Ragazzi picchiati mentre erano ammanettati, celle specifiche per i pestaggi, sacchetti di sabbia per non lasciare segni, abusi durati ore.
ilfattoquotidiano.it
L’ufficio in cui avvenivano le violenze – C’era un “ufficio” di un agente in particolare “in cui sono avvenuti parte di questi fatti” e poi, quando al Beccaria “ci sono stati lavori di ristrutturazione”, sono state “individuate altre celle, definite dai ragazzi di isolamento, celle prive di telecamere” dove avvenivano le presunte torture e i pestaggi ha spiegato la pm di Milano Rosaria Stagnaro nella conferenza stampa. L’aggiunta Letizia Mannella ha spiegato che gli agenti avrebbero usato anche “sacchetti tipo di sabbia per picchiarli, perché non lasciassero tracce. C’era un clima invivibile – ha detto -. I ragazzi sapevano che in qualsiasi momento potevano essere picchiati e che non potevano denunciare perché le circostanze sarebbero state insabbiate”.
Come è nata l’indagine – L’indagine, partita da alcune segnalazioni, pervenute all’Autorità giudiziaria anche attraverso il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, “è stata sviluppata attraverso diversi servizi tecnici di intercettazione e acquisizione di telecamere interne all’istituto, che hanno permesso di raccogliere indizi di reato per diversi episodi di violenze ai danni dei minori ristretti”.
Antigone – “Ci auguriamo che le indagini facciano chiarezza su quanto sarebbe accaduto. È una buona notizia, nonché uno dei lasciti positivi della legge che punisce la tortura, che sta rompendo anche il muro di omertà che spesso si registrava, che il caso sia emerso anche con il contributo diretto dell’amministrazione penitenziaria. Da tempo come Antigone denunciamo – dichiara Susanna Marietti, coordinatrice nazionale e responsabile dell’osservatorio minori di Antigone – tensioni e malfunzionamenti nell’ambito delle carceri minorili, così come avevamo avuto modo di raccontare approfonditamente nel recente rapporto ‘Prospettive minori’ presentato lo scorso mese di febbraio”.
“In particolare avevamo denunciato il clima interno teso di quel carcere in particolare il sovraffollamento, i lavoro di ristrutturazione che durano da anni e limitano gli spazi per le attività, la carenza di personale educativo e direttori cambiati ripetutamente nel corso di pochi anni. La risposta di fronte a questa indagine, la prima che riguarda le carceri minorili, è di tornare a ripercorrere il modello educativo e socializzante che era stato impostato negli ultimi trent’anni, messo sotto attacco anche dagli ultimi provvedimenti governativi”, conclude.
La commissione carceri – “La pesantissima ombra che si è allungata sul Beccaria deve costringere tutti a domandarsi cosa stia succedendo all’interno delle carceri italiane – sottolineano in una nota congiunta Daniele Nahum e Alessandro Giungi, presidente e vicepresidente della Sottocommissione Carceri del Comune di Milano che rendono noto come – Abbiamo già chiesto alla direzione del Beccaria di poter svolgere un sopralluogo il prima possibile e già ai primi di maggio confidiamo di poter accedere nella struttura”.
“Gli istituti penali minorili sono drammaticamente sullo stesso piano inclinato delle carceri per adulti, in quanto, per la prima volta dopo moltissimo tempo, registrano sempre più casi di sovraffollamento – proseguono -: all’inizio del 2024 i minorenni detenuti nei 17 Istituti penali minorili del territorio nazionale erano 496, una cifra che non veniva raggiunta da oltre dieci anni. E tale situazione è stata determinata da provvedimenti penali in materia minorile aspramente criticati da magistrati, educatori, avvocati, quali il decreto Caivano e per non aver investito risorse nelle comunità che potrebbero ospitare minori soggetti a provvedimenti come una misura di rieducazione, una misura cautelare”. “Qualsiasi atto di violenza, fisica, psichica, sessuale verso una persona privata della libertà personale deve essere sanzionato con provvedimenti giudiziari e amministrativi immediati – concludono -. Pertanto chiediamo alle varie Istituzioni, inclusa quella comunale, di valutare ogni azione diretta ad aiutare la condizione dei ragazzi presenti attualmente, e all’epoca dei fatti contestati, al Beccaria”.
I sindacati – I sindacati condannano gli abusi, ma al tempo stesso puntano il dito contro le istituzioni sottolineando quanto sia grave l’mergenza carceraria che viene denunciata da mesi anche in relazioni all’enorme numero di suicidi in carcere. “Le notizie che provengono dall’Istituto Penale per Minorenni Cesare Beccaria di Milano, con appartenenti alla Polizia penitenziaria arrestati e sospesi con pesantissime accuse, ci lasciano sgomenti e increduli. Naturalmente, nutriamo incondizionata fiducia negli inquirenti, fra cui la stessa Polizia penitenziaria, e nella magistratura e auspichiamo che si faccia presto piena luce sull’accaduto. Nondimeno, richiamiamo la presunzione d’innocenza e speriamo, in cuor nostro, che gli appartenenti al Corpo coinvolti riescano a dimostrare la correttezza del loro operato” afferma in una nota Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, che richiama l’attenzione sulla “disfunzionalità del sistema d’esecuzione penale”, che “non garantisce né custoditi né custodi e, anzi, incattivisce le coscienze generando e alimentando violenze e atrocità, talvolta, da ambo le parti delle inferriate”.
"Ora ascolteremo i soliti discorsi da politici e governanti, ma spenti i riflettori tutto tornerà come prima” afferma il sindacalista che invoca “riforme immediate e un decreto carceri, con procedure d’urgenza, per mettere in sicurezza il sistema” perché “tra suicidi, 32 fra i detenuti e 4 fra gli agenti dall’inizio dell’anno, omicidi, violenze e sofferenze di ogni genere, non se ne può più”. Al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la Uilpa chiede di evitare “almeno questa volta, le passerelle” e di aprire “immediatamente un confronto serio”, assicurando il proprio “contributo d’analisi, idee e proposte”.
“I provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso l’istituto penale minorile “Cesare Beccaria” di Milano, e la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori 8 dipendenti dello stesso corpo di polizia, sono fatti gravissimi riferiti ad una vicenda gravissima che richiede la massima attenzione per ricostruire quanto realmente accaduto. Ma prima di mettere alla ‘gogna’ i colleghi è il caso di ricordare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna” afferma Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, che invita a riflettere “prima che si ripeta quanto già successo in altri casi simili, magari pubblicando informazioni e foto sugli indagati, con campagne di stampa contro l’intero Corpo”, ma nello stesso tempo ribadisce “senza se e senza ma che una volta accertate le responsabilità chi ha sbagliato paghi“.
Per il sindacalista però ” sinora a pagare sono sempre e solo gli agenti e il personale penitenziario. Nello sfacelo generale del nostro sistema penitenziario è sin troppo facile prendersela con l’anello più debole della catena. Non riusciamo infatti ad intravedere alcun segnale, figuriamoci intervento, nel merito della gestione del personale penitenziario confusa ed inadeguata ad affrontare le situazioni di emergenza”. “Abbiamo ascoltato da tempo promesse di nuove assunzioni per incrementare l’organico di personale sempre più stressato per turni massacranti e quotidiano lavoro di sacrificio, di un direttore e di un comandante del Corpo in ogni carcere, come di misure per tutelare il personale dalle continue aggressioni, senza però alcun provvedimento concreto”, sottolinea ancora Di Giacomo, che torna a chiedere al governo di sostituire l’attuale capo del personale del Dap.
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