giovedì 29 aprile 2021

MICROCHIP SOTTO-PELLE ANTI-COVID. Il Pentagono svela il Gel Iniettabile, finanziato da Obama… Per controllarci!

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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

Fonte originale: reportage del ciclo WuhanGates pubblicato su Gospa News

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Il colonnello in pensione Matt Hepburn, un medico delle malattie infettive dell’esercito che ha guidato la risposta della DARPA alla pandemia, ha mostrato al team della trasmissione d’inchiesta CBS “60 Minutes” di domenica sera un gel simile a un tessuto, progettato per testare continuamente il tuo sangue. Il gel verde, mostrato ai giornalisti in laboratorio, contiene un microchip che rileva quando il corpo è infetto, ha spiegato al reporter come riferito dal Daily Mail, da Russia Today e da molti altri media internazionali.

«Gli scienziati del Pentagono che lavorano all’interno di un’unità segreta istituita al culmine della Guerra Fredda hanno creato un microchip da inserire sotto la pelle, che rileverà l’infezione da COVID-19, e un filtro rivoluzionario in grado di rimuovere il virus dal sangue quando attaccato a una macchina per dialisi – ha scritto Harriet Alexander sul quotidiano britannico Daily Mail – Il team della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) lavora da anni per prevenire e porre fine alle pandemie. Valutano i problemi e escogitano soluzioni ingegnose, che a volte appaiono più da un romanzo di fantascienza che da un laboratorio funzionante».

«Il microchip susciterà sicuramente preoccupazioni tra alcuni su un’agenzia governativa che impianta un microchip in un cittadino. I funzionari che hanno parlato con il team di 60 Minutes hanno detto che il Pentagono non sta cercando di monitorare ogni tua mossa» ha aggiunto il giornalista anticipando le preoccupazioni della gente che immagina l’utilizzo del bio-sensore destinato ai militari ma poi anche alla popolazione.

 L’ex colonnello Matt Hepburn mostra ai giornalisti della CBS il “gel verde” del microchip sviluppato da DARPA

“Lo metti sotto la pelle e quello che ti dice è che ci sono reazioni chimiche in corso all’interno del corpo, e quel segnale significa che domani avrai sintomi. È come una spia del”motore di controllo”, ha spiegato l’ex ufficiale sostenendo che i ricercatori DARPA stati ispirati dalla lotta per arginare la diffusione del virus a bordo della USS Theodore Roosevelt, dove 1.271 membri dell’equipaggio sono risultati positivi al coronavirus. “I marinai ricevevamo il segnale, quindi si auto-somministrano un prelievo di sangue e si sottopongono a test sul posto. Possiamo avere quell’informazione in tre o cinque minuti. Mentre accorciate quel tempo, mentre diagnosticate e trattate, quello che fate è fermare l’infezione sul nascere.”

Ha aggiunto Hepburn affermando che il test del biosensore è ormai in una fase avanzata di sperimentazione, alla stregua del prodigioso filtro che dovrebbe servire per la pulizia del sangue: una sorta di emodialisi, una delle tipologie di dialisi cui devono sottoporsi i pazienti affetti da insufficienza renale.

 Il quartier generale dell’agenzia DARPA ad Arlingotn (Virginia, USA)

«È probabile che le truppe siano molto scettiche sulla nuova invenzione. A febbraio, il New York Times ha riferito che un terzo delle truppe ha rifiutato di prendere il vaccino, avvistando preoccupazioni che il vaccino contenga un microchip ideato per monitorare i destinatari, che disabiliterà permanentemente il sistema immunitario del corpo o che sia una qualche forma di governo controllo» scrive ancora il giornalista Alexander sul Daily Mail. Egli paventa cioè l’incubo peggiore di chi continua a nutrire il sospetto che la pandemia sia stata pianificata da decenni, come sostiene l’avvocato dei diritti umani Robert F. Kennedy jr, figlio dell’omonimo procuratore generale USA e nipote del presidente JFK, entrambi assassinati in circostanze ancora misteriose con la complicità del cosiddetto Deep State.

L’apprensione è più che legittima visto che lo studio del microchip portato avanti dall’americana Profusa Corporation della Silicon Valley, come svelato dalla rivista specialistica militare Defense One nel marzo 2020, non è un progetto sviluppato di recente ma risale addirittura all’amministrazione di Barack Obama e fu portato avanti in collaborazione con l’Università della California di San Francisco negli stessi anni in cui la North Carolina University, all’interno dei proprio laboratori di biosicurezza 3-4 a Chapel Hill, sviluppava i supervirus chimerici basati sui coronavirus dei pipistrelli cinesi a ferro di cavallo in collaborazione con gli scienziati del Wuhan Institute of Virology.

Quegli agenti patogeni artificiali, potenziati con il Guadagno di Funzione per incrementarne la carica virale (in una strategia simile a quella dell’arricchimento dell’uranio per le armi nucleari), furono sviluppati in una finalità “dual use” ovvero bio-arma e vaccino, attraverso la combinazione di materiale genetico infettato con HIV per creare un ricombinante vettoriale basato sui SARS del 2003 e MERS del 2012. Ciò divenne molto sospetto quando alcuni scienziati indiani prima, il virologo francesce Luc Montagnier e il bio-ingegnere Pierre Bricage (consulente Nato) confermarono la presenza di sequenze del virus dell’HIV/AIDS nel nuovo ceppo di coronavirus SARS-Cov-2 che ha scatenato la pandemia della malattia COVID-19.

