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di Valentina Bennati
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STA ACCADENDO
UNA COSA MOLTO GRAVE: si stanno sconsigliando accertamenti diagnostici
preventivi potenzialmente in grado di salvare vite umane.
La
denuncia arriva dalla dottoressa Barbara Balanzoni medico anestesista
rianimatore e giurista che ha fatto un appello ai medici di base. Trascrivo buona parte dell’audio che si può ascoltare integralmente QUI:
“Stanno
giungendo lettere ai medici di base in cui è scritto cosa rispondere
ai pazienti che richiedono accertamenti o esami particolari
specificando che chi avanza queste richieste per tentare di eludere
l’obbligo vaccinale deve essere rimandato al mittente, quindi non devono
essere rilasciati questi certificati. Ebbene, lo dico ai medici di
base: nel momento in cui un paziente vi richiede un accertamento, ad
esempio sulla coagulazione, e Dio non voglia voi non fate il certificato
e questa persona muore per trombosi, la denuncia penale è certa. E
credo anche la condanna. Nel momento in cui un medico consiglia a un
ragazzo la vaccinazione e poi questo ragazzo muore per miocardite, anche
qui io credo che la famiglia farà denuncia penale.
Riflettete, ricordate chi siete, ricordate che cosa vi ha spinto a diventare medici e ricordate che le pressioni esterne non sono una scriminante davanti al giudici penale. Non solo non sono una scriminante, ma nel momento in cui si scopre, e lo si scopre, che volontariamente si è impedito di fare un accertamento che era dovuto, io dico che siamo oltre la colpa e cominciamo a essere nel dolo”.
Anche il Prof Paolo Bellavite, medico
ricercatore e docente di Patologia Generale presso la Scuola di Medicina
Omeopatica di Verona, ha sottolineato l’importanza dell’anamnesi
pre-vaccinale per chi decide di procedere all’inoculazione di
questi farmaci sperimentali. Sul suo canale telegram ha pubblicato,
esprimendo grosse perplessità, la Nota
della Direzione Generale della Regione Emilia Romagna che definisce non
opportuni i test sierologici prima e dopo la vaccinazione : in
pratica vi si legge che tali accertamenti diagnostici preventivi possono
essere fatti solo DOPO che la trombosi si è manifestata. “E’ una cosa di una gravità inaudita” – ha commentato Bellavite – “Opporsi
ad accertamenti diagnostici significa istigazione a delinquere. Non
credo che lo scudo penale targato Draghi-Cartabia salverebbe un medico
vaccinatore citato in giudizio dai parenti di un morto per trombosi,
infarto, o lesionato da ictus”.
Intervistato dal quotidiano online La Nuova BQ Bellavite ha confermato l’importanza di un’accurata anamnesi prevaccinale. “I trattamenti sanitari devono essere tarati sulle caratteristiche della persona” – dichiara Bellavite –
“Invece addirittura assistiamo alla vaccinazione senza criterio anche
di chi ha già avuto la malattia. È una cosa che non sta né in cielo né
in terra. Chi ha già avuto la malattia è già immune, ma intanto però si
prende i rischi del vaccino, che oltretutto sono maggiori proprio in chi
ha avuto la malattia naturale”. E conclude: “Stiamo andando
avanti alla cieca con una campagna portata avanti da un generale
all’interno di un sistema militarizzato che fa molte vittime. La
narrazione della guerra fa presa: in guerra molti soldati muoiono e le
morti sono considerate normali. Ma questa metafora bellica non fa parte
del linguaggio della medicina della complessità e dell’epidemiologia”.
