Le parole chiave per l’inizio della scuola post pandemia sono tre: responsabilità, distanza e laboratorio. Sono questi i cardini sui quali il filosofo Massimo Cacciari è convinto girerà l’anno scolastico che sta per iniziare, il 14 settembre, ma in realtà un po’ tutta la nostra società.
infosannio.com mowmag.com Gianmarco Aimi
E se i primi due erano facilmente ipotizzabili, il terzo appare decisamente inquietante. Secondo il professore emerito dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, è infatti in corso un colossale esperimento di come si potrebbe organizzare la vita in tantissimi settori in futuro: “Lavoro a distanza, scuola a distanza, tutti distanti e tutti insieme davanti allo schermo del computer”.
Cacciari, oltre ad aver contribuito a fondare l’università milanese è socio dei Lincei, autore di una sessantina di libri, molti tradotti in più lingue, dove ha indagato sulla crisi del pensiero, ha scritto di borghesia e classe operaia, del Re Lear, di Occidente e utopie, di Dio, Europa e molto altro.
È stato deputato, eurodeputato, sindaco della sua Venezia tre volte. Dal 2010 ha lasciato la politica e, suo malgrado, è diventato un personaggio televisivo per le colorite invettive durante i talk show, pur mantenendo una autorevolezza unanimemente riconosciuta vista la profondità dei suoi interventi.
Professore, la scuola ormai è alle porte e nonostante il caos si torna sui banchi. Ma in quali condizioni?
Mi pare che manchino indicazioni e ordinamenti unitari. Per cui, più o meno, saranno le diverse regioni e poi alla fine ancora le diverse scuole che si arrangeranno come credono.
Ci sarà un terrore di assumersi qualsiasi responsabilità, perché norme così confuse e difficilmente applicabili produrranno questo effetto, indubitabile, come sempre avviene: le norme più sono confuse, diverse, difficili da applicare, più creano fuga dalle responsabilità.
Ci sarà un fuggi fuggi generale dall’assumersi responsabilità fra i direttori scolastici, i presidi, gli insegnanti, che applicheranno le norme al centomila per cento e la vita dei poveri studenti e delle povere famiglie sarà condannata a chissà quali tour de force. È inevitabile che sia così.
Mascherine sì, mascherine no. Qual è la sua opinione sulle protezioni al virus in ambito scolastico?
Vorrei sapere come fa un professore a fare lezione con la mascherina, qualcuno me lo deve dire. Si faranno lezioni con la mascherina, dietro i paraventi, ma quel che è certo è che dirigenti, presidi e professori non si assumeranno, giustamente, alcuna minima responsabilità, figuriamoci.
Pensiamo solo se gli capita in classe un bambino che si ammala perché loro sono stati permissivi sull’uso delle mascherine o sulla distanza dei banchi. Quel che il governo nelle sue irragionevoli e inapplicabili norme dice al dieci per cento verrà messo in pratica al centomila, il tutto per timore.
Si è parlato addirittura di un ritorno, in chi se lo può permettere, di insegnanti privati a casa.
Quello dubito molto che accadrà. Sia perché costano e poi non c’è alcuna garanzia che funzionino nella formazione, figuriamoci poi per le classi superiori. Non siamo più all’epoca dell’àio, l’istruttore o il precettore che, nelle famiglie signorili, provvedeva all’educazione dei giovani.
Sull’insegnamento online a distanza lei è stato molto critico.
Se le cose peggiorano si finirà a tornare lì, per forza. Se dobbiamo affrontare il tema della scuola in termini di terrore, se dobbiamo andarci avendo paura, visto che sembra si faccia di tutto per enfatizzare questi aspetti, allora sarà meglio stare a casa e guardarci da uno schermo.
Non mi sembra che lei abbia una buona opinione neppure dell’operato della ministra Lucia Azzolina.
Ma cosa vuole andare a parlare della ministra Azzolina, mi cade la lingua…
Lei insegna all’università, ma ha sentito che Google ha lanciato le sue lauree veloci. In sei mesi si potrà già avere un titolo di studio.
Appunto, il mondo sarà tutto così. Questa crisi è un colossale esperimento di massa. Siamo tutti cavie all’interno di un gigantesco laboratorio, nel quale stanno studiando come si potrebbe organizzare la vita in tantissimi settori nel prossimo futuro.
Già era avviato e questo periodo gli ha dato una accelerazione incredibile. Lavoro a distanza, scuola a distanza, tutti distanti l’uno dall’altro e tutti insieme davanti allo schermo del computer.
Non teme di risultare un po’ complottista?
No, perché questo avviene in termini del tutto naturali. Sarebbe come pensare che sia un complotto un terremoto. Le grandi trasformazioni storico-sociali avvengono come i terremoti: nessuno li vuole, nessuno li produce, nessuno li progetta, sono immanenti allo stato di cose.
A lei manca l’insegnamento di persona?
A me manca la ragionevolezza…
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