Il premier indiano Narendra Modi arriva alla Nuvola dell’Eur e abbraccia Mario Draghi, dopo essere stato dal Papa e prima del bilaterale con il francese Macron. È una delle immagini che raccontano di più del G20 di Roma. Perché la bozza sul clima alla quale gli sherpa hanno lavorato anche questa notte sarà sufficientemente generica da non contemplare impegni stringenti.
(di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano)
Il premier indiano Narendra Modi arriva alla Nuvola dell’Eur e abbraccia Mario Draghi, dopo essere stato dal Papa e prima del bilaterale con il francese Macron. È una delle immagini che raccontano di più del G20 di Roma. Perché la bozza sul clima alla quale gli sherpa hanno lavorato anche questa notte sarà sufficientemente generica da non contemplare impegni stringenti. E dunque Modi diventa una specie di guest star, colui che dovrebbe rompere il muro costruito a Oriente contro il tentativo di Usa e Ue di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Anche se nelle conclusioni che giravano ieri sarebbe sparita la deadline del 2050 per arrivare ad azzerare le emissioni, il che lascerebbe liberi di arrivare al 2060 come richiesto proprio da India e Cina.
D’altra parte Boris Johnson per sottolineare che se non si salva il clima “finiremo come l’antica Roma” si fa fotografare tra le rovine più illustri, quelle del Colosseo. E a Draghi lo ribadisce in bilaterale: la Cop26 che inizia stasera a Glasgow non ha alcuna possibilità di concludersi con successo, senza un accordo significativo a Roma.
I Grandi si riuniscono in una sala ovale. Draghi, con alle spalle Daniele Franco e Luigi Di Maio, apre il summit con la celebrazione di un “multilateralismo” che mostra le corde. Se Italia e Usa ci tengono a esibire un’intesa di ferro, il russo Putin e il cinese Xi Jinping in presenza non ci sono. In compenso, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi si fa precedere da un comunicato in cui avverte Usa e i suoi alleati di non “interferire” negli affari di Taiwan. Tutto il resto sono chiacchiere. E mentre il premier italiano – nonostante gli enormi limiti del programma Covax – annuncia l’obiettivo di raggiungere entro il 2022 il 70% dei vaccinati nel mondo, Xi invita la comunità a smettere di insistere sull’origine del virus. Con buona pace di chi spera di sottrarre l’Oms dall’influenza cinese. Come Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, che incontra a lungo il direttore generale Todros.
La stessa Ursula viene immortalata mentre stringe la mano a Erdogan. Tutto è perdonato, Sofagate compreso, quando lui, durante un incontro ufficiale Ue-Turchia, la lasciò senza sedia. La riabilitazione del Sultano è suggellata da un bilaterale con Draghi inseguito per mesi dalla diplomazia italiana (con gli americani in pressing), dopo che l’ex banchiere gli aveva dato del “dittatore”. Del caso i due non parlano, ma della necessità di rafforzare le relazioni bilaterali sì. Così come di Afghanistan e di stabilità del Mediterraneo, Libia in testa. Tra ricatto sui migranti e presenza nella Nato ce n’è abbastanza per far parlare a Palazzo Chigi di “incontro costruttivo”. L’Europa cerca una difesa comune, l’Italia guida la linea della sua complementarietà all’Alleanza atlantica. Il Sultano è necessario.
Dato il contesto, i toni sulla minimum tax sono trionfali. “I leader che rappresentano l’80% del Pil mondiale hanno dato il loro chiaro sostegno ad una forte global minimum tax”, twitta Biden in persona. Peccato che la decisione fosse di luglio. A margine si lavora per far entrare gli Usa in un nuovo accordo nucleare con l’Iran (lo aveva fatto Obama, l’ha smontato Trump). Si incontrano Biden, Johnson, Macron e Angela Merkel. Mancano gli altri membri del formato 5+1 (Russia e Cina). Il desiderio di Biden in tal senso è meglio di niente. A proposito di verità nascoste, Draghi chiede conto al presidente del Congo delle indagini sulla morte dell’ambasciatore, Luca Attanasio. Bolsonaro, viceversa, sproloquia sulle presunte montature mediatiche dello stato della pandemia in Brasile. Poi, tutti (tranne Biden) alle terme di Diocleziano dove li aspetta Mattarella. Prima dell’ora solare, è l’ultima occasione di vedere Roma al tramonto. Priorità.
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