venerdì 2 luglio 2021

Accertamenti pre-vaccinali: potrebbero salvare vite, ma sono sconsigliati

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di Valentina Bennati
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STA ACCADENDO UNA COSA MOLTO GRAVE: si stanno sconsigliando accertamenti diagnostici preventivi potenzialmente in grado di salvare vite umane.
La denuncia arriva dalla dottoressa Barbara Balanzoni medico anestesista rianimatore e giurista che ha fatto un appello ai medici di base. Trascrivo buona parte dell’audio che si può ascoltare integralmente QUI:
“Stanno giungendo lettere ai medici di base in cui è scritto cosa rispondere  ai pazienti che richiedono accertamenti o esami particolari specificando che chi avanza queste richieste per tentare di eludere l’obbligo vaccinale deve essere rimandato al mittente, quindi non devono essere rilasciati questi certificati. Ebbene, lo dico ai medici di base: nel momento in cui un paziente vi richiede un accertamento, ad esempio sulla coagulazione, e Dio non voglia voi non fate il certificato e questa persona muore per trombosi, la denuncia penale è certa. E credo anche  la condanna. Nel momento in cui un medico consiglia a un ragazzo la vaccinazione e poi questo ragazzo muore per miocardite, anche qui io credo che la famiglia farà denuncia penale.

Si tratta di capire da che parte si vuole stare, mi rendo conto della difficoltà del momento, ma non ci si può voltare dall’altra parte, la libertà dell’arte medica è protetta in Costituzione all’articolo 33 e il medico non può farsi dirigere da nessuno. E quando dico nessuno intendo soprattutto la politica e comunque da nessuno. Quindi se abbiamo tra di noi dei nuovi Mengele che pensano di venirci a dire come si lavora e noi soccombiamo e, quindi, semplicemente per non avere problemi diamo retta, dobbiamo ricordarci che la persona che viene lesionata/muore a seguito di qualcosa che noi avremmo potuto impedire, ecco che ‘noi avremmo potuto’ diventa un ‘noi avremmo dovuto’ perché giuridicamente c’è questo obbligo.
Riflettete, ricordate chi siete, ricordate che cosa vi ha spinto a diventare medici e ricordate che le pressioni esterne non sono una scriminante davanti al giudici penale. Non solo non sono una scriminante, ma nel momento in cui si scopre, e lo si scopre, che volontariamente si è impedito di fare un accertamento che era dovuto, io dico che siamo oltre la colpa e cominciamo a essere nel dolo”.

 

Anche il Prof Paolo Bellavite, medico ricercatore e docente di Patologia Generale presso la Scuola di Medicina Omeopatica di Verona, ha sottolineato l’importanza dell’anamnesi pre-vaccinale per chi decide di procedere all’inoculazione di questi farmaci sperimentali. Sul suo canale telegram ha pubblicato, esprimendo grosse perplessità, la Nota della Direzione Generale della Regione Emilia Romagna che definisce non opportuni i test sierologici prima e dopo la vaccinazione : in pratica vi si legge che tali accertamenti diagnostici preventivi possono essere fatti solo DOPO che la trombosi si è manifestata. “E’ una cosa di una gravità inaudita” – ha commentato Bellavite – “Opporsi ad accertamenti diagnostici significa istigazione a delinquere. Non credo che lo scudo penale targato Draghi-Cartabia salverebbe un medico vaccinatore citato in giudizio dai parenti di un morto per trombosi, infarto, o lesionato da ictus”.
Intervistato dal quotidiano online La Nuova BQ Bellavite ha confermato l’importanza di  un’accurata anamnesi prevaccinale. “I trattamenti sanitari devono essere tarati sulle caratteristiche della persona” – dichiara Bellavite – “Invece addirittura assistiamo alla vaccinazione senza criterio anche di chi ha già avuto la malattia. È una cosa che non sta né in cielo né in terra. Chi ha già avuto la malattia è già immune, ma intanto però si prende i rischi del vaccino, che oltretutto sono maggiori proprio in chi ha avuto la malattia naturale”. E conclude: “Stiamo andando avanti alla cieca con una campagna portata avanti da un generale all’interno di un sistema militarizzato che fa molte vittime. La narrazione della guerra fa presa: in guerra molti soldati muoiono e le morti sono considerate normali. Ma questa metafora bellica non fa parte del linguaggio della medicina della complessità e dell’epidemiologia”.