Ritenere non necessari gli esami pre-vaccino è qualcosa di incomprensibile anche per il dottor Giuseppe Di Bella che ai microfoni di Radio Radio ha dichiarato: “Oggi ci sono analisi coagulative che possono essere utili per decidere consapevolmente prima della vaccinazione. Se un soggetto che già ha una fragilità cardiovascolare può avere un incremento di rischio con l’inoculazione di questi nuovi farmaci ovviamente vanno prese precauzioni. E’ compito del medico ridurre al massimo la sofferenza e la morte dei pazienti, valutare anche attraverso analisi se una persona è particolarmente predisposta a eventi gravi. Prima di fare una vaccinazione indiscriminata vanno studiati i soggetti a rischio, ci sono anche delle reazioni autoimmunitarie da valutare e va fatto uno studio approfondito dell’assetto emocoagulativo e cardiocircolatorio. Il numero di eventi avversi comincia a diventare importante a livello planetario e molti sono per cause cardiovascolari ed emocoagulative, si può fare qualcosa: emocromo, immunoelettroforesi, tipizzazione linfocitaria, eventuale presenza di autoanticorpi. Al momento tutto questo non si fa”.
COMICOST, Comitato per la difesa delle libertà costituzionali, ha elaborato e pubblicato un’ informativa diretta agli ordini professionali dei medici e ai medici di base evidenziando che “non
è tollerabile che, in una società libera e democratica, il Ministero
della salute e gli altri enti ad esso collegati impongano al medico di
base il divieto di prescrivere esami clinici finalizzati a stabilire se
un individuo debba essere o meno sottoposto alla cosiddetta vaccinazione
obbligatoria prevista da una norma unica al mondo”. “Tale Diktat” – si
legge – “contravviene alle più elementari regole della letteratura
medica”.
Il documento (35 pagine di
informazioni su SARS-CoV-2, fasi dell’infezione COVID-19, vaccini,
proteina spike, fenomeno dell’ADE, mancato rispetto delle regole sul
consenso informato e mancanza di presupposti per una sperimentazione di
massa) si conclude citando la legge italiana con il decreto legge 21 dicembre 2017 che, nell’ambito della sperimentazione clinica, riporta i principi dei trattati internazionali
sottolineando la prevalenza dei diritti, della sicurezza e del
benessere dei soggetti rispetto agli interessi della scienza e della
società. “Di conseguenza” – è scritto – “è
pieno diritto di ciascun individuo essere sottoposto ad accertamenti
clinici pre-vaccinali al fine di scongiurare qualsiasi pericolo per la
sua vita.”
COSI’ DUNQUE E’ secondo la legge nazionale e internazionale. CIO’ NONOSTANTE in
uno dei tanti gruppi di operatori sanitari che ultimamente si sono
moltiplicati sui vari social si leggono messaggi come questo:
“Buongiorno,
vorrei chiedere una informazione. Ho chiesto via mail un appuntamento
al mio medico di famiglia per effettuare degli accertamenti prima di
fare il vaccino (che non voglio fare assolutamente ma l’azienda per cui
lavoro sta facendo pressioni). La risposta del mio medico è stata che Il
CTS ha stabilito che non sono necessari esami pre-vaccino e quindi tali
accertamenti non sono a carico del SSN. La mia perplessità è…lo può fare? Ho
delle patologie che potrebbero mettermi a rischio con il vaccino e
considerando che la legge prevede che ci possa essere esenzione in
particolari casi se non permettono di fare accertamenti come si può
stabilire se si è esonerabili?”
Questo
orientamento di non far fare esami pre-vaccinali – e anzi addirittura
sconsigliarli – è incomprensibile ancor più dopo quanto stabilito dalla
Procura di Siracusa che ha
riconosciuto il nesso causale tra la morte del sottoufficiale della
marina Stefano Paternò e la circostanza che il militare fosse stato
vaccinato pur avendo sviluppato gli anticorpi per aver già precedentemente contratto l’infezione da SARS-CoV-2 in forma asintomatica.
Un test sierologico eseguito prima della vaccinazione avrebbe potuto evitare il drammatico epilogo.
EPPURE, sul portale del Ministero della Salute dedicato alle ‘Fake news’, SI LEGGE CHE “allo
stato attuale non risulta necessario fare test sierologici (test sul
sangue) per rilevare la presenza di anticorpi contro Sars-CoV-2 prima di
sottoporsi alla vaccinazione. I vaccini sono, infatti, indicati anche
per le persone che hanno già contratto il Covid-19 e che, dunque, hanno
sviluppato anticorpi”. CONCETTO, tra l’altro, RIBADITO anche nella Circolare del Ministero della Salute del 3 aprile 2021, dove viene sottolineato che, “come
da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione
di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei
confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini
del processo decisionale vaccinale”.
