Tra gli studiosi più perplessi sulle vaccinazioni dei bambini c’è Antonio Cassone, membro dell’American Academy of Microbiology ed ex direttore delle Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Come molti suoi colleghi ha sollevato dubbi sul trial di Pfizer-Biontech per i numeri troppo esigui.
(di Alessandro Mantovani – Il Fatto Quotidiano)
Non c’erano bambini a sufficienza?
Questo non può essere. Un anno e mezzo fa c’erano frotte di adulti che finivano in ospedale e morivano. Pfizer e Biontech fecero un trial con 15 mila vaccinati e 15 mila placebo, poi sono arrivati a 30 mila vaccinati. Noi abbiamo creduto ai dati perché c’era potenza sufficiente nello studio. A maggior ragione avrebbero dovuto fare un buon trial con i bambini, di cui ben pochi vanno in ospedale.
Perché non l’hanno fatto?
C’è stata pressione, forse, sugli enti regolatori, forse anche dai genitori. Proteggiamo i bambini perché vadano a scuola e consentano ai genitori di andare al lavoro. Sono benefici reali. Lo studio del New England Journal of Medicine parla di 1.550 vaccinati e 750 con il placebo, più altri 500 soggetti ancora sotto esame. Circa tremila. Hanno visto una buona efficacia, nessun effetto collaterale grave e hanno detto ‘andiamo avanti’. Negli Usa ci sono molti meno adulti vaccinati che da noi: il terrore è che se il virus circola molto tra i bambini si rischia di infettare gli adulti. Dimenticano che gli adulti si ammalano, hanno più virus e spesso infettano i bambini. La Food and drug administration (Fda) degli Usa è un ente molto serio, ma ci chiediamo il perché di tanta fretta. Facendone così pochi hanno avuto tre casi di malattia tra i vaccinati e 16 nei placebo. Ma è solo una stima media dell’efficacia, c’è un intervallo di credibilità statistica: dal 60 al 97%. Nella realtà può essere più alta o anche molto più bassa. Secondo punto è la sicurezza: 1.550 vaccinati sono pochi per vedere un effetto collaterale grave che potrebbe essere uno su mille; devi averne almeno due-tremila.
Hanno preoccupato molto miocarditi e pericarditi tra i ragazzi dai 12 anni in su. Quante sono state?
Sono state osservate negli adolescenti maschi vaccinati soprattutto fra i 12 e i 16 anni: una ogni cinquemila per lo più dopo le seconde dosi; secondo alcune statistiche anche meno, molto vicino a uno a mille-duemila. Ma i bambini da 5 a 11 anni potrebbero essere meno sensibili, non lo sappiamo, né conosciamo il rischio di altri effetti avversi gravi. Il trial non li esclude, siamo tutti d’accordo, anche l’editore di Science che però dice ‘andiamo avanti’. Non si è rispettata la regola secondo cui la sperimentazione si fa con numeri che diano certezze sul rapporto rischi-benefici. In emergenza si può anche accettare un rapporto rischi-benefici appena favorevole, ma si deve sapere qual è. Qui non si sa. Hanno preso un rischio, può essere che sia ragionevole e andrà tutto bene. Il produttore poteva fare altri 5.000 soggetti, il tempo ci sarebbe stato, mi meraviglia che non lo dicano i pediatri.
Andrea Crisanti ha detto che presto avremo i dati da Israele, anche stavolta il vero trial è quello?
Non è un trial, stanno vaccinando e basta. Ma Crisanti ha ragione. Per Natale dovremmo sapere qualcosa in più.
Qui sembra che non inizino prima perché mancano le dosi pediatriche.
Se aspettiamo qualche mese è un fatto positivo. Anche Silvio Garattini (Istituto Mario Negri, ndr) dice di aspettare.
Secondo l’Iss in Italia abbiamo avuto 5.800 under 12 in ospedale per Covid-19, 119 in terapia intensiva e 19 deceduti. Sono bambini con altre patologie? Quali?
Non è specificato. Sono patologie che abbassano un po’ le difese immunitarie. Possono essere patologie cardiache o renali, altre malattie croniche, diabetici, obesi… Anche l’Iss dice che molti sono bambini con fattori di rischio grave.
Il presidente della Società di pediatria tedesca, Jörg Dötsch, consigliava di vaccinare solo i bambini più fragili.
Anche Danimarca e Svezia, che vaccinano i bambini molto più di noi, non volevano dare adesso il vaccino agli infradodicenni. È senz’altro corretto vaccinarli se hanno fattori di rischio.
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