Nonostante in Italia la cannabis ricreativa non sia legale, si legge in una nota, “durante lo scorso anno la versione light ha fatto un vero e proprio boom. Dal centinaio di punti vendita registrati nel 2005, il mercato ha subito un cambiamento complessivo e allo ‘sballo’ si stanno sostituendo i prodotti per la coltivazione, il tessile e l’alimentare. Sospendendo tutti i possibili risvolti etici, medici e legislativi, l’economia che ruota intorno a questo mercato è ormai sotto gli occhi di tutti”. Secondo la guida, su 408 esercizi in tutto il Paese in Lombardia, prima fra le regioni, sono presenti 67 esercizi, seguita da Emilia Romagna con 54 esercizi. Fra le province, prima è Roma con 36, seguita da Milano con 28 e poi Torino con 23.
Secondo la guida, “sotto il cappello growshop rientrano tutte le tipologie di negozio, dove sono quasi sempre presenti le sostanze psicoattive legali, letteratura dedicata e relativi accessori, ma le tipologie dei punti vendita sono ben distinte. Tra questi ci sono gli headshop (articoli per fumatori, ovvero accendini, posacenere, cartine, cilum, narghilè, bong e vaporizzatori), gli hempshop (articoli e prodotti riguardanti la canapa o derivati-realizzati con la stessa, abbigliamento, cosmetica, alimenti, libri, riviste, dvd), gli smartshop (vendita di sostanze psicoattive legali come integratori o composti di origine naturale e sintetica) e i seedshop (vendita di semi di cannabis a scopo collezionistico). Si usufruisce dei growshop non solo per l’acquisto di sostanze psicoattive legali legate al consumo, ma anche di tutta la gamma di prodotti dedicati alla produzione che solo in parte è dedicata a scopi ricreativi. Molti, infatti, sono gli usi medici e officinali, alimentari e tessili oltre naturalmente alla ricerca di accessori o materiali informativi e culturali legati al mondo della cannabis. Il fenomeno growshop, a questo punto, non è legato al solo modo dei consumatori, ma, evidenzia come anche il mondo industriale e imprenditoriale sta inseguendo questo trend. Fondamentalmente il business si è strutturato negli anni in tre diverse forme: il negozio singolo di proprietà, le realtà che da un singolo negozio si sono sviluppate creando un franchising più o meno articolato, e i distributori che si occupano di rifornire anche gli altri negozi potendo grandi quantità di merce trattata”.
Fra i prodotti più richiesti e venduti negli headshop italiani, si legge ancora. “al primo posto ci sono i semi di cannabis, che in Italia vengono commercializzati per i collezionisti. Basti pensare che tra le tre principali varietà e incroci (Sativa, Indica e Ruderalis) esistono almeno 300 varianti. Al secondo posto la cannabis light, le infiorescenze di canapa a contenuto legale di THC. Al terzo posto gli articoli per la coltivazione e il giardinaggio, dalle lampade ai fertilizzanti, dalle serre domestiche ai manuali”.
Numerosi anche gli shop online segnaliamo tra questi il fornitissimo store:
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