«La cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, di fatto, si sostanzia in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione che si incentra sull'allargamento del territorio di competenza di alcune grandi aziende multiservizio quotate in Borsa che gestiscono i fondamentali servizi pubblici a rete (acqua, rifiuti, luce e gas) assumendo un ruolo monopolistico in dimensioni territoriali significativamente ampie»: così il Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua, che avanza le proprie proposte alternative perché «l'acqua torni a essere veramente un bene comune».
«La cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, di fatto, si sostanzia in una vera e propria strategia di rilancio dei processi di privatizzazione»: così il Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua, che avanza le proprie proposte alternative perché «l'acqua torni a essere veramente un bene comune».
terranuova.it
«Nello specifico, il Sud Italia viene individuato come la “nuova frontiera”per
l'espansione di questa tipologia di aziende che di norma vengono
identificate come gestori “efficienti” ma che in realtà risultano tali
solo nel garantire la massimizzazione dei profitti mediante processi
finanziari - prosegue il Forum dell'Acqua - Evidenziamo come nel Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza la cifra “reale” di investimenti aggiuntivi dedicati alla risorsa idrica e agli interventi per il riassetto idrogeologico pari a circa 4 mld. di € è del tutto insufficiente».
Il
documento diffuso dal Forum dei Movimenti per l'Acqua prosegue
affermando: «Ribadiamo la nostra critica all'attuale sistema di gestione
privatistico del servizio idrico e riportiamo in questo documento
analisi e dati che ne dimostrano il fallimento anche rispetto
all'attività regolatoria svolta da ARERA.
- 2 mld di € per la ripubblicizzazione del servizio idrico, da utilizzare nel primo anno di intervento;
- 7,5 mld. di € (cui aggiungere risorse provenienti dai soggetti gestori per circa ulteriori 2,5 mld) per la ristrutturazione delle reti idriche;
- 26 mld. di € (di cui 50% provenienti dal Recovery Plan e il restante 50% da ulteriori fonti di entrata) per il riassetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio».
A titolo esemplificativo il Forum propone le seguenti altri fonti:
- applicazione più onerosa del principio “chi inquina paga”;
- aggiungere una quota ad hoc del canone di concessione per il prelievo delle acque minerali e di sorgente destinate all’imbottigliamento;
- patrimoniale;
- eliminazione sussidi ambientalmente dannosi (SAD).
Nessun commento:
Posta un commento