domenica 16 giugno 2019

Il Gruppo dei 30 “L’Europa non nasce da un movimento democratico. E’nata seguendo un metodo che potremmo definire con il termine di dispotismo illuminato”

Risultati immagini per matrix europeaSenza dubbio una delle lobby più potenti del mon- do nata per
portare avanti gli interessi privati della finanza mon- diale influenzando sia il banking pubblico che privato. Quando il gruppo si presenta al pubblico, di solito è Jacob Frenkel da JP Morgan Chase International, che agisce come suo portavoce. Come scrive Eleni Tsingou nel suo completo lavoro accademico sul Gruppo dei 30: “Si può dire che la sua attività si divide in due parti. Un lavoro pubblico che si manifesta attraverso la pubbli- cazione di rapporti e poi ci sono gli incontri confidenziali tra i suoi membri che, di fatto, lo connotano come un club esclusivo. Il Gruppo, non solo ha legittimato il coinvolgimento del settore pri- vato nelle politiche di Stato, ma ha anche permesso all’interesse privato di divenire il cuore delle decisioni di
politica finanziaria. Questo perché molti dei suoi membri sono proprio quei politici che il Gruppo mira a convincere”. Il Gruppo, infatti, come fa notare il giornalista d’inchiesta Paolo Barnard15:
“E’formato quasi esclusivamente da uomini che hanno lavora- to con la
mano destra nella speculazione finanziaria, e con la 15
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=379
sinistra nella regolamentazione statale della stessa, o vice ver - sa”
generando il più assurdo e pericoloso conflitto d’interessi nell’ambito del
mondo bancario e finanziario. Per questo motivo Mario Draghi è finito
giustamente nel mirino della Corporate Europe Observatory (Ceo) una
organizzazione non governativa che monitorizza l’influenza dei poteri forti
sul processo legislati- vo dell’UE che ha presentato una denuncia al
Mediatore europeo in quanto vedeva nell’appartenenza di Draghi al G30, che
riunisce i leader del settore finanziario pubblico e privato, un chiaro e
dannoso conflitto d’interessi.16 Un rischio che, secondo la Ceo, rischia di
diventare ancora più allarmante visti i maggiori poteri che l’Eurotower sta
acquisendo in tema di sorveglianza bancaria e di acquisto di bond nazionali
sul mercato secondario.

