giovedì 4 novembre 2021

DAL DASPO A PUZZER ALLO STOP ALLE PROTESTE: PROVE TECNICHE DI DITTATURA?

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DAL DASPO A PUZZER ALLO STOP ALLE PROTESTE: PROVE TECNICHE DI DITTATURA?

Parole come “dittatura” e “regime sanitario” vengono spesso utilizzate da una parte dei cittadini italiani per identificare l’attuale sistema politico italiano.

Gli intellettuali mainstream ci tengono però a rassicurare sull’insussistenza di queste accuse. “Dittatura? Non ne vedo le prove”, aveva detto il costituzionalista Zagrebelsky. “Contro il totalitarismo immaginario di Agamben e Cacciari”, aveva recentemente titolato il giornale Domani. “Il Governo sta seguendo una linea morbida”, aveva poi detto il giurista Sabino Cassese. Vediamo quindi i dettagli di questa presunta linea morbida.

Il daspo a Puzzer

Stefano Puzzer, la guida delle proteste dei lavoratori portuali, si è recato da solo a Roma e si è sistemato in Piazza del Popolo senza convocare alcuna manifestazione, ma con il solo intento di attendere la risposta, promessa e mai arrivata, dal Ministro Patuanelli. Per questa pacifica iniziativa Puzzer è stato prelevato e portato in Questura per diverse ore.

Alla fine la sicurezza romana ha decretato il daspo di un anno nei confronti di Puzzer, che comporta il divieto di accesso nella città di Roma. Il motivo? Una presunta manifestazione organizzata senza autorizzazione. Eppure l’iniziativa di Puzzer era solitaria.

Il diverso trattamento per Castellino

L’evidente sproporzione di questo provvedimento appare ancora più marcata se confrontata con la mano di velluto con cui sono stati trattati episodi simili. Solo qualche settimana fa Giuliano Castellino, con tanto di daspo e interdizione alle manifestazioni, poteva parlare su un palco di fronte a migliaia di persone, annunciando un imminente assalto alla sede della CGIL. Assalto che poi è puntualmente avvenuto, senza troppa resistenza da parte delle forze di sicurezza.

Stesso trattamento di favore era poi stato riservato alle manifestazioni non autorizzate in diverse città italiane in favore del DDL Zan. In quel caso è volata qualche multa e nulla di più. Che dire poi della capitana Carola Rackete che dopo aver speronato la motovedetta della guardia di Finanza, mettendo a rischio gli agenti, se l’è cavata con quattro giorni di arresti domiciliari, per poi essere immediatamente rilasciata.

E un sistema che utilizza in maniera così sfacciata due pesi e due misure rischia di allontanarsi sempre di più dai capisaldi di una moderna democrazia, dove la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Non solo per chi sta simpatico al Presidente del Consiglio di turno.

Lo stop alle manifestazioni

Tale deriva si sta manifestando ora con un susseguirsi di divieti alle manifestazioni contro il green pass. Nessuna protesta sarà infatti più tollerata a Treviso, dove il sindaco della Lega ha deciso di seguire la linea tracciata a Trieste. E lo stesso discorso si deve ampliare in diversi comuni del Friuli Venezia Giulia, come Udine, Pordenone e Gorizia. Il motivo della stretta risiederebbe in un presunto peggioramento della situazione sanitaria dovuta al Covid.

I dati della Regione Friuli, così come quelli della Regione Veneto ci consegnano però un quadro diverso, con una media di decessi giornalieri che non supera le due unità e l’occupazione delle terapie intensive ampiamente al di sotto della soglia critica. Sembra quindi esserci una volontà istituzionale di controllo pervasivo della vita dei cittadini, senza una reale giustificazione.

Sensori anti assembramento nel centro di Verona 

Atteggiamento confermato dall’ultima iniziativa del comune di Verona che per monitorare qualsiasi tipo di assembramento nel centro città ha deciso di installare dei sensori in grado di registrare all’istante quanti telefonini siano presenti in quel punto.

In questo modo il Comune, potendo avere accesso a migliaia di dati, potrà disporre non meglio precisati provvedimenti per disperdere la folla. Sarebbe sufficienti unire tutti questi puntini per intuire quella che è ormai una tendenza da parte delle istituzioni italiane e che non sembra più essere troppo distante dal termine “dittatura”.

Sarebbe d’altronde stupido aspettarsi che un regime si ripresenti con le fattezze del secolo scorso. Niente discorsi dal balcone, parate militari e proclami di guerra. Oggi la dittatura si può concretizzare con sensori, telecamere, divieti mirati e lasciapassare digitali.

 

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