giovedì 27 febbraio 2014

L’acqua pubblica sbarca a Bruxelles.

Lunedì 17 feb­braio Com­mis­sione e Par­la­mento euro­peo hanno audito i pro­mo­tori dell’Ice («Ini­zia­tiva dei Cit­ta­dini Euro­pei per l’acqua pub­blica»). Più di tre­cento per­sone in rap­pre­sen­tanza del sin­da­cato euro­peo dei ser­vizi pub­blici e della rete euro­pea per l’acqua e, soprat­tutto, del milione e 700.000 cit­ta­dini euro­pei che hanno sot­to­scritto l’Ice, hanno “invaso” l’aula del Par­la­mento, dando anche visi­va­mente l’idea della dimen­sione con­ti­nen­tale del movi­mento per l’acqua. Il dibat­tito è stato impe­gnato e par­te­ci­pato. Salvo veri­fi­care la totale assenza degli euro­par­la­men­tari del nostro paese.
di Corrado Oddi – il manifesto

Un dato ulte­rior­mente aggra­vato dal fatto che siamo l’unico paese che ha svolto una con­sul­ta­zione refe­ren­da­ria sul tema dell’acqua. A mag­gior ragione dopo quest’appuntamento, ora la Com­mis­sione è inve­stita di una respon­sa­bi­lità assai signi­fi­ca­tiva. Attorno al 20 marzo dovrà pro­nun­ciarsi sulle richie­ste avan­zate con l’Ice. Si chiede che Bru­xel­les inverta il suo orien­ta­mento di fondo — anche come parte della troika — a favore delle poli­ti­che di pri­va­tiz­za­zione dei ser­vizi pub­blici, a par­tire dai paesi sot­to­po­sti alle pro­ce­dure di rien­tro dal debito pubblico.
Affer­mare che l’acqua è un diritto umano uni­ver­sale a cui tutti devono avere accesso, impe­dire la pri­va­tiz­za­zione del ser­vi­zio idrico, esclu­dere lo stesso dai trat­tati inter­na­zio­nali che si occu­pano del libero scam­bio e della con­cor­renza — que­sti i punti di fondo con­te­nuti nell’Ice– ha esat­ta­mente que­sto signi­fi­cato.
Non c’è dub­bio che la rispo­sta della Com­mis­sione assume un rilievo impor­tante anche per il fatto che è la prima volta che si uti­lizza lo stru­mento della rac­colta delle firme con l’Ice, moda­lità imper­fetta ma pur sem­pre quella che più si avvi­cina a una forma di demo­cra­zia par­te­ci­pa­tiva. Detto in altri ter­mini, siamo di fronte ad un tema che coniuga la que­stione dei beni comuni con quella della demo­cra­zia reale, che si col­loca dun­que su un ter­reno avan­zato di lotta sociale e poli­tica e che inter­roga il futuro del modello sociale europeo.

