lunedì 25 luglio 2022

UE e USA hanno perso la battaglia del grano. Primi dietrofront sulle sanzioni alla Russia

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Unione Europea e Stati Uniti fanno dietrofront ed eliminano alcune sanzioni. La Russia, primo esportatore mondiale di grano, potrà ricominciare a venderlo a tutto il mondo. Dovrebbero così smettere di correre i prezzi di pasta e pane. Si allontana inoltre lo spettro di una carestia che avrebbe colpito soprattutto i Paesi più poveri.

Il dietrofront di UE e USA sul grano russo è l’altra faccia dell’intesa, ampiamente strombazzata dai media, per permettere nuovamente all’Ucraina – altro grande esportatore mondiale – di far partire il suo grano bloccato dalla guerra nei porti del Mar Nero.

Le testate occidentali perlopiù non citano l’accordo sul grano russo. Quando lo fanno – il caso di Ansa è emblematico – adottano lo stesso spirito che spinge le società di assicurazione a scrivere con caratteri piccolissimi alcune incomprensibili clausole delle polizze. I comunicati stampa istituzionali, poi, non sono da meno.

Parallelamente all’intesa per il grano ucraino, il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha pubblicato un “aggiornamento” sulle sanzioni alla Russia. La stessa cosa ha ha fatto l’UE. Tutti e due dicono che non esistono sanzioni sull’esportazione, sul commercio e sul trasporto dei prodotti agricoli russi.

Commercio e trasporto sono la novità. Proprio le sanzioni sul trasporto e sul commercio rendevano  impossibile o molto difficile l’esportazione dei prodotti agricoli russi, che pure teoricamente nessuno vietava.

Inoltre, grazie all’ “aggiornamento”, l’Unione Europea non colpisce più con sanzioni il commercio di petrolio russo diretto verso Paesi terzi, anche se non si parla ancora di eliminare il divieto di importarlo che entrerà in vigore con fine anno.

Negli stessi giorni è arrivato un altro ammorbidimento con l’arrivo in Germania della famosa turbina, prima bloccata in Canada, per riparare il vitale gasdotto Nord Stream. Un fatto analogo a quando l’UE, aggirando le sue stesse sanzioni, ha contortamente concesso di pagare il gas russo in rubli.

Presto per dire se questi fatti, come pure la sconfessione del blocco di Kaliningrd attuato dalla Lituania, segnano una svolta nella linea bellicista dell’UE. Sicuramente però indicano una cosa. E cioè la lenta presa di coscienza da parte di Bruxelles che le sanzioni non danneggiano più di tanto la Russia ma danneggiano sensibilmente l’economia europea, il commercio globale e la conseguente stabilità mondiale.

In altri termini, si stanno accorgendo di aver istituito le sanzioni solo per fare un piacere a Washington. Se invece avesse badato ai propri interessi, l’UE avrebbe potuto ritagliarsi il ruolo che ora è della Turchia, il Paese che ha fatto da mediatore per gli accordi sul grano. Ci saremmo perfino risparmiati i rincari di pane e pasta, per non parlare di gas ed energia.

GIULIA BURGAZZI

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