lunedì 26 aprile 2021

IL RITORNO DELLA RIFORMA FORNERO: IL PRIMO EFFETTO DEL RECOVERY FUND

 https://www.byoblu.com/

IL RITORNO DELLA RIFORMA FORNERO: IL PRIMO EFFETTO DEL RECOVERY FUND

I soldi del Recovery Fund non sono ancora arrivati e non si sa ancora quando arriveranno, ma intanto l’Italia sembra essere costretta a pagare i primi prezzi per avere questi fondi europei.

Il PNRR che boccia Quota 100

Nel testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato al Consiglio dei Ministri e trasmesso al Parlamento sembra esserci infatti un’importante novità per quel che riguarda le pensioni. Nel Recovery Plan non compare più infatti Quota 100 come regime per regolare le pensioni che dovrebbe essere accantonata definitivamente il 1 gennaio 2022.

Si torna quindi all’impianto stabilito dalla riforma firmata Elsa Fornero, che prevede l’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni. Età che potrà essere addirittura allungata nel caso in cui l’aspettativa di vita italiana dovesse salire. In sostanza più si vive e più si dovrà lavorare.

Le raccomandazioni della Commissione europea

Il ritorno alla riforma Fornero è la conferma dell’esistenza di rigidissime condizionalità a cui saranno sottoposti i fondi europei del Recovery Fund. Condizionalità che erano state esplicitate nel documento della Commissione europea denominato “Country Specific Reccomendations“. In quel documento si criticava aspramente l’impostazione di Quota 100.

Il bilancio 2019 e il decreto legge di attuazione del nuovo regime di pensionamento anticipato del gennaio 2019 tornano indietro su elementi delle precedenti riforme delle pensioni, aggravando la sostenibilità a medio termine delle finanze pubbliche.

Al fine di limitare l’aumento della spesa per le pensioni, dovrebbero essere pienamente attuate le già previste riforme pensionistiche volte a ridurre le passività implicite derivanti dall’invecchiamento della popolazione.

Così si legge nel documento della Commissione europea. Il Recovery Fund sembra quindi essere legato a doppio filo alla reintroduzione di pesanti politiche di austerità. Questo perché secondo la Commissione l’emergenza sanitaria sarebbe nella sua fase conclusiva e una volta terminata gli Stati membri dovrebbero ridurre il debito pubblico il prima possibile.

L’avvertimento di Bloomberg

Un avvertimento confermato sulle pagine di Bloomberg, una delle principali riviste finanziarie del mondo. “I Paesi più indebitati d’Europa non sono pronti per la realtà del mercato“. Gli analisti di Bloomberg sostengono che la fazione tedesca della Banca Centrale europea stia spingendo per interrompere entro settembre il programma di aiuti per gli Stati membri, il Pandemic Emergency Purchase Programme, con cui la BCE dovrebbe arrivare ad acquistare titoli dei Paesi membri per oltre 900 miliardi di euro.

L’interruzione del PEPP avrebbe come conseguenza l’innalzamento immediato dei tassi di interesse dei titoli di Stato, facendo tornare l’incubo della crisi dei debiti sovrani come nel 2011, con la minaccia dello spread. E a tutto questo, anche secondo gli analisti di Bloomberg, bisognerebbe aggiungere il graduale ritorno alle regole di stabilità finanziaria dell’Unione europea. in una parola austerità.

Il Recovery Fund era stato presentato dalla stampa generalista come lo strumento che avrebbe aperto le porte ad una nuova Europa, più giusta e solidale. Sembra invece che si sia trattato di un gigantesco bluff per nascondere la solita gabbia europea.

 

Nessun commento:

Posta un commento