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La barbarie della società autoproclamatasi “civile” in cui viviamo è racchiusa in questa domanda che siamo costretti a porci.
I vaccini sono una delle più grandi conquiste dell’uomo, perché hanno, in buona parte, contribuito (considerando la mortalità infantile) a quasi raddoppiare l’aspettativa di vita degli esseri umani in tempi, evoluzionisticamente parlando, incredibilmente brevi. Nessuna specie vivente a noi conosciuta è riuscita in un impresa simile.
Oggi siamo costretti nel nome del profitto a dover dubitare anche delle più grandi conquiste dell’uomo.
Un vaccino da “salva vita” diventa un enorme salvadanaio in mano a case farmaceutiche che in nome dell’emergenza sanitaria fanno affari d’oro e firmano sottobanco accordi di impunità penale e civile qualora il loro preziosissimo “prodotto” si riveli inefficace o addirittura dannoso.
Guadagni ed impunità assicurati non possono non destare legittimi sospetti. Va da se che chi prima mette sul mercato più guadagna, e non dovendo nemmeno rispondere di eventuali conseguenze non è molto incentivato a perdere tempo per produrre un vaccino “sicuro”.
E allora che fare?
La questione non può essere “vaccino si” o “vaccino no”, perché dubitare dei vaccini equivale a dubitare della nostra stessa esistenza e di tutte le malattie che in passato sono state sconfitte grazie ai vaccini.
Il covid-2 lo sapevamo dall’inizio che solo col vaccino avremmo potuto sconfiggerlo, e nel frattempo ci siamo accontentati di sacrificare le “categorie a rischio”, perché tanto la maggioranza non ne fa parte e si sa come funzionano le democrazie: la maggioranza decide per tutti; chi ha il potere, di volta in volta, a seconda della convenienza, decide quale minoranza è sacrificabile per non si sa quale bene collettivo.
Una volta è un’etnia, un’altra sono i migranti, oggi gli immunodepressi, ma c’è una cosa che “stranamente” accomuna tutte le minoranze: la classe sociale.
Abbiamo tutti visto come il modello della sanità privata americana ha miseramente fallito già prima dell’emergenza covid, e come il “nostro” modello “para-privato” lombardo è crollato a poche settimane dall’inizio della pandemia [«Quando una struttura sanitaria che dovrebbe essere ospitale con chi soffre diventa un’azienda in cui si gioca con i rimborsi e il pagamento a prestazione, si mette in atto un crimine sociale», Gino Strada].
Tutti sanno che il problema è quello ma si guarda altrove.
Si è addirittura capito col ponte Morandi che le grandi opere e la loro sicurezza non possono essere affidate ai privati, anche se non ci voleva il crollo di un ponte per capire che interessi e sicurezza non possono andare d’accordo.
Allora perché si affida ad un’azienda privata una cosa così importante come un vaccino?
E’ fisiologico che in questo modo si generino legittimi dubbi a riguardo, e che in questo clima di paura e ignoranza vengano fuori i “no vax”.
Se si togliesse il profitto si eliminerebbe automaticamente qualsiasi dubbio, e non staremmo quì a parlare dei “no vax”.
Basta prendere in considerazione Cuba (che dall’inizio della pandemia ha registrato a livello mondiale il più basso numero di morti/abitanti con un embargo che dura da 58 anni e quindi tutti curati con medicine cubane, mentre all’italia spetta il primato opposto…) e vedere le file di volontari per testare il vaccino prodotto direttamente dal governo Cubano e quindi nell’interesse collettivo.
Trovatemi un “no vax” cubano.
La questione è banale, ma di questi tempi la banalità è diventata rivoluzionaria, e anche lì dove dovrebbero esserci gli strumenti per discernere la realtà, si parla di no vax, si invoca la repressione, scuole chiuse…
Il problema non è il vaccino, il problema è il capitalismo.
E non bisogna aspettare di abbatterlo per risolvere l’epidemia in atto, serve una banalissima sanità pubblica, che si prenda carico anche della ricerca farmaceutica, perchè non ci vuole un virologo per capire che ricerca farmaceutica e sanità sono strettamente correlate.
Alle case farmaceutiche lasciamo produrre gli integratori a base di aloe e spirulina.
La sanità e quindi i vaccini e i farmaci salva vita devono essere pubblici.
Non c’è bisogno di attendere la rivoluzione, si può fare ora, e dovrebbe essere il vero lascito di questa pandemia, la vera giustizia che dobbiamo a chi in questa pandemia ci ha rimesso la vita.
* da Facebook
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