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Proprio ieri è arrivata la notizia della chiusura del più antico birrificio tedesco, la Gesellschaftsbrauerei Viechtach bavarese che aveva 500 anni: ciò che non sono riuscite a fare la guerra dei Trent’anni, le rivolte contadine, le conquiste napoleoniche e due guerre mondiali, è invece riuscito ai Verdi tedeschi. Non è l’unico stabilimento di questo tipo a chiudere, ucciso dall’aumento dei costi dell’energia e dalle vendite in calo a causa del progressivo impoverimento della popolazione. Naturalmente non si tratta solo di birra, che qui ho preso giusto come elemento simbolico di un Paese, ma di tutta la manifattura che sta andando a rotoli, a cominciare da quella automobilistica che è in crisi nera, accentuata dal fallimento totale dell’elettrico che ha avuto un calo di vendite del 70 per cento. Si annunciano le chiusure di stabilimenti che poi colpiranno l’indotto e l’Audi proprio tre giorni fa ha annunciato la chiusura dello stabilimento di produzione in Belgio (la foto in apertura si riferisce alle manifestazioni di protesta), mentre il gruppo Volkswagen (di cui l’Audi fa parte) ha annunciato l’intenzione di voler chiudere due fabbriche in Germania tra le quali, pare, anche il centro di produzione di Wolfsburg, da sempre cuore della produzione dell’ “auto del popolo”.
Tutto questo insieme allo sfascio dell’Europa è noto, ma ciò che è rimasto in sottofondo come dubbio esistenziale è se questa rovina del continente a cominciare dalla Germania sia stata conseguenza, prevedibile, ma non esplicitamente voluta, delle scellerate decisioni dell’amministrazione Biden o se sia stato un lucido piano preparato in Usa. Nel gennaio 2022 fu redatto un documento riservato della Rand corporation, notoriamente espressione dell’amministrazione statunitense e in particolare dei democratici, pubblicato poi da numerosi siti on line in cui si diceva in sostanza che gli Stati Uniti potevano uscire dalla depressione economica solo attirando capitali e produzione dall’Europa. Due fattori sono stati cruciali a questo proposito: in primo luogo, l’escalation della guerra in Ucraina per posizionare stabilmente l’Ue contro la Russia, e in secondo luogo la fine della fornitura di fonti energetiche a basso costo. Questo avrebbe sferrato un duro colpo all’economia europea costringendola a trasferire capitali e produzione negli Stati Uniti perché la produzione in Europa sarebbe diventata non redditizia.
L’autenticità di questo documento è stato contestato prima dai fact checker a pagamento e poi – visto il clamore suscitato – dalla stessa Rand Corporation che contemporaneamente ha ammesso l’esistenza dell’analisi su questo tema, ma ne ha negato i contenuti. Il problema è che trattandosi di un documento riservato e segreto dire che esso non corrisponde al pensiero della Rand espresso in articoli disponibili al pubblico, è quantomeno un po’ bizzarro. Tuttavia la distruzione del Nord Stream 2 rende poco credibili queste smentite, rivelando la precisa volontà di distruggere l’economia tedesca ed europea, mettendosi al sicuro da eventuali ripensamenti del governo di Berlino. Sempre che uno non sia così sciocco da credere alle favole che via via sono state raccontate a cominciare da quella della barca noleggiata dagli ucraini.
La cosa interessante di questa documentazione è l’importanza del ruolo affidato ai Verdi tedeschi che sono poi il risultato politico della campagna climatica a tappeto, cominciata con l’ostensione della vergine Greta che schiaccia il serpente CO2. Leggiamo dallo scritto della Rand:
“Il prerequisito perché la Germania cada in questa trappola è il ruolo guida dei partiti e dell’ideologia verde in Europa. I Verdi tedeschi sono un movimento fortemente dogmatico il che rende abbastanza facile indurli a ignorare gli argomenti economici. Sotto questo aspetto i Verdi tedeschi superano i loro omologhi nel resto d’Europa. Le caratteristiche personali ( leggi stupidità, ndr) e la mancanza di professionalità dei loro leader – in particolare Annalena Baerbock e Robert Habeck – suggeriscono che è quasi impossibile per loro ammettere tempestivamente i propri errori. “Sarà quindi sufficiente modellare rapidamente l’immagine mediatica della guerra aggressiva di Putin per trasformare i Verdi in ardenti e irriducibili sostenitori delle sanzioni, un “partito della guerra”. In questo modo il regime sanzionatorio potrà essere introdotto senza ostacoli. La mancanza di professionalità degli attuali leader non consentirà una battuta d’arresto in futuro, anche se gli effetti negativi delle politiche scelte diventeranno abbastanza evidenti. I partner della coalizione di governo tedesca dovranno semplicemente seguire i loro alleati – almeno finché il peso dei problemi economici non sarà maggiore della paura di provocare una crisi di governo”.
Naturalmente tutto questo prevedeva il ruolo centrale della governance oligarchica della Ue che in definitiva si sta rivelando la quinta colonna del continente e se si ha qualche dubbio basta pensare ai deliri di Draghi. Ciò che non è andato per il verso giusto è che tutto questo era stato scritto prima della guerra, quando la stessa Rand prevedeva una rapida umiliazione della Russia, non una lunga guerra persa che poi ha innescato e/o accelerato una nuova logica mondiale. La distruzione dell’Europa a causa dell’effetto domino è stata più lenta del previsto e solo adesso sta raggiungendo la fase calda. Così il clima politico – tanto per distinguerlo dal ridicolo catastrofismo COdurista – sta davvero cambiando in maniera drammatica in Germania. Forse non tutto è perduto.
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