI e da lei presieduta fino al gennaio 2022.
Il debito con l’Erario – Quel pomeriggio Massimo Garnero (non indagato) contatta Cipriani (indagato) e gli dice che “la banca non darà più credito a causa dell’istanza di liquidazione”. E suggerisce che “l’unica soluzione è che Briatore (non indagato, ndr) riceva in pegno le quote di Twiga srl detenute – riassume la Gdf – dall’onorevole Santanchè per il tramite dell’Immobiliare Dani srl, in modo da convogliare gli introiti del pegno in Visibilia Concessionaria srl”. Così che quest’ultima, poi, “paghi i debiti verso Visibilia Editore in modo da renderla capiente per pagare il debito con l’Erario” ed evitare il fallimento. Da capire se e come questi sforzi si collegano direttamente alla vicenda della vendita con plusvalenza milionaria di Villa Alberoni realizzata da Dimitri Kunz e dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa, Laura di Cicco, con l’operazione immobiliare a del 12 gennaio 2023 che ha portato all’apertura di un fascicolo per per riciclaggio.
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