 

Ritenere non necessari gli esami pre-vaccino è qualcosa di incomprensibile anche per il dottor Giuseppe Di Bella che ai microfoni di Radio Radio ha dichiarato: “Oggi ci sono analisi coagulative che possono essere utili per decidere consapevolmente prima della vaccinazione. Se un soggetto che già ha una fragilità cardiovascolare può avere un incremento di rischio con l’inoculazione di questi nuovi farmaci ovviamente vanno prese precauzioni. E’ compito del medico ridurre al massimo la sofferenza e la morte dei pazienti, valutare anche attraverso analisi se una persona è particolarmente predisposta a eventi gravi. Prima di fare una vaccinazione indiscriminata vanno studiati i soggetti a rischio, ci sono anche delle reazioni autoimmunitarie da valutare e va fatto uno studio approfondito dell’assetto emocoagulativo e cardiocircolatorio. Il numero di eventi avversi comincia a diventare importante a livello planetario e molti sono per cause cardiovascolari ed emocoagulative, si può fare qualcosa: emocromo, immunoelettroforesi, tipizzazione linfocitaria, eventuale presenza di autoanticorpi. Al momento tutto questo non si fa”.

 

COMICOST, Comitato per la difesa delle libertà costituzionali,  ha elaborato e pubblicato un’ informativa diretta agli ordini professionali dei medici e ai medici di base  evidenziando che “non è tollerabile che, in una società libera e democratica, il Ministero della salute e gli altri enti ad esso collegati impongano al medico di base il divieto di prescrivere esami clinici finalizzati a stabilire se un individuo debba essere o meno sottoposto alla cosiddetta vaccinazione obbligatoria prevista da una norma unica al mondo”. “Tale Diktat” – si legge  –  “contravviene alle più elementari regole della letteratura medica”.
Il documento (35 pagine di informazioni su SARS-CoV-2, fasi dell’infezione  COVID-19, vaccini, proteina spike, fenomeno dell’ADE, mancato rispetto delle regole sul consenso informato e mancanza di presupposti per una sperimentazione di massa) si conclude citando la legge italiana con il decreto legge 21 dicembre 2017 che, nell’ambito della sperimentazione clinica, riporta i principi dei trattati internazionali sottolineando la prevalenza dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti rispetto agli interessi della scienza e della società. “Di conseguenza” –  è scritto – “è pieno diritto di ciascun individuo essere sottoposto ad accertamenti clinici pre-vaccinali al fine di scongiurare qualsiasi pericolo per la sua vita.”

 

COSI’ DUNQUE E’ secondo la legge nazionale e internazionale. CIO’ NONOSTANTE in uno dei tanti gruppi di operatori sanitari che ultimamente si sono moltiplicati sui vari social si leggono messaggi come questo:
“Buongiorno, vorrei chiedere una informazione. Ho chiesto via mail un appuntamento al mio medico di famiglia per effettuare degli accertamenti prima di fare il vaccino (che non voglio fare assolutamente ma l’azienda per cui lavoro sta facendo pressioni). La risposta del mio medico è stata che Il CTS ha stabilito che non sono necessari esami pre-vaccino e quindi tali accertamenti non sono a carico del SSN. La mia perplessità è…lo può fare? Ho delle patologie che potrebbero mettermi a rischio con il vaccino e considerando che la legge prevede che ci possa essere esenzione in particolari casi se non permettono di fare accertamenti come si può stabilire se si è esonerabili?”

