mercoledì 23 settembre 2020

Virus, i fatti e le balle

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Come avevo previsto un mese fa, non appena chiuse le urne, si ritorna alle segregazioni e alle chiusure vitali per una politica ormai in pieno degrado, tanto che già il confine con la Francia è semi sigillato, aperto solo a chi lo attraversa per lavoro o per periodi di non oltre 72 ore: tutti provvedimenti che svelano da se medesimi la loro pretestuosità e il loro obiettivo terroristico visto che il virus non si diffonde selettivamente tra chi va in vacanza o a spasso per più o meno un certo periodo di tempo:  se ci fosse un reale timore allora la chiusura dovrebbe essere totale, ma evidentemente non è questo lo scopo del provvedimento, bensì quello di ricreare in toto la paura e allontanare dalla pur ottenebrata consapevolezza dei cittadini, le conseguenze del disastro economico imminente. C’è però una grande differenza, diciamo così morale, tra la primavera e questo autunno da noi come altrove: sei mesi fa l’allarme per il Covid era in qualche modo giustificato dalla “novità”, dalle poche conoscenze che arrivavano, dagli allarmi che venivano diffusi e anche se fin da subito si è cominciato a barare pesantemente sui numeri si poteva ancora invocare  un qualche residuo di buona fede al fondo della retorica apocalittica. Oggi invece la pandemia assume la sua inequivocabile veste di eterogenesi dei fini sanitari, essendo ormai chiara da una parte la debolezza del virus e la sua scarsissima pericolosità, dall’altra la volontà di una parte del potere economico mediatico di gestirlo come peste per ottenere trasformazioni sociali ottenibili solo attraverso il ricatto del terrore.

Esiste in Svizzera un noto progetto di ricerca, chiamato Swiss Policy Research, che studia in termini rigorosi come i media affrontano i problemi che di volta in volta arrivano alla cronaca. Si tratta  di una sorta di sorveglianza condotta da esperti e da giornalisti che si focalizza principalmente sull’informazione in lingua tedesca e su quella che proviene dalle tre principali agenzie di stampa mondiali: l’Associated Press, la Reuters e France presse. Ci sarebbe un mondo di cose da dire e materiale per almeno un centinaio di post, ma quello che in specifico ci interessa ora è il panorama che  queste fonti informative ufficiali  forniscono in termini di numeri e dati sulla cosiddetta pandemia da coronavirus, ma che  vengono presentati, come suggeriscono ben note tecniche di disinformazione, in maniera “disaggregata” e isolata dentro l’incessante flusso di chiacchiere e allarmi, in modo tale da permettere qualsiasi indebita narrazione. Nondimeno essi esistono, sono forniti dalle stesse autorità competenti e una volta recuperati dalla discarica del mainstream e rimessi insieme come i frammenti di uno specchio rotto restituiscono finalmente l’immagine della realtà. Ecco dunque quali sono le reali notizie recuperate da Swiss Policy nella sua opera di fact checking:

