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"Kovid-Globulin" - così si chiama il primo preparato al mondo di immunoglobuline specifiche anti Covid, prodotto dalla Russia, la terapia al plasma di tecnologia tutta russa che possiede la capacità di vincere il Coronavirus.
“Le prove sono terminate con successo”, è stato dichiarato con orgoglio. Dopo varie prove cliniche che hanno attestato la sua efficacia, sicurezza e capacità di neutralizzare il Coronavirus, il preparato “Kovid-Globulin” ha ricevuto l’approvazione del regolatore e il certificato di registrazione permanente dal Ministero della Sanità della Federazione Russa. Lo hanno scritto ieri tutti i media russi e anche il servizio stampa del “Rostekh”, la corporazione statale di cui fa parte la holding “Nazimbio” che lo ha elaborato e la produttrice “Microghen”.
Questo preparato contiene gli anticorpi del coronavirus Sars-CoV-2 e si caratterizza per il suo alto livello di purezza e sicurezza. Il principio di azione del "Kovid-Globulin" è fondato sulla proprietà degli anticorpi di neutralizzare i ceppi attuali del Coronavirus, cioè circolanti nel dato momento. Gli anticorpi si legano alla proteina sulla superficie del virus, impedendogli di penetrare nelle cellule, bloccando così la sua diffusione nell'organismo. L'infusione del preparato russo "Kovid-Globulin" nell’organismo lo aiuta a non passare nello stadio pesante della malattia e “insegna” al sistema immunitario a crearsi più in fretta gli anticorpi autonomamente. Se infuso nei primissimi stadi, si ha la più alta efficacia del preparato. Nel 70% dei casi la terapia al plasma russa ha impedito lo sviluppo delle complicanze da Coronavirus.
Per la produzione del “Kovid-Globulin” viene usato solo il plasma dei donatori guariti, con un alto titolo di anticorpi verso il COVID-19. "La tecnologia russa impiegata permette di produrre il preparato con una determinata concentrazione standardizzata degli anticorpi che neutralizzano il virus in ogni flacone, ciò che garantisce l'efficacia dell'impiego del preparato" - ha sottolineato il direttore della "Nazimbio", Andrej Zagorskij.
Dopo le primissime fasi delle indagini cliniche, il 1 aprile era stato approvato il suo impiego dal Ministero della Sanità russo e il giorno dopo sono iniziate le prove cliniche.
“Circa 20.000 moscoviti guariti hanno donato il sangue con gli anticorpi” – diede questa notizia il sindaco di Mosca Sergej Sobjanin, - nel ringraziare i cittadini. E aggiunse che Mosca era la prima delle città russe in cui si è iniziato a impiegare la trasfusione del plasma con gli anticorpi nella terapia complessiva “Covid-19”.
“Adesso nell’arsenale dei medici russi ci sono entrambe le forme di immunizzazione: quella attiva che è il vaccino e quella passiva che è costituita dalle immunoglobuline” – ha dichiarato Serghej Cemezov, direttore generale di “Rostekh”.
In Italia, distorcendo la notizia, alcuni siti hanno titolato come la Russia "abbia approvato la terapia di De Donno". Non è così: la Russia ha approvato la propria terapia al plasma onorando medici e scienziati che si sono impegnati fin dall'inizio della pandemia su questa cura. Al contrario dell'Italia che ha umiliato e umilia ancora oggi la memoria del dott. De Donno.
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