Questa monografia si rivolge al lettore non necessariamente specialista, interessato alla conoscenza delle principali figure che portarono idee e progetti di rivoluzione libertaria dalla penisola nei vari continenti, suscitando movimenti di rivendicazione e di protesta, in una sfida quotidiana ai poteri costituiti.
La prefazione di Mimmo Franzinelli (*)
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Pane e rivoluzione costituisce pertanto un utile punto di partenza per
una ricognizione su un mondo da tempo scomparso, ma i cui bagliori
rischiarano ancor oggi le tenebre di un orizzonte fosco, dominato dalle
pulsioni di potere assoluto contro cui gli anarchici si sono da sempre
ribellati.
Antonio Senta segue le tracce della
disseminazione anarchica di provenienza italiana tra vecchio e nuovo
mondo, a partire dal decennio successivo alla nascita del Regno
d’Italia, quegli anni Settanta dell’Ottocento contraddistinti da crisi
economiche che determinarono vie di fuga alla ricerca di nuove
collocazioni lavorative e – per migliaia di libertari, disseminati tra i
molti milioni di emigranti economici che lasciarono la penisola per le
Americhe – di rapporti sociali improntati all’eguaglianza dei diritti,
senza sovrastrutture statali. Si costituì dunque, a livello informale,
una rete transnazionale quanto mai composita che però aveva – pur nella
sua disomogeneità, accentuata dalle diversità socio-politiche delle
varie regioni d’immigrazione – il comun denominatore di un
internazionalismo antistatale che espose i più attivi militanti a
repressioni spietate.
L’agile testo ci presenta dirigenti e militanti di un movimento a tratti
irruento, focoso e generoso, rivolto contro gli assetti statali e il
predominio classista. Un movimento, peraltro, attraversato da
individualismi e da polemiche intestine, talvolta riconducibili a
conflitti di carattere e talaltra a incomprensioni, che ne diminuirono
l’efficacia.
Storie, insomma, di ieri e di oggi.
Tra i primi personaggi che balzano da queste pagine vi è Luigi Galleani, che nelle sue molteplici migrazioni – alternate al confino politico – si stabilisce a inizio Novecento in metropoli operaie statunitensi per organizzare i lavoratori con modalità pedagogiche e preparare scioperi stroncati da milizie armate al servizio dei padroni e delle autorità politiche.
Anima
con altri compagni il foglio «Cronaca Sovversiva», che rivendica un
anarchismo intransigente, polemizzando pertanto con il giornale di Carlo
Tresca «Il Martello», più aperto a collaborazioni con elementi e
movimenti al di fuori dell’area libertaria. Tresca sviluppa un’intensa
attività editoriale per rafforzare l’azione diretta nell’ambito delle
agitazioni sindacali degli Industrial Workers of the World, ma durante
la prima guerra mondiale incappa nella repressione generalizzata
preordinata dalle leggi eccezionali contro i sovversivi.
Quella di Tresca è di fatto una delle militanze più attive e longeve,
sviluppatasi negli Stati Uniti tra le due guerre contro ogni espressione
del potere: liberista, mussoliniano o stalinista. Militanza stroncata
in un agguato notturno l’11 gennaio 1943, da un killer che attendeva
Tresca in una strada nei pressi della redazione del suo giornale, a
Manhattan: omicidio da sempre avvolto nel mistero, che ha dato luogo
alle più disparate interpretazioni.
Senta lo contestualizza e lo riconduce alle reazioni di potentati
capitalistico-camorristi intenzionati a stroncare un’azione di denuncia
del loro strapotere.
La disseminazione libertaria in Sud America trova quale figura
centrale Errico Malatesta, giunto in Argentina nella seconda metà degli
anni Ottanta dell’Ottocento, dopo essere stato espulso praticamente da
ogni paese in cui se ne registra la presenza, a causa della sua
irriducibilità.
Pagina dopo pagina, seguiamo nel libro il dispiegarsi dell’irradiazione
anarchica nell’America centrale, in Australia, in Africa settentrionale…
la rassegna ad ampio raggio volge a conclusione con un affondo sulle
migrazioni europee, controllate e represse dalle polizie di ogni paese, a
partire da quella dell’Italia fascista, in grado di vulnerare con
doppiogiochisti e agenti provocatori il movimento anarchico (come
d’altronde operò contro ogni altro gruppo d’opposizione).
La parte più stimolante di questa monografia consiste nelle conclusioni, dove l’Autore, oltre a chiarire i criteri e il senso della sua ricerca, evidenzia in un efficace quadro d’insieme le peculiarità che contraddistinsero le comunità dell’emigrazione libertaria, il suo classismo solidale e le forme di comunicazione.
Senta trae dall’oblio figure pregnanti quali la bolognese Ersilia Cavedagni (emigrata in Nord America), si sofferma sulla creatività di iniziative propagandistiche e di autofinanziamento, offre un vivace spaccato dall’interno di comunità il cui legame stava anzitutto nella solidarietà e nell’anelito alla libertà. Una riflessione di estrema attualità riguarda la lotta al nazionalismo da posizioni multiculturali, talvolta federaliste, che combatterono nella guerra la forma estrema del dominio della borghesia, con la sua costruzione di una società militarizzata e dominata dalle industrie belliche anelanti extraprofitti.
Un’ultima notazione riguarda la
valorizzazione da parte di Senta dei fattori culturali, e nella
fattispecie della musica quale elemento di espressione creativa, di
comunicazione sociale, di pratica artistica rivolta alla liberazione
dell’umanità. Stralci delle ballate di Woody Guthrie restituiscono lo
sfondo di una lotta libertaria per la dignità del lavoro, in una
dimensione di fraternità che serba tutta la sua validità a oltre un
secolo di distanza.
***
Tratto da Elèuthera.
Indice
Prefazione di Mimmo Franzinelli
Introduzione. Per una storia dell’anarchismo di lingua italiana nei cinque continenti
Capitolo primo. Raminghi per le terre e per i mari. Negli Stati Uniti
Capitolo secondo. Per un’idea lasciammo i nostri cari. In Sud America: Argentina e Brasile
Capitolo terzo. Nostra patria è il mondo intero. Dal Messico alla Russia e all’Australia
Capitolo quarto. Nostra legge la libertà. In Egitto
Capitolo quinto. Si va senza rimpianti né paura. In Europa: Francia, Belgio e Inghilterra, con la Spagna nel cuore
Conclusioni
Bibliografia
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