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È legalmente possibile introdurre una moneta parallela all’euro? Si tratta di una domanda tornata di moda negli ultimi anni, da quando cioè il tema dell’uscita dall’euro è entrato a far parte del dibattito pubblico. Il Movimento 5 Stelle aveva, per esempio, inserito all’interno del suo programma politico la promozione di un Referendum consultivo proprio sulla permanenza dell’Italia nell’area euro. Anche la Lega, da parte sua, aveva impostato le ultime campagne elettorali politiche nazionali su una forte critica al sistema euro, paventando la possibilità di una revisione dei trattati.
I minibot come primo passo per una moneta parallela
A dare una prima risposta più puntuale alla questione ci aveva poi pensato Claudio Borghi, responsabile economico e deputato della Lega, con l’idea di introdurre nel sistema monetario italiano i cosiddetti minibot.
Secondo
la proposta dell’ex Presidente della Commissione Bilancio, i minibot,
stampati direttamente dallo Stato, privi di tasso di interesse e senza
scadenza, avrebbero dovuto circolare nell’economia italiana, utilizzati
dai cittadini su base volontaria e accettati dallo Stato come forma di
pagamento.
L’idea era quella di permettere di saldare il debito della Pubblica amministrazione esistente con i minibot, che dovevano quindi essere assegnati ai creditori dello Stato in diverse forme. Ad esempio per i debiti verso le imprese, per i crediti di imposta dei cittadini e i crediti Iva delle piccole e medie imprese e dei professionisti. L’idea non si era poi concretizzata a causa della fine dell’esperienza del governo gialloverde e il conseguente passaggio della Lega all’opposizione.
Tuttavia la proposta di Borghi aveva comunque scatenato il panico tra l’establishment europeo. Tanto da aver fatto scattare l’immediato intervento sia del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che aveva bocciato il progetto come “inutile per risolvere il debito pubblico”, sia dell’allora Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi.
Non sono legali. O sono denaro o sono debito!
Aveva detto Draghi.
L’introduzione di biglietti di Stato paralleli non ha ostacoli legali: parola dell’avvocato Francesco Carraro
Ciò nonostante c’è chi, come l’avvocato Francesco Carraro, che recentemente ha pubblicato “Manuale di autodifesa per sovranisti“, edito da Byoblu Edizioni, si chiede se esista effettivamente una via legale percorribile per l’introduzione di una moneta parallela. E sembrerebbe di sì.
L’articolo 128 del Trattato di Lisbona, quello che per intenderci attribuisce l’esclusiva alla Banca Centrale Europea in materia di banconote, pare essere facilmente aggirabile. Lo Stato infatti non solo potrebbe comunque stampare biglietti di Stato ad accettazione volontaria, diversi per natura dalle banconote, come i minibot, ma potrebbe persino emettere biglietti ad accettazione obbligatoria, purché utilizzabili solo all’interno del territorio italiano.
Su questo punto noi di Byoblu abbiamo voluto chiedere il commento del giornalista ed imprenditore Fabio Dragoni, di cui riassumiamo brevemente di seguito l’intervento.
“Come dice l’avvocato Francesco Carraro, una moneta complementare può coesistere con l’euro. Il motivo è semplice: l’euro è la moneta unica ma non l’unica moneta. Carraro ci guida in un percorso storico. Correva l’anno 1966 e l’allora Governo di Aldo Moro promosse l’approvazione della legge n.171 che consentiva allo Stato di emettere moneta[…]Questa legge è stata di fatto abrogata nel 1998 con l’adozione dell’euro, ma nulla vieta che lo Stato possa ricorrere a questa facoltà[…]“.
L’assenza della volontà politica per una moneta parallela
Se la legge lo permette, perché non farlo quindi? Quello che manca è solo la volontà politica. Per effettuare un’operazione del genere è necessaria una forte coesione dell’esecutivo, insieme alla presenza di personalità estremamente competenti sulla materia in modo tale da potersi difendere da prevedibili attacchi esterni. Uno scenario ben diverso da quello attualmente riscontrabile in Italia.
Le
istituzioni europee hanno infatti saputo più volte dimostrare in
passato di sapersi abilmente muovere per reprimere sul nascere qualsiasi
iniziativa di questo tipo, come accadde in Grecia nel 2015.
Quello
che è certo è che il nostro Paese avrebbe un bisogno immediato di una
forte iniezione di liquidità che non può essere garantita da strumenti
limitati e a debito, come il MES e il Reovery Fund.
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