venerdì 29 novembre 2024

Elena Basile. Niente di nuovo sul fronte globale

La finanza internazionale sembra giocare l’uno contro l’altro gli schieramenti politici che concorrono a un disegno non molto diverso. 


 

Le politiche neo-liberiste con la fine dello Stato sociale e del compromesso capitale-lavoro si affermano negli Stati Uniti come in Europa. Trump non è molto diverso dalla Harris.  Famosa la frase del talento musicale Frank Zappa: la politica è la sezione intrattenimento dell’apparato militare-industriale.  
Oggi più che in precedenza. Non vi sono grandi sfumature tra il bellicismo nazionalista, affetto da suprematismo di varia natura, dell’Europa di destra come di quella del centro-sinistra.

I venture-capitalist della Silicon Valley, i petroliferi, i donatori cristiani e la lobby di Israele sono alla base dell’elezione di Trump.

La politica estera non mi sembra possa cambiare. 
Mark Rubio, Segretario di Stato e Michael Walts, Consigliere alla Sicurezza Nazionale, rappresentano la continuità con i neoconservatori. La politica del bastone contro la Cina sarà il cavallo di battaglia. 
Si potrebbe passare dal contenimento a una politica di confronto aggressivo che costringa la Cina a fare passi indietro. Protezionismo e tariffe non basteranno. 
La sfida relativa a Taiwan e le minacce militari nel pacifico aumenteranno. 
Si tratta di una strategia rischiosa e essenzialmente controproducente. La potenza nucleare nemica al fine di proteggere il proprio sviluppo economico e la sovranità sarà infatti costretta a posizioni bellicose che oggi vorrebbe evitare. 
I neo-conservatori travolti dal loro mito di potenza autistico non si accorgono che non siamo più nel ventennio unipolare.
Similmente in Medio Oriente, gli USA prenderanno in considerazione la possibilità di colpire i siti nucleari iraniani. 
Il rischio di un’escalation che sfugga al controllo potrà essere assunto senza una reale contropartita. Teheran si sentirà confermata nella volontà di possedere al più presto l’ordigno nucleare. L’opportunità di un attacco ai siti nucleari dell’URSS fu analizzata all’inizio della guerra fredda dagli statunitensi che nel nucleare erano molto più avanti del rivale strategico. L’ipotesi fu scartata in quanto di breve periodo e troppo rischiosa. 
L’URSS dopo l’attacco avrebbe aumentato i propri investimenti e capacità nucleari. Il risultato sarebbe stato un incremento nella corsa agli armamenti. 
A quel tempo a Washington ancora si pensava.

Gli Stati Uniti oggi si cullano in un film paranoico. Considerano la carta militare il fattore predominante della loro potenza egemone di fronte all’inesorabile avanzare del Sud globale. Di fatto, come i BRICS dimostrano risolvendo diplomaticamente i loro contrasti (Russia e Cina in Asia Centrale, India e Cina alle frontiere, Iran e Arabia Saudita in Medio Oriente),soltanto lo spirito cooperativo potrebbe evitare l’instabilità politico-militare di intere regioni. L’accordo sul nucleare iraniano (JPCOA) nel 2015 era sostenuto anche da Cina e Russia. Sarebbe stato un successo se accompagnato da una politica di distensione con Teheran. La minaccia costante, l’isolamento del campo sciita a beneficio dei sunniti alleati, ha eliminato la fiducia essenziale al mantenimento degli impegni. La denuncia unilaterale del Trattato nel 2018 da parte di Trump ha inferto il colpo finale. Non credo la Cina e la Russia attualmente siano inclini a dissuadere Teheran da una strategia mirata al possesso della bomba atomica. Ecco l’obiettivo disastroso raggiunto dalla posizione dell’egemone bullo nella regione.

L’analisi  delle dinamiche internazionali non deve esimerci dal giudizio morale nei confronti della classe dirigente statunitense che, permettendo l’impunità dello Stato di Israele, ha assecondato i crimini di guerra e contro l’umanità. 
Nel mondo cinico e spregiudicato occidentale non si è tenuto conto del fattore etico. Le opinioni pubbliche dei Paesi arabi (le autocrazie) contano. 
La Lega araba e la Organizzazione della cooperazione islamica, sunniti e sciiti, hanno chiesto di porre fine all’aggressione di Israele che deve essere costretta al risarcimento dei danni inflitti. Hanno inoltre perorato l’adesione dello Stato di Palestina all’ONU. Il Procuratore della CPI ha emesso un mandato di arresto contro Netanyahu e il Ministro della difesa Gallant quali criminali di guerra. 
Gli Stati europei firmatari del trattato che nel 2002 istituì la Corte sono tenuti a eseguire il mandato. 
Purtroppo numerose sono le voci di esponenti dei Governi UE contrarie al rispetto del diritto internazionale. USA e Israele sono ricorsi a minacce mafiose contro i giudici. Sembra impossibile che questo avvenga nel 2024 nell’indifferenza collettiva. Credevamo che il ventesimo secolo ci avesse messo in guardia contro l’esercizio della forza bruta a dispetto del diritto. 
La barbarie invece nuovamente trionfa mentre i circhi televisivi intrattengono il pubblico assuefatto a crimini, violenza, ingiustizie.

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