I risultati degli esami istologici condotti dai periti nominati dalla Procura di Siracusa hanno accertato la “presenza
di elevati livelli di IL-6, una citochina espressione dell’attivazione
di un processo infiammatorio intenso che appartiene alla manifestazione
clinica della malattia, nel periodo della cosiddetta tempesta
citochinica, ma che può appartenere alla sindrome post-vaccinica
denominata ADE (Antibody-dependent enhancement). Pertanto, presupponendo
l’ADE una eccessiva attivazione immunitaria, si è attivato un
meccanismo tale da condurre ad un danno tissutale polmonare con
l’evoluzione verso un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto,
cd. ARDS”. In pratica gli anticorpi che il militare aveva in
circolo perché aveva avuto il covid in modo asintomatico, insieme a
quelli del vaccino, avrebbero causato una reazione infiammatoria
esagerata che ha provocato lo stress respiratorio fatale.
INVECE, sempre nella sezione del Ministero della Salute dedicata alle ‘Fake news’ E’ SCRITTO: “Non
ci sono evidenze scientifiche che i vaccini anti Covid-19 inneschino
l’ADE, cioè l’ “Antibody Dependent Enhancement”, reazione per cui alcuni
anticorpi anziché bloccare un virus ne facilitano il suo ingresso nelle
cellule. I vaccini autorizzati dalle autorità competenti – EMA e AIFA
-, che sono attualmente in corso di somministrazione, fanno produrre
anticorpi in modo selettivo contro la proteina Spike presente sul
coronavirus e la loro azione è volta a bloccare l’ingresso del virus
nelle cellule. I vaccini, quindi, non possono determinare l’ADE né in
coloro che si vaccinano senza aver contratto l’infezione da nuovo
coronavirus, né nelle persone che si vaccinano dopo aver contratto
l’infezione”.
Di fronte a accadimenti che mettono fortemente in discussione informazioni già considerate come acquisite
UN VERO MEDICO si interroga, approfondisce, agisce secondo scienza e
coscienza perché ispira sempre la sua vocazione all’aiuto verso il
malato e alla salvezza della vita umana. UN VERO MEDICO non può
diventare un mero esecutore di indicazioni provenienti dall’ordine
professionale o da altre autorità quando ci sono dati che spingono a
riflettere e a fare considerazioni diverse.
D’ALTRO CANTO l’articolo 1 della legge 219/2017 sul consenso informato prevede che “Ogni
persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di
essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile
riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefìci e ai rischi degli
accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché
riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale
rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o
della rinuncia ai medesimi”. Ovvio che se non c’è la possibilità di
approfondire il proprio stato di salute perché la figura indicata dalla
stessa legge, ovvero il medico di medicina generale, si rifiuta di
prescrivere esami diagnostici, non si è messi nelle condizioni di
acquisire le informazioni necessarie per sottoscrivere il consenso
informato che è un atto dovuto e imprescindibe per poter ricevere un
trattamento sanitario.
Ecco che il medico che si rifiuta di consentire un approfondimento diagnostico, potrebbe allora essere diffidato, se non denunciato,
proprio perché si sta opponendo a qualcosa che la legge prevede debba
avvenire necessariamente (nel caso degli operatori sanitari si sta
frapponendo tra la legge e il soggetto obbligato impedendo di fatto a
quest’ultimo di ottemperare all’obbligo).
Tutto è complicato in questa assurda situazione che stiamo vivendo e ciò che ritenevamo ovvio, le libertà, non erano ovvietà.
I diritti andranno riconquistati giorno per giorno insieme agli avvocati che già in questo periodo si sono esposti. Sperando in una magistratura integra e sopra le parti.
Sarà possibile?
Dobbiamo provarci.
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