  1. Secondo gli ultimi studi immunologici, la mortalità complessiva del Covid-19 nella popolazione generale varia tra lo 0,1% e lo 0,5% nella maggior parte dei paesi, il che è paragonabile alle pandemie influenzali del 1957 e del 1968.
  2. Nella maggior parte dei luoghi, il rischio di morte per la popolazione in buona salute in età scolare ed in età lavorativa è paragonabile a un viaggio quotidiano in macchina per andare al lavoro . Il rischio è stato inizialmente sovrastimato perché molte persone con sintomi lievi o assenti non sono state prese in considerazione.
  3. Circa l’80% di tutte le persone sviluppa solo sintomi lievi o nessun sintomo. Anche tra i 70-79 anni, circa il 60% sviluppa solo sintomi lievi . Circa il 95% di tutte le persone sviluppa sintomi al massimo moderati e non necessita di ricovero.
  4. Fino al 60% di tutte le persone potrebbe già avere una risposta immunitaria parziale dei linfociti T contro il nuovo coronavirus a causa del contatto con precedenti coronavirus (cioè virus del raffreddore). Inoltre, fino al 60% dei bambini e circa il 6% degli adulti possono già avere anticorpi cross-reattivi.
  5. L’ età media dei decessi da Covid nella maggior parte dei paesi occidentali è di oltre 80 anni – ad esempio 84 anni in Svezia – e solo il 4% circa dei deceduti non aveva precondizioni gravi. A differenza delle pandemie influenzali, l’età e il profilo di rischio dei decessi corrispondono quindi essenzialmente alla mortalità normale .
  6. In molti paesi, fino a due terzi di tutti i decessi aggiuntivi si sono verificati in case di cura , che non beneficiano di un blocco generale. Inoltre, in molti casi non è chiaro se queste persone siano realmente morte per Covid-19 o per settimane di estremo stress e isolamento .
  7. Fino al 30% di tutti i decessi aggiuntivi potrebbe essere stato causato non da Covid-19 , ma dagli effetti del blocco, del panico e della paura . Ad esempio, il trattamento di infarti e ictus è diminuito fino al 40% perché molti pazienti non hanno più avuto il coraggio di andare in ospedale.
  8. Molti resoconti dei media di persone giovani e sane che muoiono di Covid-19 si sono rivelati falsi: molti di questi giovani o non sono morti a causa di Covid-19, erano già  gravemente malati anche se non sempre – come nel caso delle leucemie – queste patologie erano state diagnosticate.
  9.  Il  dichiarato aumento della malattia di Kawasaki nei bambini si è rivelato esagerato . Come scrive la Ul Kawasaki disease foundation: “Molti di questi articoli sui media erano confusi e contenevano poche informazioni concrete.Attualmente si registrano meno casi di malattia di Kawasaki di quanto ci si aspetterebbe normalmente in questo periodo dell’anno, non di più”.
  10. Le curve esponenziali spesso mostrate dei “casi corona” sono fuorvianti , poiché anche il numero di test è aumentato esponenzialmente. Nella maggior parte dei paesi, il rapporto tra test positivi e test complessivi (cioè il tasso di positività) è rimasto sempre al di sotto del 20% . In molti paesi, il picco dello spread era già stato raggiunto ben prima che il blocco entrasse in vigore.
  11. Diversi media sono stati beccati mentre cercavano di drammatizzare la situazione negli ospedali, a volte anche con immagini e video manipolatori . In generale, la segnalazione non professionale di molti media ha massimizzato la paura e il panico nella popolazione. Di conseguenza, secondo sondaggi internazionali, la maggior parte delle persone sovrastima drammaticamente la mortalità e la mortalità del Covid-19.
  12. kit di test per virus utilizzati a livello internazionale possono produrre risultati falsi positivi e falsi negativi, ma soprattutto reagire a frammenti di virus non infettivi  o reagire ad altri coronavirus comuni con una sequenza genica parzialmente simile.
  13. In nessun momento c’era una ragione medica per la chiusura delle scuole elementari , poiché il rischio di malattie e trasmissione nei bambini è estremamente basso . Non ci sono nemmeno ragioni mediche per classi piccole, maschere o regole di “allontanamento sociale” nelle scuole elementari.
  14. Diversi esperti medici hanno descritto i vaccini express contro il coronavirus come non necessari o addirittura pericolosi . Infatti, il vaccino contro la cosiddetta influenza suina del 2009, ad esempio, ha portato a casi di gravi danni neurologici e cause legali a milioni. Anche nella sperimentazione di nuovi vaccini contro il coronavirus sono già state segnalate gravi complicazioni e fallimenti .
  15. Gli infermieri statunitensi hanno descritto una cattiva gestione medica spesso fatale per i pazienti Covid a causa di incentivi finanziari discutibili e protocolli medici inappropriati. Tuttavia, in molti luoghi la letalità di Covid è diminuita in modo drastico a causa di migliori opzioni di trattamento.
  16. Il numero di persone che sono rimaste disoccupate o che soffrono di depressione  o che subiscono violenza  domestica a causa delle misure anti coronavirus ha raggiunto livelli record storici . Diversi esperti prevedono che le misure cisteranno  molte più vite del virus stesso. Secondo le Nazioni Unite 1,6 miliardi di persone nel mondo corrono il rischio immediato di perdere i propri mezzi di sussistenza.
  17. Uno studio dell’OMS del 2019 sulle misure contro l’influenza pandemica ha rilevato che dal punto di vista medico, il “tracciamento dei contatti” è “non raccomandato in nessuna circostanza” . Tuttavia, le app di tracciamento dei contatti sono già diventate parzialmente obbligatorie in diversi paesi .

Si tratta solo di alcuni fatti, quelli più importanti, supportati da una cinquantina di link ad articoli che compaiono sulla stessa stampa che poi alimenta il millenarismo pandemico anche grazie alle generose donazioni di Bill Gates. A mio parere la situazione è anche meno grave di quella che appare nei report seri e nei dati non allarmistici, dal momento che esiste pur sempre un grande pressione non solo sul pubblico, ma anche sui presidi sanitari. C’è comunque molto materiale per meditare sulla riorganizzazione autoritaria del neo liberismo che si serve di un virus peraltro debole per aumentare la posta della sua lotta di classe al contrario. E per non cadere vittime del sonno della ragione.

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