Secondo l’Istituto brasiliano di ricerche spaziali (INPE), in agosto lo stato di Amazonas ha registrato il più elevato numero di incendi della sua storia, oltre 8mila.
L’Amazzonia continua a
bruciare e il governo Bolsonaro, dopo aver proposto una moratoria agli
incendi e aver inviato l’esercito, lo scorso venerdì ha fatto
dietrofront, annunciando la sospensione di tutte le operazioni per
combattere la deforestazione in Amazzonia, gli incendi nel Pantanal e
nelle altre regioni.
Secondo l’Istituto brasiliano di ricerche
spaziali (INPE), in agosto si sono registrati 29.308 incendi, il secondo
valore più alto negli ultimi 10 anni, e lo stato di Amazonas ha
registrato il più elevato numero di incendi della sua storia, oltre
8mila. A causa di problemi tecnici del satellite NASA registrati a metà
agosto, i dati potrebbero essere addirittura rivisti al rialzo.
“L’Amazzonia è condannata alla distruzione. Il futuro è oscuro”, ha dichiarato disperato al Guardian un ex alto funzionario dell’Istituto brasiliano dell’ambiente e delle risorse naturali rinnovabili, accusando Bolsoraro di soprintendere a una demolizione totale degli sforzi di proteggere il territorio. “Il futuro è oscuro”.
I riflettori si sono accesi sull’Amazzonia grazie anche alle denunce di personalità note come Leonardo DiCaprio e Emmanuel Macron, che hanno condannato il trattamento riservato da Bolsonaro all’Amazzonia. “Sono tutte bugie, non sta andando in fiamme”, ha ribattuto il presidente all’inizio di questo mese, nonostante filmati documentino il contrario.
A maggio migliaia di truppe sono state
dispiegate in Amazzonia come parte di una missione militare
presumibilmente progettata per ridurre la criminalità ambientale, ma che
secondo alcuni sta peggiorando le cose. Le immagini satellitari
raccolte dall’agenzia spaziale brasiliana, Inpe, suggeriscono che questi
sforzi non sono all’altezza.
“Se l’Amazzonia continua a
bruciare rischiamo di spingere verso il punto di non ritorno un bioma
già in grave pericolo, con gravi conseguenze per il clima del
Pianeta”, dichiara Martina Borghi, Campagna Foreste di Greenpeace, “Il
problema però non è solo l’indifferenza del governo Bolsonaro, ma anche
la connivenza dell’Unione europea, che sta discutendo l’approvazione del
Mercosur, un accordo commerciale con Brasile, Argentina, Paraguay e
Uruguay. Se approvato, creerebbe un quadro giuridico ed economico
destinato ad aumentare il commercio, e quindi la produzione e il
consumo, di carne, mangimi e altri prodotti già fortemente legati alla
distruzione dell’Amazzonia, alla crisi climatica in corso e alla
violazione dei diritti umani”.
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