Verso un Cdm in mattinata, poi il premier salirà al Quirinale.
E’ convocato per domani mattina alle ore 9 il Consiglio dei Ministri nel corso del quale - si legge in una nota di Palazzo Chigi diramata in questi minuti, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, comunicherà ai ministri la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni. A seguire, il Presidente Conte si recherà dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
La decisione al termine di una giornata di attesa, che qualcosa si sbloccasse. Ma è finita come è iniziata per il premier, senza nulla in mano per affrontare in sicurezza e in sella i prossimi voti parlamentari.
Il Conte due è davvero al capolinea.
Giuseppe Conte, coltiva, comunque, la speranza di rimanere in sella, di continuare a dare le carte e, soprattutto, combatte per non abbandonare Palazzo Chigi. In giornata si sono moltiplicate le voci secondo le quali sarebbe stato atteso in serata al Quirinale, senza che arrivasse smentita alcuna dall’entourage del capo del Governo, probabilmente per rassegnare le dimissioni (puntando a un nuovo incarico). Poi il comunicato ufficiale: mi dimetto domani.
La speranza a Palazzo è che il Quirinale conceda un reincarico al premier, che con la forza di una marcata discontinuità, un nuovo programma di governo e una nuova squadra di ministri possa attrarre chi finora non si è mosso. Il capo del Governo è combattuto: non vede evoluzioni in un quadro a lui sfavorevole, ma sa che dimettendosi le possibilità di rientrare nel suo ufficio non sono affatto scontate.
In primo luogo perché da quel momento la palla passerebbe al Quirinale, in secondo luogo perché sa che a quel punto Italia viva, come sta dichiarando da giorni, offrirebbe un’apertura difficilmente rifiutabile per tutti quelli che nel Pd e anche tra i 5 stelle farebbero volentieri a meno dell’avvocato a Palazzo Chigi pur di scongiurare il voto e allungare la legislatura. “A quel punto la soluzione della vecchia maggioranza giallorossa con un nuovo premier e una nuova squadra sarebbe difficilmente rifiutabile, sia dai vertici dei partiti sia dai parlamentari spaventati dai sondaggi e dal taglio dei parlamentari, che sanno che difficilmente rientrerebbero a Palazzo”.
Renzi aspetta alla finestra.
Tra le maglie della crisi c’è anche il problema del quinto decreto Ristori. Approvato lo scostamento di bilancio, occorre un Governo per mettere a punto il testo e distribuire velocemente bonus e sussidi per famiglie e imprese colpite dalle restrizioni per il Covid. Al momento l’idea è di spacchettare in due le misure: un Cdm giovedì per un decreto che prima rinvii e poi diluisca l’invio delle cartelle fiscali, un altro la settimana prossima per licenziare la norma sui ristori. Sempre che per allora ci sia ancora il Governo.
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