Contro l'avanzata della Pioneer e Monsanto in Europa, blocchiamo le sementi brevettate.
26 / 2 / 2014
Il Pioneer
1507 - prodotto dalla omonima ditta statunitense, leader mondiale nel
miglioramento genetico applicato all'agricoltura - potrebbe essere il prossimo
(dopo il Bt Mon 810, prodotto dalla Monsanto) mais Ogm autorizzato alla
coltivazione in Europa. Il 12 febbraio il Parlamento Europeo ne ha discusso
l'introduzione, ma di fronte alla contrarietà di 19 membri dell'Unione su 28
(tra cui Italia e Francia), la presidenza greca del Consiglio Ue ha
deciso di non procedere alla votazione. Spetta ora alla Commissione decidere se
- anche in mancanza di un voto favorevole o contrario - autorizzare la
coltivazione del mais 1507.
L’introduzione sempre più
insistente di organismi geneticamente modificati sui nostri territori mette a
rischio la tutela della sovranità alimentare delle comunità, il loro
diritto a decidere come coltivare la terra e il diritto alla salute
- visto che, a oggi, non si hanno a disposizione dati precisi sull’impatto
degli Ogm sulla salute umana e sull’ambiente. Oggi gli Ogm sono coltivati in
soli 5 paesi dell'Unione: Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e
Romania, per un totale di 130mila ettari (su una superficie complessiva di 160
milioni di ettari coltivati in Europa) seminati a mais Mon810 nel 2012 (secondo
i dati Coldiretti).
L’Italia fa parte di quei paesi
contrari alla coltivazione di varietà geneticamente modificate in base al
“principio di precauzione e di sussidiarietà”, come ha dichiarato lo stesso
ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, a proposito
dell’introduzione del mais Pioneer 1507.
Già lo scorso luglio, con un
decreto interministeriale il Governo italiano ha vietato per 18 mesi (fino al
dicembre 2014) la coltivazione in Italia del Mon810, motivandone il divieto in
base ai risultati di uno studio del Consiglio per la ricerca e la
sperimentazione in agricoltura e dell'Istituto Superiore per la protezione e la
ricerca ambientale, che evidenziavano l'impatto negativo del Mon810 sulla
biodiversità e sugli organismi acquatici. Nonostante questo, l’imprenditore
friulano Giorgio Fidenato, testa di cuoio della multinazionale Monsanto
in Italia, dal 2010 coltiva mais Ogm in Friuli Venezia Giulia, a Vivaro (Pn).
All'arroganza e alla prepotenza di fidenato e i suoi padroncini ci siamo
opposti in più occasioni finendo per questo nelle maglie di quella stessa
magistratura che dovrebbe tutelare i nostri territori dal pericolo OGM e che
invece ha condannato e vorrebbe continuare a farlo decine di attiviste/i per
aver estirpato una campo di mais OGM illegittimo. Nel frattempo Fidenato ha
fatto ricorso al Tar del Lazio rispetto alla conformità del decreto
ministeriale: la sentenza si avrà il prossimo 9 aprile, proprio nel
periodo delle semine, e rischia di aprire le porte a una diffusione capillare
degli Ogm sul territorio italiano, non solo in Friuli Venezia Giulia, ma anche
in altre Regioni.
Segnali inquietanti arrivano, ad
esempio, dalla Lombardia, dove la scorsa settimana oltre 600 imprenditori
agricoli associati a Confagricoltura hanno sottoscritto e inviato alla Regione
una “Petizione pro mais transgenico Mon 810”. Come è inaccettabile la presenza
di Monsanto alla Fieragricola di Verona (che si è chiusa la scorsa settimana),
per promuovere il diserbante Roundup e altri velenosi prodotti della “chimica
verde” che minacciano il futuro dei nostri territori.
Nel frattempo, la Regione
Friuli Venezia Giulia ha discusso all'inizio di quest'anno l'approvazione
del regolamento regionale sulla coesistenza tra Ogm e colture
convenzionali e biologiche, regolamento che, oltre a rappresentare un
potenziale apripista per le coltivazioni OGM in Italia, si poggia su un falso
scientifico, in quanto è tecnicamente impossibile impedire la contaminazione
tra OGM e colture tradizionali dato che i pollini vengono trasportati dal vento
per decine e decine di chilometri.
Il cibo e le filiere agricole saranno
il focus di alcuni eventi internazionali che si svolgeranno in Italia il
prossimo anno: l'Expo di Milano - “nutrire il pianeta” è il tema
dell'sposizione universale 2015 - e F.i.co. (Fabbrica italiana contadina) a
Bologna (per saperne di più su cosa nasconde la foglia di F.i.co. http://fogliadifico.noblogs.org/).
Pensiamo che sia necessario rovesciare il punto di vista adottato da questi
grandi eventi: difendiamo l’agricoltura familiare e su piccola scala anziché
produzione industriale, l’autoproduzione delle sementi anziché gli interessi
delle lobby sementiere, la biodiversità agraria anziché l’omologazione delle
produzioni, l’agricoltura naturale e biologica anziché quella che fa uso di
pesticidi e altre sostanze chimiche, le filiere corte e vicine anziché le
grandi distanze che separano produttore e consumatore.
Per chi, come noi, da anni
pratica il rifiuto degli Ogm attraverso varie mobilitazioni, dai volantinaggi
informativi fino al sanzionamento diretto dei campi coltivati ad Ogm di Vivaro,
è fondamentale rivendicare il diritto alla salute e alla sovranità alimentare.
Vogliamo iniziare un percorso di
mobilitazione a fianco della piccola agricoltura contadina, di quegli
agricoltori che lavorano la terra con rispetto, preservandone la biodiversità e
valorizzando le differenze in campo, e riproducono a livello domestico le
sementi, preservandole anno dopo anno, sovvertendo l'omologazione delle
produzioni richiesta dall'industria agroalimentare. In questa direzione,
vogliamo promuovere la creazione dal basso, nei territori, di “distretti di
economia conflittuale”, oltre che solidale, capace di fare informazione e
attivare azioni dirette di boicottaggio delle coltivazioni Ogm sui
nostri territori, a partire dalle prossime semine di marzo.
Proponiamo un lavoro collettivo
per realizzare una mappatura dei campi sperimentali dove saranno
coltivati Ogm, uno strumento condiviso per monitorare e bloccare la diffusione
di un’agricoltura chimica, monotona e dannosa.
Ci mobiliteremo anche in vista
della sentenza del Tar del Lazio prevista per il 9 aprile prossimo, e
della giornata internazionale delle lotte contadine del 17 aprile,
per tutelare la piccola agricoltura naturale e la libertà di autoprodurre e scambiare
sementi di varietà tradizionali e locali non ibridate.
Centri sociali del Nord Est - Coalizione centri sociali Marche - Coalizione centri sociali Emilia Rom
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