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Oggi viviamo all’interno dell’Impero neo-liberista anglo-cino-americano il cui dominio si esprime attraverso il pensiero unico globalista, dove il politicamente corretto, l’idolatria del profitto e l’ideologia del credito sociale rappresentano una sorta di blasfema trinità atea che ha per suo fine il nulla, l’annullamento totale nel niente assoluto, laddove la Sacra Trinità cristiana sta a rappresentare il fine ultimo di libertà, di ricongiungimento e di unificazione dell’umanità nel divino, da cui origina.
Ecco allora che il pensiero unico si propone di bandire Beethoven, così come vorrebbe stravolta la Pietà di Michelangelo proponendo la Pietà nera o bandendo le culture classiche greca e romana considerate simbolo del razzismo, ma sostituite con una nuova forma di intolleranza, con una “nuova Inquisizione” che attraverso il politicamente corretto vuole impedire la vista di opere d’arte che potrebbero offendere, secondo i perversi desiderata delle elite mondialiste, le sensibilità altrui.
In questo caso andando ben oltre la semplice manipolazione, mistificazione e strumentalizzazione, adottando una censura durissima e implacabile che incomincerebbe già dai primi anni di vita dei nuovi sudditi-schiavi: i fintiliberi.
I fintiliberi sarebbero una nuova categoria di esseri, viventi ma non senzienti, impauriti e sottomessi, vittime pre-destinate a vivere in uno stato di perenne terrore, pronte ad aggredire e denunciare chiunque possa anche solo porre domande o mettere in discussione la fondatezza di questa inumana bio-condizione esistenziale.
La musica, come sappiamo, ha pero’ un potere immenso e ad essa e all’arte in generale, è riservato un ruolo assolutamente primario per la riuscita di questo progetto. La moderna musica computerizzata, fredda e glaciale nel suo perferzionismo formale, e’ l’ipnotica colonna sonora, il sedativo ammaliante del Grande reset.
Ma, a questo punto, vale allora la pena ricordare l’episodio biblico delle mura di Gerico il cui crollo e’ causato dal suono di una musica, così come pure, per altro verso, e’ bene ricordare l’episodio di Ulisse che, una volta otturate le orecchie ai suoi compagni, si fa legare all’albero maestro della sua nave, per sperimentare il potere irresistibile, ma mortale, del canto delle sirene. La musica è storicamente un medium di attrazione e di seduzione per e dell’anima umana, la musica è perciò veicolo costante di valori, la musica può dare una struggente sensazione di appartenenza, di emozionalita’ e quindi può offrire, per suo tramite, l’illusione di protendersi verso una bellezza ed un amore irresistibili che, cosi come sperimenta Odisseo legato all’albero maestro della sua nave, nasconde lo sfracellarsi sulle rocce ed una morte certa. I marinai di Ulisse, così come i fintiliberi, credono di seguire il moto irrefrenabile dei propri sentimenti ma non sanno di essere schiavi di un comando, di un ordine che li annulla e li conduce ad una fine tragica.
Oggi, potremmo dire, che per turarci le orecchie dovremmo spegnere i televisori, moderne sirene per l’ipnosi delle masse. Se guardiamo alla musica da questo lato, possiamo scoprire come il potere oggi abbia fagocitato e re-ingegnerizzato, de-costruito e svuotato il potenziale rivoluzionario della musica, dapprima trasformandolo in fenomeno culturale e non più politico, e infine rendendolo fenomeno di costume e di affermazione ego-individualistico-bellica, si pensi solo alle interminabili e violente liti e scissioni all’interno dei gruppi musicali una volta simbolo di unione, ribellione e rinnovamento. Sarebbe interessante analizzare il terribile impatto che questi riti egoico-narcisisti hanno avuto sulla demolizione del potenziale rivoluzionario della Beat Generation. Sarebbe utile riprendere l’analisi sulla progressiva ed inarrestabile invasione delle sostanze stupefacenti all’interno del movimento del sottosuolo, il cosiddetto underground, e l’impatto che queste hanno avuto sull’addomesticamento delle masse giovanili di tutto l’occidente.
Un tema questo già da più parti affrontato ma che andrebbe maggiormente esaminato e studiato fino in fondo, in tutti i suoi aspetti, politici ed esistenziali.
