Siamo
entrati nel momento più duro della pandemia Covid con 70.000 infermieri
e 10.000 medici in meno. Accanto a quelli dei reparti e delle sedi
ospedaliere, comprese le terapie intensive, questi tagli di personale,
servizi, studi e ricerche, hanno aggravato gli effetti del contagio:
quanti dei 35.000 morti avrebbero potuto essere evitati se la nostra
sanità pubblica fosse stata nelle condizioni di venti anni fa?
Oggi
ogni ispezione nei luoghi di lavoro scopre un rischio o un danno, ma le
ispezioni sono poche. Da anni il personale viene tagliato, mancano
migliaia di persone che potrebbero essere utilmente utilizzate per
migliorare la sicurezza del lavoro, anche rispetto al Covid. Non sarebbe
più valido economicamente, oltre che più giusto, un lavoro controllato e
pubblicamente tutelato rispetto ai rischi per la salute?
Ora
che dovrebbero riaprire le scuole riemerge il disastro del trasporto
locale. Secondo i responsabili del settore mancano 10.000 autobus e
31.000 conducenti. E poi ci sono i treni pendolari, ridotti per far
posto alle Frecce oppure ridotti e basta. Anche qui sono decenni che si
taglia, contando sul fatto che chi può usa l’automobile, e chi non può
si ammassa come sardine sui mezzi pubblici.
Ora
con si scopre che tutto questo è pericoloso, può espandere un nuovo
contagio- Lo si scopre per i ragazzi che vanno a scuola, ma lo si è
ignorato per gli operai che vanno al lavoro. Quante persone sono e
saranno di fronte al rischio di scegliere tra stare a casa e perdere
lavoro e scuola, o correre il rischio di infettarsi, magari come
“congiunti allargati”, secondo le sciocchezze del ministro dei
trasporti?
E infine veniamo proprio alla scuola, ove si sommano e si concentrano gli effetti nefasti di tutti i tagli al sistema pubblico.
Quanta
scuola hanno tagliato tutti i governi che si sono succeduti sino alla
pandemia? Quanti insegnanti, tecnici, assistenti mancano? 250.000 dicono
alcuni dati.
E
quante migliaia di aule e servizi, compresi quelli medici ed
infermieristici, oggi non ci sono? Non sarebbe più sicura, e più valida,
la scuola se con adeguato personale e spazi, venissero dimezzate le
classi invece che inventarsi banchi a rotelle e far confusione sulle
mascherine?
Ovunque
si guardi la ripresa delle attività, quali che esse siano, si scopre
caos e insicurezza e la ragione di fondo è che siamo entrati nella
pandemia con un sistema pubblico devastato da anni di tagli e ora si
riparte senza aver cambiato davvero nulla. Sì, certo, qualcosa si deve
fare, ma senza davvero affrontare i guasti.
Un
poco di assunzioni in gran parte precarie qua, qualche appalto
straordinario là, ma senza minimamente colmare la profondità dei tagli
passati. Evidentemente chi governa pensa che prima il sistema andasse
bene e che solo a causa della pandemia sia esplosa una emergenza che
prima o poi finirà.
Balle. Sanità, sicurezza del lavoro, trasporti, scuola, già prima erano ad un disastro che il morbo ha solo aggravato. La normalità era il problema,
ma tutti pensano di tornare alla schifosa normalità di prima. Il
governo dicendo che andrà tutto bene, l’opposizione di destra urlando
che il Covid è una invenzione di Conte.
Ma
chi propone di assumere subito le 500.000 persone che servono ORA al
sistema pubblico e che, tra l’altro, dimezzerebbero la perdita di posti
lavoro già maturata?
Quale
politico italiano oggi ha il coraggio di dire – all’Italia e alla UE –
che per affrontare crisi sanitaria e sociale bisogna prima di tutto fare
una marea di assunzioni pubbliche per servizi pubblici?
Quale
politico italiano ha il coraggio di sfidare la Confindustria di Bonomi e
la UE di Ursula Von der Leyen decidendo di aumentare la spesa pubblica
per far tornare a far funzionare davvero i servizi pubblici?
Ve lo dico io: NESSUNO.
Governo
ed opposizione di destra litigano su tutto, in apparenza, ma quando si
tratta di soldi pubblici alla fine pensano solo a mercato, imprese,
grandi opere.
E
così la scuola aprirà nel caos, e toccherà a genitori, studenti,
insegnanti, bidelli, fare gli eroi. Come il personale sanitario “eroe
del lockdown”, già dimenticato.
Trent’anni
di austerità, privatizzazioni e tagli ai servizi pubblici e alla scuola
sono stati un crimine che è ancora tutto lì a minacciare le nostre vite
e a impedirci di affrontare la realtà.
Combattere quel crimine deve diventare il primo impegno della politica,
altrimenti saranno ancora chiacchiere e promesse a vuoto.
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