lunedì 21 settembre 2020

Purtroppo passa il “sì”, incertezza nelle regioni chiave

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Quasi tutto come nelle previsioni… I primi exit poll dopo la chiusura delle urne consegnano la vittoria del “sì” al referendum sulla riduzione dei parlamentari, ma con una maggioranza (60 a 40%) ben più risicata di quanto lumeggiato dai sondaggi (70 a 30), e comunque infinitamente meno rispetto alla percentuale di parlamentari che aveva votato la riforma costituzionale (97%).

Il tutto in presenza di una affluenza sicuramente superiore alle attese (53%) e probabilmente dovuta soprattutto al “traino” delle regionali, che in genere motivano di più le reti di consenso e clientelari.

Il risultato del referendum, come scritto in precedenza, congela la legislatura fino alla scadenza naturale (primavera del 2023), visto che il ridisegno dei seggi elettorali sui territori poterà la tempistica dentro il “semestre bianco”, in cui non si possono sciogliere la Camere.

Situazione incerta invece in alcune regioni chiave. In Toscana il renziano del Pd, Giani, è in leggero ma netto vantaggio rispetto alla leghista Ceccardi (43,4-47,5% contro il 40-44%).

In Puglia invece stato di parità assoluta tra il presidente uscente Emiliano (Pd) e il solito Fitto (ex berlusconiano della prima ora ora in quota Meloni). Per i patiti del “voto utile”, qui si può misurare l’impatto destrorso di Matteo Renzi, che ha fatto presentare Scalfarotto solo per togliere voti al Pd ed esporlo a una possibile sconfitta, che poi proverebbe a giocare in chiave anti-Zingaretti.

Nessuna incertezza invece sulla Campania (De Luca senza avversari), Veneto (Zaia confermatissimo nonostante le gaffe a ripetizione, dai “topi vivi” in giù) e Liguria (l’ex berlusconiano Toti nettamente in testa).

Tra le poche buone notizie in questi primi “sondaggioni” la percentuale attribuita a Potere al Popolo in Campania (tra l’1 e il 3%), che non tutti credevano – sbagliando – possibile. Ma la giornata sarà lunga.

I risultati veri, per regionali e comunali, arriveranno entro domani…

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