Per salvare gli
ideali europei bisogna “ripartire su binari radicalmente differenti,
dove al dominio di finanza e mercati e di una competitività esasperata
si sostituisca la visione di un’Europa unita, democratica, solidale”.
Un’Europa che abbracci la finanza etica: questa la proposta della
Fondazione Finanza Etica (gruppo Banca Etica) che ha aderito alla
coalizione “La Nostra Europa” e propone appunto “una finanza etica per
una nuova Europa”.
“Ci vuole un progetto di unità europea innovativo e coraggioso, per assicurare a tutti e tutte l’unico futuro vivibile, fondato su democrazia e libertà, diritti e uguaglianza, riconoscimento effettivo della dimensione di genere, giustizia sociale e climatica, dignità delle persone e del lavoro, solidarietà e accoglienza, pace e sostenibilità ambientale – si legge nell’appello de La nostra Europa, coalizione che riunisce associazioni, movimenti e organizzazioni per promuovere un’Europa “unita, democratica e solidale”- Dobbiamo essere in grado di trasformare il “prima gli italiani, gli inglesi i francesi”, in “prima noi tutte e tutti”, europei del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, nativi e migranti, uomini e donne”. All’interno di questa cornice, e in occasione dei 60 anni dall’inizio del processo di integrazione europea, la Fondazione Finanza Etica ha elaborato un documento con una serie di proposte per rimettere al centro della missione europea solidarietà e cooperazione fondate su tre elementi:
“Ci vuole un progetto di unità europea innovativo e coraggioso, per assicurare a tutti e tutte l’unico futuro vivibile, fondato su democrazia e libertà, diritti e uguaglianza, riconoscimento effettivo della dimensione di genere, giustizia sociale e climatica, dignità delle persone e del lavoro, solidarietà e accoglienza, pace e sostenibilità ambientale – si legge nell’appello de La nostra Europa, coalizione che riunisce associazioni, movimenti e organizzazioni per promuovere un’Europa “unita, democratica e solidale”- Dobbiamo essere in grado di trasformare il “prima gli italiani, gli inglesi i francesi”, in “prima noi tutte e tutti”, europei del nord e del sud, dell’est e dell’ovest, nativi e migranti, uomini e donne”. All’interno di questa cornice, e in occasione dei 60 anni dall’inizio del processo di integrazione europea, la Fondazione Finanza Etica ha elaborato un documento con una serie di proposte per rimettere al centro della missione europea solidarietà e cooperazione fondate su tre elementi:
- “nuove regole per arginare la speculazione e per chiudere il casinò finanziario;
- stop alla demonizzazione degli investimenti e della spesa pubblica;
- sostegno alla finanza etica che favorisce lo sviluppo sostenibile e l’economia solidale”.
Il sistema finanziario negli ultimi anni è stato padrone indiscusso della situazione. Sono state attuate misure di grande austerità che hanno fallito. Sono stati imposti forti limiti alle finanze pubbliche. Spiega la Fondazione Finanza Etica: “L’austerità rimane la stella polare delle politiche economiche nonostante l’evidenza del suo fallimento sociale, occupazionale e anche economico visto che ha inibito la ripresa degli investimenti, mentre il rapporto debito/PIL continua a peggiorare. Si strangola la finanza pubblica ma la BCE inonda i mercati di denaro tramite il Quantitative Easing con effetti paradossali: ci sono talmente tanti soldi che i titoli di Stato sono ormai a rendimento negativo, ma agli Stati è proibito indebitarsi anche per investimenti a lungo termine, per una riconversione ecologica dell’economia o per ricerca e formazione. Ma né credito né economia ripartono”.
Quali dunque le proposte? La prima è quella di promuovere in Europa la finanza etica – “La finanza etica propone un progetto di cambiamento profondo del sistema finanziario – spiega la Fondazione – Un modello fondato su trasparenza, partecipazione e uso responsabile del denaro, che rifiuta visioni di brevissimo respiro per considerare gli effetti a lungo termine delle proprie attività. E che presuppone l’educazione critica alla finanza di un numero crescente di persone”.
Serve poi un’azione di contro-lobby contro il peso delle lobby finanziarie e il riconoscimento della finanza etica su scala europea, unita ad altri passi ritenuti fondamentali – una tassa sulle transazioni finanziarie; la separazione delle banche commerciali da quelle di investimento; il serio contrasto ai paradisi fiscali; la limitazione dei bonus dei manager. La Fondazione chiede poi controlli sui capitali: “Mentre l’Europa dei muri vuole impedire i movimenti delle persone e si torna a parlare di dazi per proteggere i prodotti, non si discute di come controllare i capitali. Con la Direttiva sull’Unione del Mercato dei Capitali, l’UE nuovamente rischia di spingersi in direzione diametralmente opposta a quella che andrebbe presa”.
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