martedì 26 gennaio 2021

TRIBUNALE TEDESCO: ILLEGITTIME LE MISURE RESTRITTIVE e IL LOCKDOWN: “UNA DECISIONE CATASTROFICAMENTE SBAGLIATA”

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Di Dario Savastano

Da qualsiasi punto di vista lo si guardi è innegabile che il periodo attuale sia spesso per molte persone opprimente e asfissiante. Tuttavia, non mancano occasioni che sembrano restituire ossigeno e aprire degli spiragli di luce. Con una recente pronuncia, a mettere in luce l’importanza dello stato di diritto e delle libertà costituzionali ci ha pensato un giudice tedesco.

In particolare, lo scorso 11 gennaio il Tribunale locale di Weimar (Amtsgericht Weimar) nell’annullare una multa inflitta ad un cittadino per aver festeggiato il suo compleanno nel cortile di casa sua con altre sette persone, ha ritenuto sproporzionate, incostituzionali e lesive della dignità umana le misure restrittive adottate nel Paese teutonico allo scopo dichiarato di contrastare la pandemia da Covid-19. 

Va specificato che la pronuncia del giudice è valida soltanto tra le parti in causa e non erga omnes, ma costituisce senza dubbio un importante precedente che va a scardinare l’intero impianto di misure limitative dei diritti costituzionali messe in atto negli ultimi tempi in Germania (e non solo).

Mentre nel Paese si progetta l’apertura di centri di ricovero coatto per chi rifiuta la quarantena, il Tribunale di Weimar ha con la sua sentenza criticato aspramente l’operato delle autorità offrendo argomentazioni non solo di diritto costituzionale ma anche di una certa caratura filosofica, oltre a citare diverse fonti scientifiche che smentiscono l’efficacia dei lockdown e ne evidenziano i gravi effetti collaterali.

I passaggi più significativi della pronuncia tedesca

Vale la pena di seguito citare alcuni passaggi della pronuncia che non necessitano di molti commenti aggiuntivi.

Il giudice, prima di sindacare le questioni di principio che a suo avviso rendono comunque illegittimi i provvedimenti restrittivi, ha documentato con riferimenti scientifici come fossero di per sé assenti i presupposti sui quali tali misure si basano. Ha infatti affermato, sulla base di documenti dello stesso Robert Koch-Institut, che “non esisteva alcuna “situazione epidemica di portata nazionale”.

Attraverso i dati del Registro delle terapie intensive poi, è stato contestato il rischio di un sovraccarico delle terapie intensive, si legge così nella sentenza:

“Gli scenari spaventosi che hanno influenzato significativamente la decisione sul lockdown in primavera erano anch’essi basati su false ipotesi sulla letalità del virus (il cosiddetto infection fatality rate = IFR) e sulla questione riguardante la pregressa esistenza di un’immunità di base contro il virus nella popolazione.

La contagiosità, d’altra parte, non è stata giudicata drammaticamente superiore a quella di un virus influenzale fin dall’inizio. Secondo un metastudio dello scienziato medico e statistico John Ioannidis, uno degli scienziati più citati al mondo, pubblicato in un bollettino dell’OMS in ottobre, il tasso mediano di mortalità è dello 0,27%, corretto allo 0,23%, il che non è superiore a quello di una epidemia di influenza di media gravità.”

Il giudice ha in seguito sottolineato la sostanziale incostituzionalità delle restrizioni inflitte ai cittadini che andrebbero a violare la dignità dell’uomo:

“Il divieto generale di contatto e il divieto di riunione sono incostituzionali per motivi sostanziali in quanto violano la dignità umana, garantita come inviolabile dall’articolo 1 della Costituzione tedesca. Inviolabilità della dignità umana significa che una sua violazione non può essere giustificata da altri valori fondamentali della costituzione; la pretesa che la dignità umana sia rispettata è categorica.”

In particolare, per il Tribunale limitare la possibilità l’autodeterminazione delle persone nel decidere chi incontrare, chi invitare a casa e assumersi autonomamente il rischio di contrarre infezioni, ne violerebbe la dignità in quanto in questo modo “l’essere umano è degradato a mero oggetto” e disporre “un divieto generale di contatti umani è una grave violazione dei diritti civili”.

