mercoledì 27 novembre 2024

Cosa vuol dire a “una certa età” stare dentro il Movimento…?

Cosa vuol dire a “una certa età” stare dentro il Movimento, soprattutto tra giovani dalle gambe leste che all’occorrenza sanno correre in avanti tanto quanto darsi a una precipitosa fuga? La rabbia rimane ma il corpo impone prudenza.

 16) Il 77 e la P38. Uccidiamo uno sbirro. - Racconti di libri

effimera.org Giuliano Spagnul

La memoria corre agli eroici anni in cui il Movimento sembrava essere egemone nell’intera società, e attraversava il mondo intero. Ed egemone lo era davvero, almeno nella nostra testa. Ed incongruo il pensiero che potesse essere sconfitto. Bastonati, incarcerati, anche uccisi sì! Noi singoli, ma non il Movimento. Con le sue metamorfosi, i suoi flussi e riflussi da allora in poi ci sarebbe sempre stato. Certo un brusco risveglio. Ma eroici furono quegli anni, non certo noi. Noi eravamo mediocri, e forse questa è proprio la cosa di cui ci dovremmo più vantare. 

Lasciamo agli eroi le splendide gesta che pensano irripetibili per chiunque viva l’irrimediabile mediocrità dell’oggi. Noi mediocri, ieri come oggi, noi di una certa età, se abbiamo imparato qualcosa dalla nostra mediocrità, è che non c’è alcuna sostanziale differenza tra quel grande di allora e questo piccolo (microscopico se volete) Movimento di adesso.


Dovesse anche essere costretto a rintanarsi nelle catacombe, riporto quanto scriveva Sergio Spazzali: “cosa vuol dire che i movimenti sono avanti o indietro? Avanti o indietro a che cosa? Il mondo non cambia per l’imporsi dei movimenti; rispetto a questo obiettivo essi non sono mai né forti né deboli. Il
mondo semplicemente esiste perché esistono i movimenti e gli individui che li costituiscono e vi si esprimono.”
Se il mondo esiste perché cambia, perché la realtà è un processo che non conosce datità a priori tanto quanto non conosce finalità da dover perseguire, allora è solo nel Movimento, in qualunque forma esso si esprima nell’arco dell’intera storia umana, che la mia esistenza trova un’illusione vera a cui poter affidare la mia altrettanto illusoria esistenza. E se alla mia domanda iniziale questa è una risposta da grana filosofica troppo spessa e rozza allora provo a pensarne un’altra più terrena e concreta. E quindi sto nel Movimento, pur da vecchio, perché mi sento a casa. Una casa fragile quanto rumorosa ma che ti parla dell’abitare dopo che tutto ciò che ti circonda cerca solo di importi il disabitare.
Disabitare l’amore, il lavoro, l’amicizia, il tempo, in definitiva la vita.
E allora senti che sei sempre stato nel Movimento, anche quando pensavi di essere altrove, perché non esiste altro abitare che dentro ciò che si muove e che ti fa muovere. Movimento è vita che si oppone alla morte, nient’altro.
E allora dove altro potrei essere “alla mia età” se non nel Movimento?
Giuliano Spagnul

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