Di que­sto stiamo par­lando, infatti, non solo di un bene comune fon­da­men­tale come l’acqua, che può essere assunto come para­digma del loro insieme e anche del tema dei ser­vizi pub­blici, ma di uno snodo cen­trale del modello sociale euro­peo in stato sman­tel­la­mento.
La scelta neo­mer­can­ti­li­sta cen­trata sul traino delle espor­ta­zioni della Ger­ma­nia, l’ossessione del debito pub­blico dei sin­goli stati, da cui dipar­tono le poli­ti­che di auste­rità, il fiscal com­pact e, da ultimo, il nego­ziato segreto in corso tra Ue e Usa per arri­vare al Trat­tato Tran­sa­tlan­tico sugli Inve­sti­menti e il Com­mer­cio (Ttip), non solo rilan­ciano l’impostazione neo­li­be­ri­sta che ha pro­vo­cato la crisi, ma ridu­cono for­te­mente diritti del lavoro e wel­fare, rimet­tendo in campo spinte nazio­na­li­sti­che e la stessa pro­spet­tiva dell’Unione euro­pea.
Vale la pena con­cen­trarsi su quest’ultimo punto, finora rima­sto troppo in ombra: è dal 2013 che si svol­gono gli incon­tri per giun­gere al Ttip, al cui cen­tro c’è l’intenzione, solo appa­ren­te­mente «astratta», di arri­vare ad armo­niz­zare le nor­ma­tive euro­pee e sta­tu­ni­tensi in mate­ria di con­cor­renza e di «libertà» negli scambi com­mer­ciali, ma che, in con­creto signi­fica inter­ve­nire in pres­so­ché tutti i set­tori eco­no­mici e dei ser­vizi, com­presi quelli pub­blici, da quello della sanità allo stesso ser­vi­zio idrico, per affer­mare la cen­tra­lità del mer­cato e dell’impresa, in par­ti­co­lare di quelle mul­ti­na­zio­nali, e subor­di­nare alle loro prio­rità la legi­sla­zione e le nor­ma­tive degli stati.
Emble­ma­tici, a que­sto pro­po­sito, sono due ele­menti: que­sto nego­ziato si sta svol­gendo in asso­luta segre­tezza. Nem­meno l’europarlamento ha accesso ai docu­menti e agli atti della discus­sione, con­sen­tito solo alle dele­ga­zioni trat­tanti, e quella sta­tu­ni­tense è assi­stita da più di 600 con­su­lenti delle mul­ti­na­zio­nali. Ancor più, è signi­fi­ca­tivo il fatto che una delle que­stioni fon­da­men­tali in discus­sione riguarda l’istituzione di una sorte di «tri­bu­nale inter­na­zio­nale» che dovrebbe inter­ve­nire in caso di con­ten­zioso tra imprese e sin­goli stati, con il com­pito di rimuo­vere gli impe­di­menti «al libero scam­bio» che pro­ven­gono dalla legi­sla­zione e dalle nor­ma­tive sta­tuali. Siamo di fronte a un’impostazione che dimo­stra cosa signi­fica il pro­cesso di glo­ba­liz­za­zione dei mer­cati e di depe­ri­mento del ruolo degli stati nazio­nali. Un dispo­si­tivo di que­sta natura con­sen­ti­rebbe a una grande mul­ti­na­zio­nale del set­tore idrico di por­tare in giu­di­zio il nostro paese per limi­ta­zione della con­cor­renza se si desse coe­ren­te­mente seguito al pro­nun­cia­mento refe­ren­da­rio sull’acqua del giu­gno 2011, appro­vando una legge per la gestione pub­blica della stessa.
Ora, a fronte di tale situa­zione, che riper­corre e peg­giora il ten­ta­tivo, a suo tempo bloc­cato, svi­lup­pato con la diret­tiva Bol­ke­stein in Europa a metà degli anni 2000, occorre, con mag­gior forza e deter­mi­na­zione di quanto fatto finora, met­tere in campo e in tempi rapidi, una vera e pro­pria cam­pa­gna euro­pea e nazio­nale di con­tra­sto al Ttip, costruita da un ampio schie­ra­mento — come si fece appunto con­tro la diret­tiva Bol­ke­stein — con ade­guati momenti di infor­ma­zione e mobi­li­ta­zione. Anche da que­sto punto di vista, l’ICE per l’acqua pub­blica, che chiede espres­sa­mente che il ser­vi­zio idrico sia escluso dai trat­tati inter­na­zio­nali che guar­dano alla libe­ra­liz­za­zione dei ser­vizi, può costi­tuire una leva per aiu­tare que­sto processo.
Infine, nel momento in cui ci avvi­ci­niamo alla sca­denza elet­to­rale del Par­la­mento euro­peo, non si può sfug­gire al fatto che quell’appuntamento si rive­stirà di una rile­vante impor­tanza. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi che l’idea di un’Europa alter­na­tiva nei con­te­nuti e in grado di pro­vare a con­tra­stare la deriva verso la Grande Coa­li­zione anche in Europa si col­loca, dal punto di vista della rap­pre­sen­tanza poli­tica, pie­na­mente nell’alveo trac­ciato dalla lista Tsi­pras. Che, peral­tro, per poter affer­mare il pro­prio pro­getto, neces­sita, oltre che dell’impegno anche orga­niz­za­tivo per la rac­colta delle firme per la sua pre­sen­ta­zione, di almeno altri tre ingre­dienti: il primo è un mes­sag­gio, più chiaro di quello man­dato sino ad ora, che dica con forza che que­sto pro­getto si basa sulla par­te­ci­pa­zione e sul fatto di susci­tare ener­gie dif­fuse, a par­tire dai ter­ri­tori. Si tratta poi di riu­scire a ren­dere con­creto, per­sino in ter­mini sim­bo­lici, il discorso sull’”altra Europa”, pas­sando da enun­cia­zioni di carat­tere gene­rale alla loro decli­na­zione sui sin­goli temi, dalle que­stione del lavoro a quella dei beni comuni, a par­tire dall’acqua, dall’opposizione alfiscal com­pact al con­tra­sto al Ttip. Da ultimo, occorre saper par­lare e inter­cet­tare il disa­gio sociale che per­corre il paese. Anche se stiamo par­lando di ele­zioni euro­pee e che è giu­sto riman­dare all’ indo­mani di quella sca­denza qual­siasi ragio­na­mento di pro­spet­tiva sulla rico­stru­zione di un nuovo campo della sini­stra poli­tica nel nostro paese, si tratta di aver pre­sente che, ancor più alla vigi­lia della nascita del governo Renzi e dopo che la sua ” logica padro­nale” ha sostan­zial­mente omo­lo­gato l’esperienza del Pd a quella di una qual­siasi forza libe­ral­de­mo­cra­tica, esi­ste una domanda pro­fonda e la neces­sità di costruire una spe­ranza di una nuova dimen­sione della poli­tica, radi­cale nei con­te­nuti, con un pen­siero mag­gio­ri­ta­rio, inno­va­tiva nelle sue forme. Di que­sto pro­gres­si­va­mente sarà utile ini­ziare a par­lare, tenendo in giu­sta con­si­de­ra­zione non solo e non tanto la figura di Tsi­pras, ma ancor più l’esperienza com­plessa che Syriza sta con­du­cendo in Gre­cia. Un’esperienza che intrec­cia in modo nuovo poli­tica e società, che, per dirla a mo’ di slo­gan, fa della socia­liz­za­zione della poli­tica e della poli­ti­ciz­za­zione del sociale la pro­pria cifra fon­da­tiva e che, pro­prio per que­sto, penso dica molto anche a chi vorrà cimen­tarsi con una nuova fase nelle vicende della sini­stra, ade­guata al nuovo secolo che stiamo percorrendo.

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