In base a questa pronuncia, un’azione così invasiva del potere coercitivo nella vita quotidiana minerebbe le stesse “fondamenta della società” che non potrebbe più definirsi libera. Si scrive infatti che

“Una delle libertà fondamentali delle persone in una società libera è quella di poter decidere da soli con quali persone entrare in contatto (sempre che queste ultime lo desiderino) e in quali circostanze farlo. Il libero incontro delle persone tra loro per gli scopi più diversi costituisce allo stesso tempo le fondamenta della società. Lo Stato deve astenersi da qualsiasi intervento normativo e mirato alla sua restrizione. Quante persone un cittadino invita a casa sua o quante persone un cittadino incontra nello spazio pubblico per fare una passeggiata, per fare sport, per andare a fare spese o per sedersi su una panchina del parco non è una questione di interesse fondamentale per lo Stato. Vietando i contatti, lo Stato – anche se con buone intenzioni – attacca le fondamenta stesse della società, imponendo la distanza fisica tra i cittadini (distanziamento sociale). Fino al gennaio 2020, quasi nessuno in Germania avrebbe potuto immaginare che lo Stato potesse proibire a qualcuno di invitare i propri genitori a casa propria sotto la minaccia di una multa. Quasi nessuno poteva immaginare che a tre amici potesse essere proibito di sedersi insieme su una panchina del parco. Mai prima d’ora lo Stato aveva preso in considerazione l’idea di ricorrere a tali misure per combattere un’epidemia”.

Il Tribunale di Weimar ha inoltre sottolineato come, attraverso questo modo di trattare un’epidemia, attraverso un generale divieto di avere contatti e l’obbligo a stare distanti l’uno dall’altro si vada a creare una società in cui ognuno si trasforma in un presunto malato: “lo Stato tratta ogni cittadino come un potenziale rischio per la salute degli altri.

Il concetto di soggetto libero, che si assume la responsabilità della propria salute e di quella dei suoi simili, viene in questo modo sospeso. Tutti i cittadini sono considerati dallo Stato come potenziali fonti di pericolo per gli altri e quindi come oggetti che devono essere portati “a distanza attraverso la coercizione statale.”

Dopo aver argomentato sulla illegittimità di praticamente tutto l’insieme di misure restrittive messe in piedi in Germania (che somigliano molto a quelle attuate in quasi tutto il resto d’Europa), il giudice, accompagnando il tutto con dati scientifici da fonti autorevoli, non solo contesta l’efficacia dei lockdown, definendoli “una decisione politica catastroficamente sbagliata con conseguenze drammatiche per quasi tutti i settori della vita delle persone”, bensì procede anche ad elencare una serie di gravi effetti collaterali del confinamento.

Il magistrato della Turingia menziona le drammatiche conseguenze di tipo economico che la chiusura prolungata delle attività comporta. Così come menziona gli effetti sulla salute e sulla vita degli uomini: dall’aumento della “violenza domestica su donne e bambini”, all’incremento della “depressione a seguito dell’isolamento sociale” o delle “psicosi e dei disturbi dell’ansia a causa della paura del Covid”, all’aumento dei suicidi.

Sempre sulla base di dati, nella pronuncia è stato posto altresì l’accento sulle gravi conseguenze delle numerosissime operazioni che si è deciso di rimandare in Germania a causa del Covid e sui danni allo sviluppo dei bambini privati della possibilità di frequentare le scuole e i loro coetanei.

La decisa condanna dei provvedimenti presi dalle autorità da parte del Tribunale di Weimar è stata accolta con gioia anche dall’Avv. Beate Bahner, da tempo in prima linea per la tutela dei diritti costituzionali dei cittadini nell’era del Covid, che in un’intervista rilasciata al collega Gordon Pankalla ha definito la sentenza “una pietra miliare” e criticato la circostanza che essa sia stata “ignorata o minimizzata” dai media generalisti, auspicando inoltre che questi “giudici coraggiosi” occupino presto le massime cariche della magistratura.

La pronuncia del Tribunale di Weimar dimostra dunque l’esistenza, anche fra gli operatori del diritto, di opinioni divergenti che purtroppo spesse volte non vengono riportate dai media generalisti e che hanno ancora a cuore i principi costituzionali che pongono la dignità e la libertà degli esseri umani in cima alla scala dei valori da tutelare.

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