Radice, oltre ad essere il co-autore di “Porci con le Ali” assieme a Lidia Ravera, è il medico carismatico e innovatore che ha plasmato il lavoro del reparto di Neuropsichiatria Infantile dell’Umberto I. Dai suoi scritti “Una concretissima Utopia” nasce il film della Archibugi e dopo il film i medici e gli operatori del reparto che fu di Radice fondano l’associazione “Il grande cocomero” e si installano nell’ex deposito dell’Istituto Luce ed ex Scuola femminile, usata per le riprese.
Oggi è una delle associazioni assegnatarie del Comune di Roma sotto sfratto a causa della famigerata delibera 140/2015, grazie alla quale il comune ha triplicato l’affitto e sta chiedendo gli arretrati.
“Noi non ce lo possiamo permettere – spiega a ilfattoquotidiano.it Graziella Bastelli, coordinatrice Area Sanitaria Neuropsichiatria Infantile e anima dell’associazione – siamo tutti volontari, offriamo spazi e servizi per minori in situazioni particolari e non possiamo certo chiedere soldi ai genitori”.
Interrogati da ilfattoquotidiano.it gli uffici dell’Assessorato al Patrimonio di Roma capitale fanno sapere che “la pratica è all’esame degli uffici e le associazioni in regola con i pagamenti e che hanno rispettato i termini di concessione non hanno assolutamente niente da temere. Il canone per le associazioni è al 20% del prezzo di mercato e si stanno predisponendo i bollettini corretti”.
A 40 anni dall’entrata in vigore della 140, la legge intitolata a Basaglia che chiuse i manicomi, le carenze nei servizi psichiatrici sul territorio si sentono. “La legge Basaglia è una legge bellissima – continua la Bastelli – ma non ha previsto nulla per i minori di 18 anni”. Il grande cocomero fa quello che dovrebbe fare il Dipartimento di Salute Mentale, organizza corsi e attività per i ragazzi ricoverati, ma anche per quelli che sono stati dimessi, o chiunque abbia voglia di partecipare.
Il corso di teatro che si conclude tradizionalmente a fine giugno con tre giorni di spettacolo nella centrale Piazza dell’Immacolata è una delle attività, a carnevale vengono costruite enormi maschere di cartapesta e con quelle i ragazzi partecipano al carnevale di San Lorenzo. C’è la sala prove per il laboratorio di musica e corsi diversi a seconda dei professionisti che via via si adoperano gratuitamente per animare il centro.
Per capire dove è nata la legge 180 ilfattoquotidiano.it è andato al vecchio manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà, che si trova in un parco enorme a Monte Mario dove oggi ci sono sia servizi del dipartimento di salute mentale che del Comune. Il manicomio è stato chiuso definitivamente nel 1999 e dal 2000 è stato aperto il Museo della Mente che racconta la storia dell’ospedale psichiatrico e della salute mentale. “Io sono entrato al Santa Maria della Pietà nel 1981 – racconta il dottor Pompeo Martelli direttore del Museo – e allora sebbene ci fosse un grande fermento per la legge Basaglia c’era una situazione diversificata: alcuni padiglioni erano diretti da psichiatri che accoglievano con entusiasmo la riforma mentre altri la ostacolavano”. Il maggior lascito della legge? “Il fatto che abbiamo una legge fa la differenza rispetto agli altri paesi europei – dice il dott. Martelli – poiché in tutta europa esiste la psichiatria sociale di comunità, ma il fatto di poter dissolvere per sempre quella struttura finale dove quando proprio il sistema non ce la fa e sa che può portare il malato là e tenercelo, ecco questo fa la differenza”.
“La legge 180 è ancora un’ottima legge”, racconta a ilfattoquotidiano.it il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Roma 1 dottor Giuseppe Ducci. La direzione della salute mentale si trova in quella che era la stanza del direttore del manicomio di Roma, il Santa Maria della Pietà. “Oggi da qui si dirige il Dipartimento di Salute Mentale – spiega Ducci – un dipartimento molto grande che comprende anche la salute mentale dell’età evolutiva e le dipendenze quindi si realizza anche l’unità della salute mentale. Io sono sempre stato contrario ai cambiamenti sia da destra che da sinistra. Il problema è la sua applicazione, ma bisogna dire che in larga parte d’Italia la realtà della salute territoriale è una realtà forte”.
Qual è la problematica più urgente oggi nella salute mentale? “Abbiamo una sfida molto forte che è quella del lavoro – afferma Ducci – in questi anni abbiamo investito nell’impresa sociale attraverso le cooperative di tipo B ma ci sono ancora grandi difficoltà”.
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