venerdì 4 settembre 2020

David Graeber ci ha insegnato a capire i nostri “bullshit job”.

In ricordo di David Graeber pubblichiamo il documentario integrale "Il mio lavoro del cavolo" di Roland Duong pubblicato nel 2019. Un lavoro che indaga il fenomeno dei “bullshit job” messo in evidenza dall’antropologo statunitense. Il quadro che emerge spiega molti fenomeni contemporanei, di cui economisti, sociologi e politologi non erano consapevoli in precedenza.

 

micromega

Più del venti percento dei lavoratori in Occidente ritiene che quello che fa non abbia alcun senso.
A volte quel lavoro va contro tutti i loro principi: e se non fosse fatto, sostengono, nessuno ne sentirebbe la mancanza. Anzi, il mondo sarebbe un posto migliore. Eppure, collettivamente guadagnano miliardi. Perché semplicemente non lasciamo questi “lavori del cavolo”?
 
 
Il fenomeno dei “bullshit job” è stato messo in evidenza dall’antropologo americano David Graeber. Il quadro che emerge spiega molti fenomeni contemporanei, di cui economisti, sociologi e politologi non erano consapevoli in precedenza. La burocrazia in espansione nelle aziende, ad esempio, dove niente o nessuno diventa più efficace o produttivo. Secondo Graeber, la cultura manageriale di oggi è un vero e proprio sistema neofeudale, all'interno del quale i top manager fondano i loro regni sotto lo slogan dell'efficienza. I mattoni dei loro castelli sono quei reparti inutili dove le persone perdono la loro vita.
Ma ci sono (ex) dipendenti che non sono più disposti a continuare a farsi seppellire di sciocchezze, e hanno lasciato il loro lavoro al governo, nelle aziende o nelle multinazionali. Il loro lavoro, dicono, non ha senso, e raccontano storie scioccanti di un "asilo aziendale" in cui il compito più importante del dipendente è quello di essere una delle marionette di questo teatro delle sciocchezze.

Per quanto tempo ancora crederemo nel lavoro retribuito come il più alto obiettivo raggiungibile nella vita?

 SCHEDA
Titolo: Mijn Bullhsitbaan
Regia: Roland Duong
Ricerca: Henneke Hagen
Camera: Hans Bouma, Jelle Dijkstra, Adri Schrover
Suono: Jochem Salemink
Montaggio: Rinze Schuurman
Immagini di repertorio: Rob Dorresteijn
Montaggio online: Arja van den Bergh
Produzione: Marie Schutgens
Originally broadcasted by VPRO in 2019.
© VPRO Backlight March 2019


(4 settembre 2020)

 

 

 


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