giovedì 6 febbraio 2014

"Se Roma frana è colpa della speculazione". Sabato mobilitazione contro il mostro urbanistico Pd-Pdl.

Cementificazione selvaggia, e violazione di qualsiasi basilare regola e vincolo urbanistico. E’ una storia che a Roma dura dagli anni ’50. Storia che poi è alla base delle devastazioni subite dalla città in queste settimane di passione che qualcuno ancora si ostina a chiamare “emergenza maltempo”. L’ultima perla è il progetto I-60. Sabato ci sarà una mobilitazione organizzata dal coordinamento "I-60" (ore 15 in piazza Bargellini).

roberta cecili
Il progetto I-60 riguarda il quadrante Sud Est della città, dove si estende il parco di Tor Marancia, parte integrante del Parco dell’Appia Antica, area sottoposta da sempre a vincolo visto il notevolissimo interesse storico-archeologico. La zona dove si dovrebbe costruire è a ridosso di via Grotta Perfetta peraltro già deturpata nel tempo dalla costruzione di brutture edilizie quasi senza precedenti; ebbene quello che resta di questo spicchio di agro romano sta correndo il rischio di essere definitivamente sepolto da una colata di ben 400 mila metri cubi di “case” ossia ben 32 edifici con altezze fino ad 8 piani con tutto quello che ne consegue (opere di urbanizzazione, parcheggi, ecc.ecc.) ad opera di un Consorzio di costruttori tra i più noti nomi della capitale.
Non bastando, è previsto anche che per convogliare meglio verso il centro città il flusso dei pendolari e a beneficio anche dei 5000 nuovi residenti si costruisca una tangenziale che partendo dall’uscita Laurentina del GRA attraverserebbe la Cecchignola per arrivare all’I-60 distruggendo migliaia di ettari di campagna e causando anche danni alla salute dei cittadini visto l’aumento esponenziale del traffico pendolare.

