sabato 7 settembre 2024

Pentagono, il museo vivente

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Il 15 gennaio del 1943 fu inaugurato il Pentagono, allora  il più grande edificio dirigenziale del mondo, destinato ad esprimere il potere militare degli Usa che si stava apprestando a diventare planetario, ma anche  quello diplomatico e in qualche modo culturale: la costruzione pentagonale, anche se questo non viene detto, era probabilmente riferita alla simbologia esoterica acquisita dalla massoneria, sparsa del resto in tutta la città di Washington così chiamata con il nome del primo presidente, noto Maestro di questa setta – corporazione. Nel lontano 1943  la massoneria americana dominava da ben oltre mezzo secolo quest’ambito settario in Occidente e attraverso di esso diffondeva i valori reali o semplicemente presunti dell’incipiente impero, di cui si sentono evidenti influssi, seppure degradati rispetto al passato, nel globalismo. Per quanto ci riguarda proprio la massoneria, miscuglio di bizzarre e anacronistiche suggestioni medievali, ma solidamente legata all’ascesa della borghesia, ha creato fin dal nostro Risorgimento quell’aura che da noi circonda il mondo anglosassone, mentre in tutta Europa è stata, dal dopoguerra in poi, un importante bastione del sistema coloniale in cui è precipitato il continente. Dunque non stupisce se il Pentagono e ciò che rappresenta abbia avuto una notevole parte nell’incessante propaganda spacciata attraverso l’intrattenimento e il cinema di Hollywood.

Naturalmente si tratta di un discorso appena accennato perché questa storia è molto complessa, coinvolge ebraismo, riforma luterana, ascesa della borghesia, liberalismo, democrazia e socialismo, ma in questo caso l’accenno è solo per notare che dopo 80 anni questo edificio simbolo del potere armato e dell’ideologia profonda che pervade le élite nordamericane, nonché del complesso militar industriale, sta improvvisamente crollando sotto il peso di errori e corruzione sistemica e del declino stesso degli Usa. La disgregazione di questo simbolo è dovuta essenzialmente alla guerra ucraina e alla vicenda palestinese che ha visto la flotta americana umiliata persino dagli Houti. Si è scoperto che per molti decenni questo centro di comando non si è accorto dell’evoluzione degli armamenti, che ha continuato a progettare enormi e complessi d’arma come le portaerei ormai estremamente vulnerabili oppure aerei dal costo stratosferico e così bisognosi di manutenzione che solo un quinto di essi o anche meno può essere utilizzato in un determinato momento. Una caratteristica che coinvolge tutte le armi occidentali non pensate per una guerra di lunga durata e soprattutto contro un nemico pari o superiore, ma principalmente per il profitto. Il ritardo nella concezione dei droni, la mancanza di missili ipersonici o a propulsione nucleare, la stessa vetustà di tutto il sistema missilistico strategico, denunciano il ruolo reale e principale svolto dal Pentagono in tutto dopoguerra, quello di essere il garante dell’occupazione di Paesi “amici” e soprattutto la mano armata della finanza nord americana per la difesa del dollaro come divisa fondamentale o dei debiti variamenti inferti al terzo mondo dai diplomatici di Washington e dalle Corporation: aveva quindi bisogno essenzialmente di una struttura dimostrativa più che operativa ai massimi livelli.

Del resto il Pentagono ha perso numerose guerre nonostante i finanziamenti colossali alla difesa e contro avversari di gran lunga inferiori, dal Vietnam, alla Siria, all’Afghanistan  ed è riuscito ad avere ragione solo della Libia, mentre l’Iraq, invaso due volte sta rialzando la testa. Per giunta ormai sempre meno persone si arruolano e tutto il pletorico apparato militare dovrà essere comunque ripensato. Nuove forze imprenditoriali ora aspirano a scacciare quelle vecchie ed è un fatto che senza i satelliti di Musk gli ucraini avrebbero potuto fare ben poco contro i russi visto che questi ultimi non possono abbatterli per non scatenare un conflitto mondiale. Insomma il declino del Pentagono è pienamente coinvolto anche nella battaglia elettorale tra vecchie e nuove forze, tra logore e più attuali strategie, tra forze emergenti e quelle classiche che per molti anni si sono riempite di soldi, anche se tutto questo si svolge nell’ambito dello stesso paradigma neoliberista. A questo punto non si può escludere che il Pentagono stesso crei un evento clamoroso che possa far saltare le elezioni  e dunque garantisca la sua stessa sopravvivenza, anche se solo per un po’ di tempo. È ormai in tutti i sensi possibili un emblema del passato. L’anno scorso ha perso il primato di edificio più grande del mondo e man mano che l’impero va in crisi assieme alle sue varie declinazioni, si avvia al destino di diventare un museo.

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