lunedì 23 settembre 2024

Le balle climatiche smentite dagli stessi bugiardi

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Tanto va la gatta al lardo… vecchi proverbi che si vanno perdendo, man mano che invece ritornano di attualità. Tanto vanno i media alla bugia sistematica che ci lasciano lo zampino, ovvero pubblicano l’esatto contrario delle tesi padronali che intendono esprimere. Certo, parlando di clima, è facile convincere i lettori che gli oceani del mondo stanno bollendo e che il pianeta Terra si infiammerà in una palla di fuoco a meno che non vengano prese misure drastiche con i loro soldi nel corso del più grande trasferimento di risorse dai poveri ai ricchi di questo secolo. Dopotutto sono immagini cinematografiche di basso livello quelle a cui la maggior parte della popolazione è abituata a tal punto da esserne vorace, ma  si spaccia  tutto questo per scienza, mentre è solo la fantascienza scritta dai padroni e imposta attraverso i loro pervasivi circuiti.

Però quando i concetti diventano più complessi e non sono soltanto lo spauracchio proposto per una calda giornata d’estate, ecco che le cose possono andare male: è facile concentrarsi su dati avulsi da quel contesto che invece viene evocato come alibi ogni qualvolta c’è da nascondere la scelleratezza di qualche politico, l’infelicità di una frase, un retropensiero che ha bussato all’apparato fonatorio quasi senza volere. Così il  Washington Post, uno dei capofila del coro che recita il rosario globalista, è incorso in un clamoroso incidente: per accreditare il “disastro del riscaldamento globale” ha voluto esagerare e ha pubblicato un grafico in cui vengono mappate le temperature terrestri di quasi mezzo miliardo di anni secondo le evidenze della paleoclimatologia. E – sorpresa – si scopre  che siamo nel periodo più freddo di sempre: la vita sia vegetale che animale si è sviluppata  con temperatura medie decisamente più alte e il pianeta se l’è cavata benissimo, certo meglio di oggi in cui gli apostoli del clima sono gli stessi che vengono tentati dall’olocausto nucleare pur di conservare il loro sistema di disuguaglianza. La tabella qui sotto illustra  benissimo questo andamento:

Nel 2023, la temperatura media della Terra ha raggiunto i 14,98 gradi centigradi, ben al di sotto della media dei 36 gradi Celsius che lo studio ha mostrato circa 100 milioni di anni fa, altro che i due gradi e mezzo che dovrebbero provocare la catastrofe. La tendenza mostra che le temperature della Terra sono in calo netto da 50 milioni di anni. Durante questo periodo si sono ovviamente succedute glaciazioni ed ere più calde, alternanze sia di lungo che di breve periodo, ma di certo gli oceani non sono bolliti, né la Terra è andata a fuoco e tantomeno c’è la possibilità che ciò accada ora. E anche i topoi simbolici della catastrofe prossima ventura devono essere messi in soffitta o evocati di sfuggita: i coralli non sono mai cresciuti come ora, il ghiaccio artico ha la tendenza ad aumentare e persino gli orsi polari sono triplicati di numero. In generale l’idea stessa che il clima sia stato sempre uguale e che solo le azioni dell’uomo lo stiano cambiano, rimane una fantasia così rozza e controfattuale che solo a un livello cognitivo rudimentale può apparire plausibile.

Ma con tutto quello che è stato fatto per imbavagliare il pensiero critico ed abbassare il livello di cultura generale grazie alla trasformazione della scuola in una mera palestra di addestramento alle vacuità del sistema, ci si fida del fatto che il ragionamento o la stessa evidenza non riescano a scuotere l’ipnosi della narrazione. Così il Washington Post, proprietà, vale la pena di ricordarlo, di Jeff Bezos, uno dei più acerrimi sostenitori della catastrofe climatica, divenuta il mainstream della nuova normalità, può tranquillamente pubblicare un articolo che la smentisce in radice senza temere che i suoi lettori siano destati dal loro sonno dogmatico.

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