Si sente molto la carenza di un lavoro in questo senso, magari intersecato con l’analisi della trasformazione di un anelito spirituale, mistico ben presente in quella cultura e progressivamente diluito in un misticismo di maniera prima ed in una annacquata versione new age poi. Non voglio qui addentrarmi, non sarei neanche la persona più adatta a farlo probabilmente, ma intendo però sottolineare con forza l’importanza di comprenderne dinamiche ed implicazioni. Qui accenno solo a come l’avvento dell’industria discografica ed il successo economico dell’industria dello spettacolo abbiano segnato la definitiva normalizzazione della cultura “underground” o, per usare la bella traduzione italiana, della cultura del “sottosuolo”, trasformando la musica nel principale veicolo di imposizione del pensiero unico globalista sulle nuove generazioni, attraverso una sorta di ipnosi elettronica. Potremmo forse sintetizzare questo processo in tre fasi: una prima fase comunitario-rivoluzionaria; una seconda fase del ribellismo individualista ed infine una terza della trasgressione formale.
Oggi siamo, per così dire, nella periodo di massima espansione della “trasgressione formale”. In questa fase finale, ultima, terminale, a fronte di un mero trasgressivismo manieristico, di facciata, coniugato in termini di mode e tendenze estetiche o verbali, si veicola una adesione acritica e remissiva a qualsiasi dettato proveniente dalle classi governanti ovvero dalle elite neo-liberiste globali, dai padroni del vapore. Quella che viene chiesta è una adesione ed una integrazione completa e senza ripensamenti al pensiero unico dominante, attraverso l’utilizzo di figure simbolo una volta ribelli come nel caso di Vasco Rossi, oppure critiche come Vinicio Capossela o semplicemente e apparentemente trasgressive come Achille Lauro. Dulcis in fundo aggiungerei le apparizioni sanremesi, claunescamente accettate, di vecchi stereotipi importati da certo rocchetume nostrano. In questo quadro per lo più avvilente, nel quale si viene sommersi dal mainstream musicale, un colpo esiziale è stato assestato dalle assurde esibizioni virtuali in solitaria, tenute da vari gruppi durante la chiusura totale sanitaria.
Mi si lasci dire che ho assistito, le poche volte che è accaduto, con estremo e crescente disagio a quelle esibizioni, che considero la negazione totale della vera essenza e significato della condivisione musicale… e non mi si venga a dire che in fin dei conti l’ascolto di un disco, un cd, la visione di un concerto via tv o dvd, sono in fondo la stessa cosa. No, non lo sono nella misura in cui un gruppo di musicisti, un solista o una orchestra si esibiscono dal vivo, di fronte ad un pubblico vero e non virtuale, condividendo contenuti, emozioni e sentimenti. Oggi invece, il sistema vuole eliminare, non solo e non tanto la sensazione di condivisione, ma il valore stesso di sentirsi parte viva ed attiva di un progetto di trasformazione, personale e collettivo, che coinvolge una intera comunità, una intera nazione, il mondo intero.
Trovo assolutamente distruttivo, tipicamente dentro l’ambito ed il progetto nichilista di questa società, questa modalità finta che vuole spacciare per vero ciò che è falso, che vuole farci credere che essere da soli in una stanza e suonare uno strumento con altri musicisti, ognuno a sua volta solo e chiuso in una stanza, con un pubblico di uditori a loro volta chiusi nelle loro rispettive stanze, tutti completamente separati gli uni dagli altri, sia lo stesso che condividere e vivere insieme nel medesimo luogo e nello stesso momento. La finzione, estrema, è giunta al punto di confondere lo stesso senso del sentire e la musica funge da attrazione ipnotica, così come lo era il canto delle sirene nell’epopea omerica di Odisseo.
Bisogna quindi rompere l’incantesimo, bisogna che crolli la finzione, che sia squarciato il velo di menzogna su cui tutta l’industria della musica oggi si regge. Bisogna che la musica ritorni ad essere l’arma potentissima che farà crollare le mura dell’odierna Gerico.
Giosue’ 6:20
Il popolo dunque grido’ e i sacerdoti suonarono le trombe;
e quando il popolo udi’ il suono delle trombe
lancio’ un gran grido e le mura crollarono.
GENNARO DE MATTIA
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