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Il reattore a sali fusi di torio, in realizzazione a Wuwei, da parte del governo cinese è quasi completo e si apre la prospettiva per ottenere una fonte di energia relativamente sicura, senza emissioni di carbonio e la cui fonte è ampiamente disponibile nella crosta terrestre. Una realizzazione che vede protagonista uno dei governo che si è dimostrato più scettico e restio dal punto di vista del cambiamento climatico.
Il reattore a sali di torio liquefatti utilizza un combustibile, il torio, che naturalmente presenta una bassa radioattività. Il ciclo di fissione del torio si innesca con il bombardamento del torio 232 che, colpito da un neutrone, diventa prima Proactinio 233 e quindi Uranio 233, materiale fissile che quindi prosegue nella ciclo di fissione emettendo energia. La differenza rispetto ai normali reattori a fissione è che non si può innescare reazione a catena: senza iniezione iniziale di neutroni non si innesca il ciclo, quindi, in caso di emergenza, la reazione può essere facilmente interrotta. Inoltre il reattore presenta anche altri vantaggi.
- l’uranio 233 ottenuto è mescolato con U231, il che lo rende inutile per un arricchimento al fine di utilizzi militari. Il reattore a torio è compatibile con l’adesione ai trattati di non proliferazione nucleare;
- il torio è ampiamente disponibile, tre volte più abbondante rispetto all’uranio;
- il torio presenta una serie di caratteristiche fisiche che lo renderebbero più adatto rispetto all’uranio all’utilizzo energetico;
- i tempi di decadimento dei sottoprodotti sono molto più brevi rispetto a quelli dell’uranio, quindi c’è un minor problema relativo allo stoccaggio delle scorie;
- i reattori a torio utilizzano per il raffreddamento sali fusi dell’elemento, non utilizzando acqua a contatto diretto e operando a temperature molto superiori.
Ovviamente la realizzazione di un reattore a sali fusi di torio (in Cina si parla di fluoruri di torio) presenta dei problemi ingegneristici non indifferenti, legati alla pressione e alle temperature operative, ma pare che ci siano riusciti. Appare incredibile che una tecnologia studiata da decenni in occidente (i primi esperimenti risalgono agli anni sessanta) venga realizzata in Cina in tempi relativamente rapidi. Forse, diciamo forse, il primo esperimento simile europeo partirà nei Paesi Bassi nel 2024. Però noi imponiamo l’energia “Verde”. Quella che non abbiamo, e non siamo in grado di produrre.
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