lunedì 29 novembre 2021

Gli idioti ci costano caro

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C’è una nuova declinazione del moderatismo: si esprime prendendo le distanze dalle tifoserie contemporanee aizzate le une contro le altre, contro le curve che sarebbero parimenti infiltrate chi da estremisti di destra e da rottami dell’antagonismo, che da ultrà del neoliberismo.

I neocentristi, nel somministrarci la loro saggezza un tanto all’etto, premettendo le loro referenze e la loro certificazione con  le doverose benemerenze – ne cito uno a caso estratto dalla rete:  “Personalmente mi sono vaccinato non per il bene di un’astratta (e dunque inesistente) umanità, e, ancor meno, per il bene del Paese (cioè delle classi dominanti), ma per non ammalarmi e per non contagiare, almeno in forma grave, gli altri, a cominciare dalle persone a me care”, sottovalutando i dati accertati sulla contagiosità dei vaccinati e sulla scarsa e effimera efficacia dei prodotti in uso – ci mettono in guardia dalla militanza in una delle fazioni, parimenti rischiose per la stabilità del paese ancora, a distanza di quasi due anni, nel pieno di una emergenza.

E poco importa che l’ex segretario del più influente sindacato raccomandi di esercitare la necessaria pressione sui disertori anziani mettendo mano a pensioni e assistenza pubblica, poco importa che un altro  ex sindacalista inviti a impiegare i sistemi di Bava Beccarsi, poco importa che personale sanitario confessi pubblicamente di avere in animo cruente rappresaglie ai danni dei disfattisti dei vaccini:  quello che conta è distinguersi dagli opposti estremismi.

È ora di rivelare quest’altra piccola infamia: i moderati pandemici sanno bene che la narrazione di frange che potrebbero potenzialmente sconfinare nell’antagonismo armato è fasulla, quanto la efficacia salvifica di uno dei prodotti farmaceutici imposti dalle autorità e appena un po’ meno del valore sanitario di un patentino, ma devono sostenere questa menzogna perché autorizza a rivendicare una superiore qualità sociale inalterabile anche a fronte di dati, conoscenze e informazioni che potrebbero suscitare dubbi perfino tra quelli più convinti fino alla terza dose e al super green pass.

Anche senza reclamare la improrogabilità di fare come l’Austria, ipotesi condivisa da Confindustria e dai ministri in carica che auspicano  forme di lockdown dedicate ai  non vaccinati, da “discriminare” ed “escludere dal consorzio civile”, fino al ravvedimento inteso a  riaccoglierli nella società, come si augura il Presidente del Consiglio,  spetta a loro,  da testimonial politicamente corretti e impegnati contro la polarizzazione delle opinioni,  l’interpretazione dell’opposizione alla gestione della crisi sanitaria, come frutto avvelenato dei condizionamenti culturali  di individualismo edonista, di un dissipato egoismo che non a caso è stato incarnato da i gran buzzurri internazionali, Trump o Salvini, a fronte dell’altruismo solidaristico ben impersonato da  Draghi, Macron, Brunetta, Bianchi.

Non so se verrà il giorno in cui si farà giustizia di tanti utili idioti che hanno giustificato, fino a legittimarla, la loro adesione in nome della necessità, a politiche  e misure che hanno penalizzato i lavoratori a basso reddito, i precari, i contratti anomali, quelli che per quasi due anni si sono recati in uffici e fabbriche essenziali e insicure, su mezzi pubblici considerati a rischio dalle stesse autorità, che li hanno ricompensati prima definendoli martiri per poi licenziarli, sfrattarli, e infine costringendoli a una certificazione ancora più ignominiosa dopo mesi nei quali sono stati invisibili, privi di voce, ascolto e garanzie.

