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In occasione del 25 aprile pubblichiamo, per la prima volta disponibile su internet in italiano, ampi estratti da una lettera di Lev Trotsky del 1931 a un militante inglese dove ragiona sulla questione del fascismo, come si è storicamente distinto da una generale politica di destra: spunti di riflessione politica validi anche oggi per pensare una strategia precisa contro le varie politiche reazionarie e oppressive che cercano in ogni modo di impedire una possibile rivoluzione sociale.
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Cos’è il fascismo? Il nome è nato in Italia. Tutte le forme di dittatura controrivoluzionaria erano fasciste o no? Cioè prima dell’avvento del fascismo in Italia.
L’ex dittatura in Spagna, di Primo de Rivera, viene chiamata dal Comintern [l’Internazionale Comunista burocratizzata di Stalin, ndr] dittatura fascista. È corretto o no? Noi crediamo che non sia corretto.
Il movimento fascista in Italia è stato un movimento spontaneo di grandi masse, con nuovi dirigenti provenienti dalla base. È un movimento di origine plebea, diretto e finanziato dai grandi poteri capitalistici. Nasce dalla piccola borghesia, dal sottoproletariato dei bassifondi e anche, in una certa misura, dalle masse proletarie, Mussolini, ex socialista, è un “self-made man” nato da questo movimento.
Primo de Rivera era un aristocratico. Occupava un’alta carica militare e burocratica, ed era governatore capo della Catalogna. Compì il suo rovesciamento con le forze statali e militari. Le dittature della Spagna e dell’Italia sono due forme totalmente diverse di dittatura [Trotsky parla della Spagna prima della guerra civile, ndr]. È necessario distinguerle. Mussolini ebbe grandi difficoltà a conciliare molte vecchie istituzioni militari con la milizia fascista. Questo problema non esisteva per Primo de Rivera.
Il movimento in Germania è analogo soprattutto al movimento italiano. È un movimento di massa, con i suoi leader che impiegano molta demagogia socialista. Questo è necessario per la creazione del movimento di massa.
La vera base è la piccola borghesia. In Italia è una base molto grande – la piccola borghesia delle città e i contadini. Anche in Germania c’è una grande base per il fascismo. In Inghilterra c’è meno di questa base, perché il proletariato è la stragrande maggioranza della popolazione: lo strato contadino o agricolo sono solo una parte insignificante.
Si può dire, ed è vero in una certa misura, che la nuova classe media, i funzionari dello Stato, gli amministratori privati, ecc. ecc. possono costituire una tale base. Ma questa è una nuova questione che deve essere analizzata. Si tratta di una supposizione. È necessario analizzare proprio ciò che sarà. Bisogna prevedere che il movimento fascista cresca da questo o quell’elemento. Ma questa è solo una prospettiva controllata dagli eventi. Non sto affermando che sia impossibile che un movimento fascista si sviluppi in Inghilterra o che un Mosley o qualcun altro diventi un dittatore. Questa è una questione che riguarda il futuro. È una possibilità inverosimile.
Parlarne ora come di un pericolo imminente non è una prognosi ma una semplice profezia. Per essere in grado di prevedere qualcosa nella direzione del fascismo, è necessario avere una definizione di questa idea. Che cos’è il fascismo? Qual è la sua base, la sua forma e le sue caratteristiche? Come si svolgerà il suo sviluppo?
Si tratta di mostrare ai compagni inglesi che la questione non è semplice. È necessario procedere in modo scientifico e marxiano.
Ora un’altra domanda. Naturalmente, è importante che vi occupiate degli elementi isolati dell’opposizione di sinistra, ma non è meno importante prestare molta attenzione a ciò che avviene nel Partito Comunista, nell’Indipendent Labour Party e nel Labour Party. Le prime scosse o il terremoto devono aver prodotto crepe molto grandi nel muro della casa, e i bolscevichi-leninisti possono ottenere un’influenza tra una grande sezione del movimento operaio. È necessario rivolgere la vostra attenzione non solo alla nostra piccola sezione ma a tutto ciò che sta accadendo in questo grande organismo.
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Kadikoy, 15 novembre, 1931 Lev Trotsky
Pubblicata per la prima volta su The Militant, Vol. V No. 3 (Whole No. 99), 16 gennaio 1932, p. 4. Traduzione da Marxists Internet Archive.
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