A partire dal fenomeno dell’abusivismo passando per i “palazzinari” corrotti e collusi con le varie Amministrazioni capitoline, che ripagavano i favorevoli “cambi di destinazione d’uso del territorio” con pacchetti di voti siamo arrivati ad oggi quando, lo “stile” del Governo di Roma Capitale non cambia. Basta farsi il giro del GRA per avere le dimensioni della speculazione edilizia: migliaia di case costruite oltre il perimetro del raccordo abbandonate come fossero cattedrali nel deserto, con immensi cartelloni che hanno cominciato a sostituire il verbo VENDESI con AFFITTASI perché nessuno se le può comprare se non molte poche persone rispetto alla numerosità dell’offerta proposta e nonostante tutto questo Roma è, e rimane, la città italiana dove il costo della casa al metro quadro è il più alto sia per quanto riguarda la vendita che l’affitto e, quindi, ancora un mercato interessante dal punto di vista degli “spacciatori di cemento” che continuano a trovare nelle Amministrazioni capitoline un complice alla realizzazione dei loro interessi.
I-60, per dare vita ad un quartiere di lusso con abitazioni con “skyline sull’Appia Antica” distrugge la Storia, il suolo e il paesaggio e violenta irrimediabilmente la vita delle persone che abitano in questo quadrante già ampiamente speculato.
Da anni il Coordinamento “Stop I-60” , che si è costituito per contrastare tale abominevole progetto ha iniziato una battaglia titanica che è riuscita, fino ad oggi almeno, a ritardare l’inizio dei lavori, a suon di ricorsi al Tar e richiesta di sospensione dei lavori con petizione alla Soprintendenza per i Beni Archeologici visto che il terreno è popolato da importanti resti archeologici tra i quali una bellissima villa romana per la quale i costruttori hanno previsto un interessante progetto di “conservazione” seppellendola sotto una montagna di cemento durante la costruzione di un parcheggio.
Favorevoli alla realizzazione del progetto sono le due forze di maggioranza, PD e Forza Italia mentre rimangono fortemente contrari Rifondazione Comunista e il M5S.
Infatti, purtroppo, alcune opere sono già state costruite anche se, fortunatamente, dopo molti esposti presentati da cittadini con il sostegno del Coordinamento, a novembre del 2013 la Forestale, su mandato del Giudice per le indagini preliminari, ha sequestrato il cantiere (circa 26 ettari di agro romano all’interno del parco dell’Appia Antica) e denunciato cinque persone per il reato di “lottizzazione abusiva in concorso e danno ambientale ……per la presenza di alcuni cantieri edilizi all’interno del bosco di alto fusto nel Parco regionale dell’Appia antica.
“Sono stati realizzati due ampi parcheggi, un parco giochi, fognature e reti di irrigazione, la base di una pista ciclo-pedonale lunga oltre tre chilometri ed estese recinzioni di reti metalliche. Per realizzare tali opere sono stati sbancati diversi ettari di terreno, recise le radici di numerosi pini di alto fusto, compromettendone la stabilità, cementificato un sottobosco e sono state danneggiate numerose specie vegetali.”
Scrive il Giudice nella sua sentenza: “dalle accurate indagini della Forestale si è appurato che le realizzazione degli interventi sono state autorizzate dai competenti uffici regionali e comunali, in base ad una Convenzione urbanistica dell’ottobre 2011 tra il Comune di Roma Capitale e un Consorzio edilizio. Secondo il programma di trasformazione urbanistica, su un’area rurale di circa 23 ettari, lungo via di Grotta Perfetta, in una zona adiacente al Parco regionale, dovrebbero essere realizzati 32 edifici ad uso abitativo con altezze fino a 8 piani, due asili nido, un centro polifunzionale, parcheggi, strade interne, una pista ciclo-pedonale e varie opere di urbanizzazione ed infrastrutture. Il tutto subordinato all’inizio dei lavori all’interno della Tenuta di Tor Marancia che avrebbero dovuto concludersi entro il mese di dicembre 2012. Tuttavia dentro un bosco, all’interno di un’area naturale protetta, sono presenti dei vincoli inderogabili e, pertanto, non si possono né autorizzare né costruire strade, parcheggi, muri in cemento armato, chioschi e parchi giochi. L’intera zona è, infatti, sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali e inoltre, sullo stesso territorio, nell’aree ricoperte da soprassuoli boschivi, si applicano le misure di salvaguardia previste per le aree forestali. I lavori realizzati non sono opere di pubblico interesse idonee a salvaguardare l’integrità dei luoghi e dell’ambiente naturale del comprensorio del Parco e pertanto non potevano essere autorizzati” La sentenza prosegue: “inoltre l’area presenta nel sottosuolo una necropoli risalente al periodo del I e II secolo d.c. e piccoli mausolei e recinti funerari, una villa suburbana (quella già sotterrata, NdA), vari ambienti agricoli, cisterne, un lungo tratto di strada romana con rivestimento pavimentale ben conservato, un tratto di acquedotto, un’antica cava e varie opere murarie. L’area costituita dal Parco regionale dell’Appia antica nonche’ quella prospicente via di Grotta Perfetta ricade, infatti, tra le zone di interesse archeologico e paesaggistico.”
Ma il sequestro non ha bloccato del tutto il progetto anzi, purtroppo, le pressioni del Consorzio di costruttori sull’Amministrazione Comunale al fine di ottenere tutti i permessi per iniziare la costruzione e il dissequestro delle opere fin qui realizzate stanno aumentando, tanto che lo stesso Assessore all’Urbanistica, il Prof. Caudo, dopo una prima fase in cui sembrava essere dalla parte dei cittadini ora pare abbia virato di scatto verso il canto di altre “sirene”.
In attesa che presso il T.A.R. il 24 maggio ci sia l’udienza di merito per il Ricorso e per tenera alta l’attenzione sulla battaglia contro l’I-60 sabato 8 febbraio, dalle ore 15, si svolgerà una “Maratona oratoria” nei pressi dell’entrata del cantiere (L.go Bargellini) durante la quale “i cittadini, i Comitati, le Associazioni e gli esponenti politici vicini alla questione ambientale e contrari alla folle cementificazione” daranno vita ad un pomeriggio di confronto e di protesta per contrastare la realizzazione di un’opera inutile e dannosissima, come si è cercato di spiegare in questo articolo. "A Roma le case ci sono, lo ripetiamo da anni, ben 250 mila sfitte ma la fame della rendita speculativa pare non essersi ancora placata e nessun piano regolatore potrà bloccare le mani avide dei potenti se non saranno i cittadini stessi a dire basta", si legge in una nota.
Sono questi i principi che hanno ispirato gli organizzatori del sabato di lotta dell’8 febbraio prossimo, chiamando tutti i cittadini, non solo dell’area interessata, ovviamente, a sostenere una battaglia che prima di tutto è una battaglia “contro” i poteri forti e “a favore” di un modo diverso di intendere la città, il territorio, la vita di ognuno di noi.

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