Non so se verrà il giorno in cui si tratteranno come meritano questi lustrascarpe dei migliori, che hanno stabilito che si debba sospendere il giudizio sul ceto dirigente come impone lo stato di emergenza, in attesa di mobilitarsi su ben più elevate battaglie, perché, cito ancora dalla rete un ritiratista e benaltrista che sia: il mio nemico è il rapporto sociale capitalistico di dominio e di sfruttamento, non il No Vax o il Sì Vax, allo stesso modo in cui hanno subito e subiranno l’austerità passata, presente e futura, in cambio della concessione di contribuire a creare un nemico e a demonizzarlo, in qualità di pericolo minaccioso, becero, ignorante, irrazionale.

Dando così il destro alla caccia all’untore, al linciaggio delle piazze, che ha prodotto le limitazioni al diritto di manifestare per tutti, fino alla crociata “contro i Novax “ promossa in Val Gardena dagli operatori turistici in rovina cui è stato offerto l’opportuno capro espiatorio.

Intanto, proprio mentre apprendiamo che la cupola dei vaccini NoCovid,  BioNTech, Moderna e Pfizer, guadagnano 1000 dollari al secondo, i compulsivi del BlackFriday e quelli che lo criticano rimandando gli acquisti al lunedì successivo per via della loro religione equa e solidale, fanno finta che non sia un loro problema il carovita, stilema che è saltato fuori dall’armadio della vergogna delle antiche disuguaglianze per aggiornarsi grazie all’applicazione di vecchi canoni, quelli che aiutano chi ha e vuole di più,  a trarre profitto dai disastri, dai conflitti, dalle guerre tra poveri e dalle crisi.

Bisogna trovare delle modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione, in una situazione di guerra si devono accettare delle limitazioni alle libertà“, ha proclamato ieri  il senatore a vita Monti, suscitando il plauso di una stampa ufficiale firmata Diaz, che agogna a aggiungere un po’ di bavaglio in più all’autocensura.

È proprio un’esagerazione, i media ci pensano da soli a distrarre la popolazione che dalla narrazione pandemica trarrà almeno il profittevole risultato di imparare l’alfabeto greco: dopo essersi beata del catastrofismo punitivo del caro bolletta e della crisi degli approvvigionamenti imputabile alle deliranti politiche  energetiche dell’Ue, ha sospeso i toni apocalittici  sui prezzi della crisi, incompatibili con l’ottimismo trasmesso da quel buontempone di Draghi che esibisce, come credenziali per future posizioni, i riconoscimenti dell’Europa.

Così è caduto il silenzio sulla capacità di spesa di un milione di posti di lavoro (144 milioni in occidente) persi grazie alla gestione pandemica, sugli effetti del caro bollette che si riverberano su tutta la catena produttiva e commerciale e che si scaricano sui consumatori finali, quelli dei salari bloccati, tra i più bassi d’Europa e fermi a 30 anni fa, e sui nuovi disoccupati.

E non rassicura di certo l’alzata di testa di Landini, con le spalle ancora tiepide per l’abbraccio di Draghi volte al Quarto Stato, che annuncia che non farà “da spettatore” nel negoziato sulla riforma fiscale, dopo essere stato collaborazionista sullo sblocco dei licenziamenti, correo sul super Green pass, brontolone sulla riedizione della legge Fornero, indifferente al salario minimo garantito, silenzioso sulla partita del Pnrr con la previsione di una nuova austerità garantita da “riforme” della spesa pubblica nello stato sociale, delle contrazioni degli investimenti in assistenza e sanità, delle privatizzazioni dei servizi pubblici con il fisiologico aumento delle tariffe.

E tranquillizza ancora meno che alcuni esponenti dell’opinionismo economico siano tra i pochi ad aver lanciato il grido d’allarme sul carovita, abituati come siamo dall’esperienza a sapere che la reazione immediata del “mercati” e quindi dei decisori  converge su una strategia di misure restrittive, allo scopo di impedire sul nascere eventuali politiche redistributive e investimenti a carattere “sociale”.

Durerà molto a lungo l’inverno del nostro scontento.

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