Come evidenziato da un vecchio aricolo del giornale specialistico MedDevice nel 2016, in prossimità della scadenza del suo mandato, durante l’amministrazione Obama-Biden, l’agenzia DARPA, che nel 2014 aveva inaugurato il proprio Biological Technologies Office (BTO), finanziò con ben $7,5 milioni il progetto di Profusa condotto dal ricercatore Tejal Desai insieme al Dipartimento di Bioingegneria e Scienze Terapeutiche (BTS) dell’Institute for Global Health Sciences dell’Università della California.

IL PROGETTO PROFUSA DEL 2012-2016

«La tecnologia fa parte di un cambio di paradigma da pannelli di analisi del sangue point-in-time al monitoraggio continuo, ha affermato Ben Hwang, CEO di Profusa.Il biosensore è lungo circa 3-5 millimetri e ha un diametro di 500 micron e viene iniettato nel tessuto appena sotto la pelle. Il suo “gel intelligente” poroso è strutturalmente simile al microambiente delle cellule ed emette segnali fluorescenti in presenza di più sostanze chimiche del corpo, come glucosio, ossigeno, ioni, lattato, urea e altri biomarcatori. Fondamentale per la sua differenziazione da una tecnologia simile, l’impianto è stato progettato per superare “la risposta del corpo estraneo”, perché non utilizza alcun metallo o elettronica. Pur evitando l’infiammazione e il rigetto dei tessuti, il dispositivo può rimanere in posizione e raccogliere dati per oltre due anni, secondo il sito web di Profusa» scrisse Suzanne Hodsden il 14 luglio 2016.

 La scheda del progetto Profusa sul sensore impiantatile sviluppato tra il 2012 ed il 2016

«Un dispositivo di generazione precedente che utilizza la tecnologia Profusa, chiamato Lumee Oxygen Sensing System, è stato progettato per rilevare i livelli di ossigeno nei tessuti, rispetto ai dispositivi esistenti che controllano i livelli di ossigeno nel sangue. Questo monitoraggio localizzato affronta un’esigenza precedentemente insoddisfatta nel trattamento della malattia dell’arteria periferica (PAD) e attualmente è in attesa di un marchio CE per entrare nel mercato europeo alla fine del 2016. Dalla sua fondazione nel 2009, Profusa ha ricevuto numerosi premi, sovvenzioni e investimenti sia pubblici che privati, tra cui un recente Edison Silver Award nella categoria indossabili e sensori ad aprile. Profusa ha anche ricevuto una sovvenzione di $ 1,75 milioni dal National Institutes of Health (NIH) per ulteriori studi clinici con la tecnologia Lumee e pazienti con PAD. La sovvenzione di 7,5 milioni di dollari da DARPA supporta l’ulteriore sviluppo della tecnologia come un modo per monitorare i segni di salute dei soldati sul campo per una maggiore efficienza della missione».

 Le dimensioni del microchip in un dito

«Il Dipartimento della Difesa sta contribuendo a finanziare un nuovo studio per determinare se un biosensore sotto la pelle può aiutare i tracker a tenere il passo, rilevando infezioni simili all’influenza anche prima che i loro sintomi inizino a manifestarsi. Il suo produttore, Profusa, afferma che il sensore è sulla buona strada per provare l’approvazione della FDA entro l’inizio del prossimo anno.Il sensore ha due parti. Uno è una stringa di 3 mm di hidrogel, un materiale la cui rete di catene polimeriche viene utilizzata in alcune lenti a contatto e altri impianti. Inserito sotto la pelle con una siringa, il filo include una molecola appositamente progettata che invia un segnale fluorescente all’esterno del corpo quando il corpo inizia a combattere un’infezione. L’altra parte è un componente elettronico attaccato alla pelle. Invia luce attraverso la pelle, rileva il segnale fluorescente e genera un altro segnale che chi lo indossa può inviare a un medico, a un sito Web, ecc. È come un laboratorio di sangue sulla pelle che può rilevare la risposta del corpo alla malattia prima della presenza di altri sintomi, come la tosse» ha invece specificato Patrick Tucker su Defense One nel marzo scorso.

«L’annuncio arriva mentre gli Stati Uniti sono alle prese con COVID-19, una malattia respiratoria che può presentarsi in sintomi simil-influenzali come tosse e mancanza di respiro. L’esercito sta assumendo un ruolo di primo piano nella ricerca sui vaccini, ha detto lunedì ai giornalisti al Pentagono il presidente del Joint Chiefs of Staff Gen. Mark Milley. “I nostri laboratori di ricerca militare stanno lavorando febbrilmente per cercare di inventare un vaccino. Quindi vedremo come si svilupperà nei prossimi due mesi “, aveva detto Milley».

DARPA, BILL GATES & BIG PHARMA

Dell’hydrogel intelligente nel settembre scorso scrisse anche il giornalista italiano Maurizio Blondet evidenziando un aspetto curioso. «Apprendiamo che a inventare e produrre  il bio-sensore in gelatina la società di  Sylicon Valley, Profusa , finanziata e controllata insieme dal Dipartimento Difesa (Pentagono, tramite  DARPA) e dalla  Fondazione Bill e Melinda Gates  con una borsa di studio speciale. La borsa di studio Bill and Melinda Gates Foundation   parla infatti dello sviluppo di  “Sensori  impiantabili multi-analitici  per il monitoraggio continuo delle sostanze chimiche del corpo”». Ad onor del vero non siamo riuscita a rintracciare quella Borsa di Studio, magari svanita dal web dopo gli articoli sul microchip di Gates (che è un’altra cosa ancora più inquietante di cui parleremo in un’altra inchiesta).

Ma i legami tra Gates, megadonor del Democratic Party, e l’agenzia del Pentagono DARPA sono di antica data e si sono stretti ancor di più durante l’amministrazione Obama! (leggi tutto…)

L’INCHIESTA INTEGRALE PROSEGUE SU GOSPA NEWS

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