 

Questo orientamento di non far fare esami pre-vaccinali – e anzi addirittura sconsigliarli – è incomprensibile ancor più dopo quanto stabilito dalla Procura di Siracusa che ha riconosciuto il nesso causale tra la morte del sottoufficiale della marina Stefano Paternò e la circostanza che il militare fosse stato vaccinato pur avendo sviluppato gli anticorpi per aver già precedentemente contratto l’infezione da SARS-CoV-2 in forma asintomatica.
Un test sierologico eseguito prima della vaccinazione avrebbe potuto evitare il drammatico epilogo.
EPPURE, sul portale del Ministero della Salute dedicato alle ‘Fake news’, SI LEGGE CHE “allo stato attuale non risulta necessario fare test sierologici (test sul sangue) per rilevare la presenza di anticorpi contro Sars-CoV-2 prima di sottoporsi alla vaccinazione. I vaccini sono, infatti, indicati anche per le persone che hanno già contratto il Covid-19 e che, dunque, hanno sviluppato anticorpi”. CONCETTO, tra l’altro, RIBADITO anche nella Circolare del Ministero della Salute del 3 aprile 2021, dove viene sottolineato che, “come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale”.
I risultati degli esami istologici condotti dai periti nominati dalla Procura di Siracusa hanno accertato la “presenza di elevati livelli di IL-6, una citochina espressione dell’attivazione di un processo infiammatorio intenso che appartiene alla manifestazione clinica della malattia, nel periodo della cosiddetta tempesta citochinica, ma che può appartenere alla sindrome post-vaccinica denominata ADE (Antibody-dependent enhancement). Pertanto, presupponendo l’ADE una eccessiva attivazione immunitaria, si è attivato un meccanismo tale da condurre ad un danno tissutale polmonare con l’evoluzione verso un quadro di sindrome da distress respiratorio acuto, cd. ARDS”. In pratica gli anticorpi che il militare aveva in circolo perché aveva avuto il covid in modo asintomatico, insieme a quelli del vaccino, avrebbero causato una reazione infiammatoria esagerata che ha provocato lo stress respiratorio fatale.
INVECE, sempre nella sezione del Ministero della Salute dedicata alle ‘Fake news’  E’ SCRITTO: “Non ci sono evidenze scientifiche che i vaccini anti Covid-19 inneschino l’ADE, cioè l’ “Antibody Dependent Enhancement”, reazione per cui alcuni anticorpi anziché bloccare un virus ne facilitano il suo ingresso nelle cellule. I vaccini autorizzati dalle autorità competenti – EMA e AIFA -, che sono attualmente in corso di somministrazione, fanno produrre anticorpi in modo selettivo contro la proteina Spike presente sul coronavirus e la loro azione è volta a bloccare l’ingresso del virus nelle cellule. I vaccini, quindi, non possono determinare l’ADE né in coloro che si vaccinano senza aver contratto l’infezione da nuovo coronavirus, né nelle persone che si vaccinano dopo aver contratto l’infezione”.

 

Di fronte a accadimenti che mettono fortemente in discussione informazioni già considerate come acquisite UN VERO MEDICO si interroga, approfondisce, agisce secondo scienza e coscienza perché ispira sempre la sua vocazione all’aiuto verso il malato e alla salvezza della vita umana. UN VERO MEDICO non può diventare un mero esecutore di indicazioni provenienti dall’ordine professionale o da altre autorità quando ci sono dati che spingono a riflettere e a fare considerazioni diverse.
D’ALTRO CANTO l’articolo 1 della legge 219/2017 sul consenso informato prevede che “Ogni persona ha il diritto di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefìci e ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o della rinuncia ai medesimi”. Ovvio che se non c’è la possibilità di approfondire il proprio stato di salute perché la figura indicata dalla stessa legge, ovvero il medico di medicina generale, si rifiuta di prescrivere esami diagnostici, non si è messi nelle condizioni di acquisire le informazioni necessarie per sottoscrivere il consenso informato che è un atto dovuto e imprescindibe per poter ricevere un trattamento sanitario.
Ecco che il medico che si rifiuta di consentire un approfondimento diagnostico, potrebbe allora essere diffidato, se non denunciato, proprio perché si sta opponendo a qualcosa che la legge prevede debba avvenire necessariamente (nel caso degli operatori sanitari si sta frapponendo tra la legge e il soggetto obbligato impedendo di fatto a quest’ultimo di ottemperare all’obbligo).

 

Tutto è complicato in questa assurda situazione che stiamo vivendo e ciò che ritenevamo ovvio, le libertà, non erano ovvietà.
I diritti andranno riconquistati giorno per giorno insieme agli avvocati che già in questo periodo si sono esposti. Sperando in una magistratura integra e sopra le parti.
Sarà possibile?
Dobbiamo provarci.

 


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