giovedì 6 febbraio 2014

Cremaschi: «Lo scontro tra Camusso e Landini è il segno della crisi totale della Cgil».

Intervista al sindacalista, firmatario del documento alternativo «Il sindacato è un'altra cosa»: «In ogni caso, c'è la mia solidarietà a Landini, poi nel merito c'è molto da discutere.

Il Manifesto | Autore: Roberto Ciccarelli
Per Gior­gio Cre­ma­schi, rete 28 aprile e fir­ma­ta­rio del docu­mento alter­na­tivo «Il sin­da­cato è un’altra cosa» al Con­gresso Cgil, il con­flitto tra Susanna Camusso e Mau­ri­zio Lan­dini «È l’aspetto più cla­mo­roso della crisi totale della Cgil». «In ogni caso, c’è la mia soli­da­rietà a Lan­dini, poi nel merito c’è molto da discu­tere. Oggi ci sono due con­gressi della Cgil. Quello ini­ziato il 2 dicem­bre 2013, con il 97% del docu­mento fir­mato da Camusso e Lan­dini e il 3% del nostro docu­mento. Poi c’è il con­gresso ini­ziato l’11 gen­naio, dopo la firma di Susanna Camusso al Testo unico sulla rap­pre­sen­tanza con Con­fin­du­stria, Cisl e Uil. Oggi tra Lan­dini e Camusso non vedo solu­zioni di media­zione. Io sono vec­chio ormai, ma que­sta è la prima volta che tra segre­tari ci sono rap­porti del tipo: “Che fai, mi cacci?”».

Come si è arri­vati a que­sto punto?
Que­sto accordo ha messo in campo il cam­bia­mento della costi­tu­zione interna della Cgil. Non so se Camusso si è resa conto del lap­sus quando ha ripe­tuto la parola «san­zioni». O viene riti­rata o la vita interna del sin­da­cato vedrà momenti drammatici.
La Cgil ha smen­tito la richie­sta di san­zioni con­tro Landini.
Si tratta di una smen­tita che non smen­ti­sce niente. La let­tera inviata al Col­le­gio sta­tu­ta­rio ci fa ritro­vare nella situa­zione di un pre­si­dente ame­ri­cano che chiede alla Corte Suprema se può sgan­ciare una bomba ato­mica. In que­sta situa­zione, qual­cuno avrebbe anche il diritto di pre­oc­cu­parsi. Con­di­vido il giu­di­zio di Lan­dini: que­sto accordo sna­tura la Cgil, che è for­mal­mente un sin­da­cato demo­cra­tico. Per que­sto ho denun­ciato Camusso al col­le­gio sta­tu­ta­rio per vio­la­zione dello statuto.

Come andrà a finire il congresso?

Ci tro­viamo in una situa­zione para­dos­sale. Il con­flitto tra i diri­genti non si riflette sugli iscritti. I diri­genti della Fiom con­ti­nuano a rac­co­gliere le firme per il docu­mento Camusso. Que­sta crisi si riflette sulla bassa par­te­ci­pa­zione ai con­gressi. Non c’è il con­senso che la mag­gio­ranza vuole far cre­dere. Noi siamo par­titi con venti fun­zio­nari con­tro i 12 mila della Cgil, e stiamo pren­dendo una marea di voti a causa dello scon­tento generale.

Per­chè que­sto testo unico è così grave?

Defi­ni­sce un sistema sin­da­cale equi­va­lente a quello della nuova legge elet­to­rale. Si vuole sta­bi­lire un regime di mono­po­lio della rap­pre­sen­tanza. C’è uno scam­bio tra imprese e sin­da­cati: le prime accet­tano un mono­po­lio sin­da­cale, i secondi accet­tano la fles­si­bi­lità dei lavo­ra­tori. Que­sto accordo si applica all’Electrolux, ammette le dero­ghe ai con­tratti nazio­nali. Una volta pas­sato non ci si può opporre. Inol­tre un dele­gato Cgil potrebbe pren­dersi una san­zione per avere orga­niz­zato una lotta da una com­mis­sione a mag­gio­ranza con­fin­du­striale. Que­sto signi­fica che le libertà interne alla Cgil sono a sovra­nità limi­tata, men­tre si instaura un regime auto­ri­ta­rio dove la Cgil è sem­pre minoranza.

Da cosa deriva que­sta crisi della Cgil?

Non ha fatto nulla con­tro la riforma delle pen­sioni, è troppo vicina ai palazzi. Que­sto si dice nei con­gressi che stiamo facendo.

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