venerdì 28 febbraio 2014

Salva Roma, venerdì il decreto in Consiglio dei ministri. Ma è gelo tra Marino e Renzi: il sindaco cambi tono


Prima lo scontro acceso, poi prove di disgelo e, a metà pomeriggio, l'annuncio tanto sperato dal sindaco Marino. "Domani (venerdì) il decreto Salva Roma va in Consiglio dei ministri e verrà approvato" annuncia il premier Renzi alla direzione del Pd. Ma non risparmia una stoccata al sindaco della Capitale: "Preoccupazioni comprensibili, ma ha usato toni inaccettabili". E subito dopo scoppia l'ira del Carroccio: "Capeggeremo una discesa a Roma degli amministratori locali", promette il segretario federale del Carroccio, "Ignazio Marino è di un'arroganza e supponenza che lascia senza parole: blocchi la città perchè non ti regalano 500 milioni di euro? E gli altri 8mila sindaci che dovrebbero fare? Se Renzi riporterà in votazione un altro Salva-Roma, la Lega non farà opposizione: farà la guerra" è il siluro leghista su Radio 105.

"Il decreto sarà approvato nelle prossime 24 ore" promette palazzo Chigi ma è ancora alta la tensione attorno al provvedimento d'urgenza del governo prima abolito poi riesumato dopo un giorno di trattative serrate. Serve alla Capitale per scongiurare il suo default, una boccata d'ossigeno per i disastrati conti capitolini dopo la doccia fredda del ritiro, ieri, del provvedimento per l'ostruzionismo di Lega e M5S, e lo sfogo veemente del sindaco dei romani diffuso stamattina su tutti i mezzi di comunicazione. "Da domenica blocco la città. Le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici del palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani invece no" aveva esordito il primo cittadino in un'intervista a 'Mix24'.

I romani con i forconi "I romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi" evoca Marino, che si spinge oltre. "Quel decreto è rimasto fermo 42 giorni in commissione bilancio al Senato, io se mi metto a studiare in 42 giorni mi laureo in fisica..."

Il contenuto del nuovo decreto Il nuovo provvedimento, a meno di nuovi colpi di scena, dovrebbe prevedere la messa in sicurezza del bilancio 2013 di Roma e l'apertura di un tavolo di confronto tra il Mef, il Governo e Roma Capitale per trovare la sintesi di un piano di rientro che metta al sicuro le finanze di Roma. E si aprirà un tavolo anche sul bilancio 2014. Non sarebbero però contenuti obblighi di dismissioni delle società partecipate nè sulla liberalizzazione di alcuni servizi. Ma questa potrebbe essere una partita successiva, perché il decreto dovrà rifare l'iter di conversione (60 giorni) e qui si protrebbero riaffacciare emendamenti ad hoc sulle contestate privatizzazioni. La discussione a partire dalle 10.30

Palazzo Chigi irritato I toni forti del sindaco a metà mattinata avevano provocato "l'irritazione di Palazzo Chigi". "Il governo sta lavorando per risolvere con urgenza un problema non creato da noi", spiegavano fonti dell'esecutivo, aggiungendo che tra premier e sindaco c'era stata anche una telefonata "energica" anche se poi il premier aveva rassicurato il sindaco sul suo impegno per risolvere l'empasse. "Matteo Renzi mi ha assicurato che stanno lavorando per un decreto legge - aveva dichiarato Marino -  se, come il presidente del Consiglio ha affermato, domani avremo un nuovo decreto varato dal Consiglio dei ministri esso sarà subito operativo. Io direi che non si deve chiamare 'Salva Roma' ma 'Onora Roma'. Io non voglio soluzioni temporanee o danaro per riparare qualche buca - ha concluso - ma soluzioni strutturali che permettano a Roma di svolgere il proprio ruolo di Capitale d'Italia".

Marino, un fiume in piena In mattinata, però, il sindaco di Roma è stato davvero un fiume in piena: "Sono veramente arrabbiato, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la Capitale? Non è più il periodo delle chiacchiere, è il periodo dei fatti".

"Si è mai sentito a Washington o a Parigi qualcuno che dice 'speriamo venga Nerone a bruciare la Capitale?' Così direbbero i francesi o gli inglesi della loro Capitale?" ha poi dichiarato a Radio 24, "qui non si tratta di un gioco,  il governo deve darci gli strumenti legislativi per poter risanare una volta per tutte la città. E quello che la stampa chiama 'Salva Roma' altro non è che il "tesoro" di soldi dei romani che a loro deve essere restituito. Le mie richieste sono chiare: avere delle norme. Lo chiedo da quando mi sono insediato ed è per questo che ho un po' perso la pazienza".

E ancora: "Con i soldi che abbiamo in bilancio in questo momento io posso fare la manutenzione su ogni strada ogni 52 anni e pulire un tombino ogni 24 anni, e a Roma i tombini sono 500 mila". Quindi "se non dovessero arrivare i soldi per Roma 'non sarò io a bloccare la città, sarà la capitale a fermarsi da sola. Se io non ho lo strumento per prendere decisioni sul bilancio, in questo momento non posso procedere ad alcuna erogazione di denaro. Io non sono mago Zurlì e non posso cambiare la città in cinque mesi. Posso farlo, però, in cinque anni".

Dai bus fermi agli asili chiusi: cosa rischia la Capitale

Minaccia di dimissioni Quanto alle possibili dimissioni, il sindaco non era arretrato: "Se il mese prossimo debbo non pagare gli stipendi, vendere l'Acea, fermare il trasporto...allora sì, io non faccio il commissario liquidatore. Diciamolo con chiarezza, per marzo molti servizi sono a rischio: non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria".

M5S e Lega indegni dell'Inno di Mameli
Duro Marino anche contro la deputata 5 Stelle Roberta Lombardi che aveva evocato un "Pd che, dopo Letta, scioglieva nell'acido anche il sindaco di Roma": "Il Pd è tutto con me. Chi ha danneggiato Roma ed è contro la Capitale d'Italia sono la Lega e M5S: dovrebbero restare seduti quando c'è l'Inno di Mameli, non sono degni di alzarsi in piedi".

E ancora. "Dobbiamo considerare che Roma è la nostra Capitale e come tale ha delle spese che altre città non hanno" ha detto poi a Radio Radio "Tutte le manifestazioni a Roma sono circa 400-500 all'anno, dobbiamo fare una legge per cui il ruolo di capitale per le manifestazioni è Varese?"

Le reazioni. Oltre all'ira leghista, non si sono fatte attendere le reazioni allo sfogo di Marino. "Parole da irresponsabile. Prima Roma se ne libera, meglio è" ha commentato Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera dei deputati, a SkyTg24. Di diverso avviso Marco Causi, deputato Pd, vicepresidente della commissione parlamentare per il federalismo fiscale ed ex assessore al Bilancio capitolino: "La troppa superficialità è da parte non solo dei 5Stelle ma anche di Scelta Civica: una città non sta in piedi se si vende tutto e si chiudono tutti i servizi pubblici. Il rischio che la città vada a gambe all'aria credo sia molto chiaro da ieri anche al Governo".

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