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Oltre un anno e mezzo passato tra restrizioni, lockdown e regioni colorate. Adesso arriva il green pass obbligatorio per poter frequentare luoghi come palestre, piscine, ristoranti e bar al chiuso. E poi ancora test, vaccinazione e passaporti Covid per poter viaggiare o lavorare.
Insomma, come a molti ormai appare chiaro, è dai tempi dei regimi autoritari che non si vedeva un attentato così palese alle libertà personali, in nome di un’emergenza che centinaia di medici e scienziati hanno in questi mesi ridimensionato, sottolineando il fatto che si poteva (e si può) gestire diversamente, senza terrorizzare la gente.
Eppure se a molti tutto questo appare chiaro, non ancora a tutti. Per questo nell’analizzare il comportamento umano si può tentare di rispondere ad una domanda:
Perché alcune persone riescono a rendersi conto di certe situazioni scomode e pericolose, mentre altri no?
La risposta a questo quesito può arrivare dalla psicologia del comportamento umano. Lo psicologo britannico Patrick Fagan, studioso di psicologia dei consumi, evidenzia dieci motivi secondo i quali alcune persone non riescono a vedere nemmeno la realtà che gli si pone sotto gli occhi.
Analizziamoli nel dettaglio.
Cecità volontaria (effetto struzzo)
Secondo questo effetto la mente tende a non riconoscere quello che potrebbe causare dolore e sconforto a livello psicologico. Per questo motivo essa tenderà ad ignorare ogni possibile fonte di tale dolore, ad esempio negando l’evidenza, asserendo che non è importante.
Regressione e paura della libertà
La libertà si presenta come un rischio e comporta l’assunzione di responsabilità. In molti invece desiderano ritornare alla comodità sottomessa dell’infanzia, dove l’adulto si prende cura del bambino e lo solleva dalle responsabilità. Accade quindi che molte persone si aspettano che lo Stato si prenda cura di loro.
Giustificazione del sistema
In molti pensano che sia praticamente impossibile che il sistema in cui sono cresciuti e da cui hanno tratto benefici possa causare danno. Si tende ad assumere che questo ponga sempre il nostro bene come assoluta priorità.
Gestione del terrore
L’idea della morte, o che la costruzione psicologica della propria realtà possa estinguersi, porta molte persone a chiudersi mentalmente e a diventare intolleranti verso le idee degli altri.
Conformismo
Si tende ad assumere che quello che fa la massa comportandosi in un dato modo, sia la cosa giusta da fare. “Se lo fanno gli altri, allora deve essere normale farlo”. Questa argomentazione risponde al terrore di essere ostracizzati, emarginati dal gruppo sociale.
Dissonanza cognitiva
Quando qualcosa non si allinea alle aspettative che un individuo ha del mondo e della realtà che lo circonda, questo causa tensione psicologica e si tende a minimizzare attraverso un meccanismo di difesa che porta al rifiuto ed alla negazione anche della realtà più evidente.
Pregiudizi di gruppo
In quanto animali sociali, molti tendono a rifiutare informazioni se queste entrano in conflitto con l’identità del gruppo sociale a cui si appartiene. “Se lo dicono gli altri, deve essere sicuramente sbagliato”. Questa posizione non può che polarizzare ancora i gruppi sociali.
Parsimonia cognitiva
In molti non hanno il tempo, l’energia e la volontà di processare nuove e più complesse informazioni che provengono dalla realtà circostante. Si preferisce quindi mantenere il proprio modo di pensare abitudinario.
Impotenza acquisita
In molti si autoconvincono (o sentono di essere) completamente impotenti rispetto alla propria condizione e per questo rinunciano ad ogni tentativo di modificare lo stato delle cose. Si diventa semplicemente passivi ed arrendevoli.
Autorità
Si tende a pensare implicitamente che chi occupa posizioni di comando o chi ha delle credenziali di autorità debba sapere necessariamente cosa fa, ovvero non possa sbagliare o cadere in errore. Ne consegue che l’individuo tenderà a seguire acriticamente le istruzioni e le regole imposte dall’autorità.
Il velo di Maya
I motivi sopra elencati sono dei veri e propri blocchi psicologici, dei “veli di Maya” come li avrebbe definiti il filosofo Arthur Schopenhauer, che impediscono di guardare oltre, di cogliere la realtà nella sua intima essenza, di svelare i meccanismi (a volte perversi) che muovono e controllano la società. I blocchi psicologici sono sapientemente innescati dal Potere con il fine di dividere la popolazione per meglio manipolarla e depotenziarla delle energie vitali.
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