“Dear Mr. Draghi si dimetta o lasci il Gruppo dei 30” , aveva scritto il
presidente del Ceo Kenneth Haar citando le norme in materia di indipendenza
della Bce. L’articolo 130 del trattato Ue, recita infatti che “nell’esercizio dei
poteri e nell’assolvimento dei compiti e dei doveri né la Banca centrale
europea, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o
accettare istruzioni dalle istituzioni, organi, uffici o agenzie, da qualsiasi
governo di uno Stato membro o da qualsiasi altro organismo”. Di
conseguenza, la Bce e il suo presidente avrebbero l’obbligo di mantenere una
distanza adeguata dal settore finanziario privato e dai suoi rappresentanti che
sono appunto gli organi che potrebbero esercitare un’influenza indebita sulla
banca.
Eppure il difensore civico dell’Ue ha “inspiegabilmente” boccia - to il ricorso
della Corporate Europe Observatory sull’incompa- tibilità dell’appartenenza
di Draghi al Gruppo dei 30 con l’indipendenza, la reputazione e l’integrità
della Bce dichiarando che l’appartenenza di Draghi” al Gruppo in questione
“è compatibile con il suo ruolo” e va solo resa trasparente sul sito della
Bce.17
16 http://corporateeurope.org/eu-crisis/2012/09/draghi-and-group-thirty-intro
17http://europeancentralbank.wordpress.com/2013/02/05/draghi-g30-
decisione-del-mediatore-europeo/
Il mediatore europeo in pratica non ha obbligato il Presidente del - la Banca
Centrale a pubblicare i resoconti della riunione ma solo a dichiarare la sua
appartenenza al Gruppo. Da non credere.
Ovviamente la Ceo non è d’accordo, essendo ben consapevole del fatto che
“creare un’élite pubblico-privata ristretta come il gruppo dei 30 si è
dimostrato negli anni un mezzo molto effi- cace per i giganti della finanza di
influenzare il processo legi- slativo mondiale.” Con l’alto rischio – secondo
Kenneth Haar “che la Bce interpreti la sentenza del Mediatore come una
carta biancaper lavorare a stretto gomito con lobbisti del calibro dei membri
del G30 ”.
Purtroppo la realtà ha superato di gran lunga le preoccupazioni del presidente
del Ceo, infatti, il G30 è stato molto attivo, dapprima nella stesura dei risultati
di Basilea I e II, ossia degli accordi internazionali che a partire dal 1988
stabiliscono i requisiti patrimoniali minimi per gli istituti di credito, in
seguito accusati di molte delle calamità nella crisi finanziaria nel 2008. Basta
guardare a quanto è stata abbassata l’asticella dei capitali obbligatori, previsto
dall’ultimo accordo di questo tipo, Basilea III, per capire come determinati
interessi siano stati accontentati. Il G30 svolse poi il ruolo da protagonista
nella legislazione internazionale sui derivati che possono essere considerati
delle vere e proprie “armi finanziarie di distruzione di massa che hanno
infettato quasi tutte le maggiori banche del mondo, e a pioggia tutto il resto.”
Il G30, infatti, pubblicò nel 1993 il primo studio completo sui Derivati OTC,
dal titolo: “Derivatives: Practices and Principles”.18Un rapporto in cui si
sosteneva che questi prodotti finan- ziari, altamente volatili, non
necessitavano di alcuna legislazione speciale che “la chiave per l’uso dei
Derivati è l’autoregolamentazione” e che “le regole statali intrusive e
basate sulla legge ne rovinerebbero l’elasticità e impedirebbero
l’innovazione in finanza”
18 http://www.group30.org/rpt_29.shtml
fino ad arrivare a dichiarare che i controllori avrebbero dovuto “aiutare a
rimuovere le incertezze legali dei regolamenti in vigo- re, e fornire un
trattamento fiscale (tasse) favorevole ai Derivati”. Inutile dire che questo
rapporto finì sulla scrivania di pezzi da no- vanta della finanza mondiale
fungendo da vero e proprio “manua- le delle istruzioni” tracciando le linee
guida per gli speculatori, e purtroppo, anche per gli stessi controllori statali
delle transazioni finanziarie americani ed europei.
Per capire i danni provocati da questa vera e propria campagna promozionale
all’uso dei derivati, basta notare che lo studio era stato finanziato con i fondi
della mega banca speculativa Jp Morgan della quale ho già avuto modo di
rilevare la condotta spietata, se non criminale, adottata sui mercati. I derivati
della Jp Morgan invaderanno anche diversi comuni e amministrazioni locali
italiane. In tutta Italia, infatti, per far fronte al calo delle entrate e alle spese in
aumento molte città hanno comprato swap da JPMorgan. A Milano, la banca
d’affari statunitense e i suoi dipendenti sono sotto processo, insieme con la
Deutsche Bank AG (DBK), ed altre con l’accusa di aver ingannato le città
spingendole a comprare i contratti nel 2005. Cassino è in ginocchio a causa
dei costi crescenti pagati per i derivati della JPMorgan che hanno lasciato la
città addirittura incapace di pagare gli asili nido e i servizi per i poveri. Sotto
inchiesta per truffa a causa di prodotti derivati di tipo ‘swap’, ritenuti
truffaldini, sono finite 15 persone tra cui gli ex vertici di Banca Intesa e
quindi Corrado Passeraex ministro dello Sviluppo del governo Monti e
membro del Bilderberg e della Trilaterale.
Il Gruppo dei 30 fa notare Barnard, fu, in pratica: “ il primario attore
nell’annullamento di ogni tentativo di portare questi killer sotto il controllo
pubblico, e le conseguenze sono quelle che sap- piamo, cioè crimini globali.”
Il giornalista, a questo proposito, si domanda “cosa ci fa un uomo pubblico
come Mario Draghi dentro il club di coloro che hanno impedito al mondo di
fermare la finanza criminale planetaria dei Derivati se Draghi è l’uomo, che
al timone della BCE, dovrebbe vigilare proprio su coloro che invece
condividono il suo club con intenti criminosi come quelli che si sono sopra
descritti.”

continua .........

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